L’emergenza amianto tocca anche le Ferrovie

L’emergenza amianto tocca anche le Ferrovie
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NOVARA - «Sono un macchinista di Trenitalia di Novara, da 34 anni guido i treni, sono rimasto colpito da questa terribile informativa che vi allego. Vi informo che abbiamo respirato fibre di amianto per tanti anni e solo grazie al nostro rifiuto di salire sulle locomotive coibentate, l’azienda F.S. ha cominciato a smantellare o inertizzare l'amianto presente sulle locomotive, sulle carrozze e sugli impianti frenanti». A scrivere è Francesco Reale, ferroviere e segretario provinciale del sindacato Orsa. L’informativa citata (peraltro ripresa da diversi media nazionali) è dell’Ona (Osservatorio nazionale amianto): dai dati in suo possesso emerge che il Registro mesoteliomi (ReNaM) riporta «per il settore della costruzione dei rotabili ferroviari 355 casi nel periodo che va dal 1993 al 2008, e tenendo presente che per i primi anni non tutte le Regioni avevano istituito il Registro e che comunque alcuni casi non risultano censiti, l’incidenza può essere calcolata in circa 400 casi. Inoltre, considerando che il Registro annovera circa 40 casi 

NOVARA - «Sono un macchinista di Trenitalia di Novara, da 34 anni guido i treni, sono rimasto colpito da questa terribile informativa che vi allego. Vi informo che abbiamo respirato fibre di amianto per tanti anni e solo grazie al nostro rifiuto di salire sulle locomotive coibentate, l’azienda F.S. ha cominciato a smantellare o inertizzare l'amianto presente sulle locomotive, sulle carrozze e sugli impianti frenanti». A scrivere è Francesco Reale, ferroviere e segretario provinciale del sindacato Orsa. L’informativa citata (peraltro ripresa da diversi media nazionali) è dell’Ona (Osservatorio nazionale amianto): dai dati in suo possesso emerge che il Registro mesoteliomi (ReNaM) riporta «per il settore della costruzione dei rotabili ferroviari 355 casi nel periodo che va dal 1993 al 2008, e tenendo presente che per i primi anni non tutte le Regioni avevano istituito il Registro e che comunque alcuni casi non risultano censiti, l’incidenza può essere calcolata in circa 400 casi. Inoltre, considerando che il Registro annovera circa 40 casi l’anno, con un conteggio fermo al 2008, si possono stimare non meno di 600 casi (censiti dal centro di ricerca contro il cancro Ramazzini di Bologna)». L’Osservatorio presieduto da Ezio Bonanni precisa che «i 355 casi sono riferiti sia al personale viaggiante che agli addetti alla manutenzione. Mentre gli operai, in officina, l’amianto lo hanno maneggiato e conseguentemente respirato, macchinisti e capitreno lo hanno invece ‘solo’ respirato. Come? Tutte le parti motoristiche e frenanti (soggette quindi ad alte temperature) delle locomotive a vapore, diesel, elettriche e tutte le carrozze e i carri per trasporto merci erano coibentati con amianto spruzzato e pannelli contenenti amianto che, col tempo, si sono convertiti da matrice compatta a friabile». Sotto osservazione dell’Ona «tutte le officine di manutenzione rotabili, poiché tutti coloro che