In Usa sfondano vino e formaggi

In Usa sfondano vino e formaggi
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NOVARA - Il mercato texano e californiano è ricettivo verso l’agroalimentare italiano, a patto di approcciarlo nel modo giusto. E’ quanto è emerso venerdì scorso in Camera di Commercio a Novara durante l’incontro di approfondimento seguito da una quindicina di imprese locali sulle potenzialità commerciali con gli Usa in ambito alimentare organizzato dall’Evaet, azienda speciale dell’ente camerale, in collaborazione con la Italy-America Chamber of Commerce West e la Italy-America Chamber of Commerce of Texas. Un’iniziativa propedeutica all’incoming di buyers provenienti dagli Usa «in programma il 6 e 7 aprile - come anticipato da Aurora Bossalini di Evaet - Sono coinvolti 4 buyer texani e altrettanti di Los Angeles. Hanno già aderito una decina di aziende novaresi, c’è tempo per iscriversi fino al 10 febbraio. Sono previsti incontri “b2b” e visite aziendali presso le imprese selezionate direttamente dagli operatori americani». Del resto, gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali sbocchi, grazie anche ad un impatto demografico e alla capacità di acquisto dei consumatori americani particolarmente sensibile verso la qualità dei prodotti “made in Italy”: «Il Texas è un mercato nuovo - ha detto Francesca Bacci dell’Italy-America Chamber of Commerce of Texas - Adorano il “made in Italy”, sinonimo di bontà e qualità». Letizia Miccoli dell’Italy-America Chamber of Commerce West dal canto suo ha spiegato: «In California bisogna puntare di più su prodotti senza competitor o eccellenti. In compenso, specie chi appartiene al ceto sociale alto viaggia in Italia, scoprendo le nostre ricchezze». Quel che è fondamentale, in ogni caso, è prepararsi a dovere per approcciare il mercato statunitense: «Ha le sue regole da rispettare - hanno concordato le due relatrici - E’ necessario ricorrere alla consulenza di professionisti e non tentare il “fai da te”. Bisogna raccogliere informazioni ed essere flessibili. Ad esempio, la vendita e la distribuzione funzionano diversamente, i siti web devono assecondare la mentalità americana, le spedizioni vanno organizzate nel modo corretto. Così, la maggior parte delle imprese ha successo. Per contro, gli insuccessi molto spesso non dipendono dal prodotto ma dall’impreparazione degli imprenditori». A far “impazzire” gli americani sono innanzitutto il prosecco tra i vini, i prosciutti Parma e San Daniele e la mozzarella tra i formaggi: «Le 78 Camere di Commercio italiane nel mondo offrono servizi alle aziende italiane che voglio internazionalizzarsi: assistenza, informazione, marketing, creazione di eventi, ricerche di partner - hanno chiarito Bacci e Miccoli - L’altro obiettivo è la lotta alla contraffazione. Anche quest’anno il Ministero dello Sviluppo Economico finanzia un progetto che coinvolge le nove Camere di Commercio all’estero in area Nafta (5 in Usa, 3 in Canada, 1 a Città del Messico) ed è mirato a contrastare cosiddetto “italian sounding”. Lo scopo è far conoscere la diversità del vero prodotto italiano rispetto a quelli “taroccati”, educando consumatori e ristoratori». Allo stato attuale, peraltro, le politiche volte al protezionismo annunciate dal neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump «non stanno creando particolari allarmismi tra gli imprenditori italiani, anche se oggi è impossibile fare previsioni - hanno concluso Bacci e Miccoli - A breve termine i programmi in corso non saranno interrotti. C’è sempre molto interesse verso il mercato Usa, aumentato negli ultimi anni anche per la crisi dei consumi interni e la ripresa negli Stati Uniti». Una tendenza confermata dai dati più recenti relativi alle esportazioni delle aziende novaresi verso il Paese “a stelle e strisce”: «Nei primi nove mesi del 2016, l'export della provincia di Novara verso gli Stati Uniti d'America ha sfiorato i 315 milioni di euro - ha evidenziato il segretario generale della Camera di Commercio di Novara, Cristina D’Ercole - segnando un incremento del 21,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (mentre le esportazioni complessive sono rimaste stazionarie), che pure era già cresciuto del 46,6% sul 2014. Rispetto alle esportazioni complessive del novarese, che tra gennaio e settembre hanno raggiunto i 3,5 miliardi di euro, gli Usa incidono quindi per circa il 9% e si collocano al quarto posto tra le principali destinazioni commerciali delle nostre imprese dopo Germania, Francia e Svizzera, con un notevole recupero rispetto agli anni precedenti».

Filippo Bezio

NOVARA - Il mercato texano e californiano è ricettivo verso l’agroalimentare italiano, a patto di approcciarlo nel modo giusto. E’ quanto è emerso venerdì scorso in Camera di Commercio a Novara durante l’incontro di approfondimento seguito da una quindicina di imprese locali sulle potenzialità commerciali con gli Usa in ambito alimentare organizzato dall’Evaet, azienda speciale dell’ente camerale, in collaborazione con la Italy-America Chamber of Commerce West e la Italy-America Chamber of Commerce of Texas. Un’iniziativa propedeutica all’incoming di buyers provenienti dagli Usa «in programma il 6 e 7 aprile - come anticipato da Aurora Bossalini di Evaet - Sono coinvolti 4 buyer texani e altrettanti di Los Angeles. Hanno già aderito una decina di aziende novaresi, c’è tempo per iscriversi fino al 10 febbraio. Sono previsti incontri “b2b” e visite aziendali presso le imprese selezionate direttamente dagli operatori americani». Del resto, gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali sbocchi, grazie anche ad un impatto demografico e alla capacità di acquisto dei consumatori americani particolarmente sensibile verso la qualità dei prodotti “made in Italy”: «Il Texas è un mercato nuovo - ha detto Francesca Bacci dell’Italy-America Chamber of Commerce of Texas - Adorano il “made in Italy”, sinonimo di bontà e qualità». Letizia Miccoli dell’Italy-America Chamber of Commerce West dal canto suo ha spiegato: «In California bisogna puntare di più su prodotti senza competitor o eccellenti. In compenso, specie chi appartiene al ceto sociale alto viaggia in Italia, scoprendo le nostre ricchezze». Quel che è fondamentale, in ogni caso, è prepararsi a dovere per approcciare il mercato statunitense: «Ha le sue regole da rispettare - hanno concordato le due relatrici - E’ necessario ricorrere alla consulenza di professionisti e non tentare il “fai da te”. Bisogna raccogliere informazioni ed essere flessibili. Ad esempio, la vendita e la distribuzione funzionano diversamente, i siti web devono assecondare la mentalità americana, le spedizioni vanno organizzate nel modo corretto. Così, la maggior parte delle imprese ha successo. Per contro, gli insuccessi molto spesso non dipendono dal prodotto ma dall’impreparazione degli imprenditori». A far “impazzire” gli americani sono innanzitutto il prosecco tra i vini, i prosciutti Parma e San Daniele e la mozzarella tra i formaggi: «Le 78 Camere di Commercio italiane nel mondo offrono servizi alle aziende italiane che voglio internazionalizzarsi: assistenza, informazione, marketing, creazione di eventi, ricerche di partner - hanno chiarito Bacci e Miccoli - L’altro obiettivo è la lotta alla contraffazione. Anche quest’anno il Ministero dello Sviluppo Economico finanzia un progetto che coinvolge le nove Camere di Commercio all’estero in area Nafta (5 in Usa, 3 in Canada, 1 a Città del Messico) ed è mirato a contrastare cosiddetto “italian sounding”. Lo scopo è far conoscere la diversità del vero prodotto italiano rispetto a quelli “taroccati”, educando consumatori e ristoratori». Allo stato attuale, peraltro, le politiche volte al protezionismo annunciate dal neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump «non stanno creando particolari allarmismi tra gli imprenditori italiani, anche se oggi è impossibile fare previsioni - hanno concluso Bacci e Miccoli - A breve termine i programmi in corso non saranno interrotti. C’è sempre molto interesse verso il mercato Usa, aumentato negli ultimi anni anche per la crisi dei consumi interni e la ripresa negli Stati Uniti». Una tendenza confermata dai dati più recenti relativi alle esportazioni delle aziende novaresi verso il Paese “a stelle e strisce”: «Nei primi nove mesi del 2016, l'export della provincia di Novara verso gli Stati Uniti d'America ha sfiorato i 315 milioni di euro - ha evidenziato il segretario generale della Camera di Commercio di Novara, Cristina D’Ercole - segnando un incremento del 21,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (mentre le esportazioni complessive sono rimaste stazionarie), che pure era già cresciuto del 46,6% sul 2014. Rispetto alle esportazioni complessive del novarese, che tra gennaio e settembre hanno raggiunto i 3,5 miliardi di euro, gli Usa incidono quindi per circa il 9% e si collocano al quarto posto tra le principali destinazioni commerciali delle nostre imprese dopo Germania, Francia e Svizzera, con un notevole recupero rispetto agli anni precedenti».

Filippo Bezio

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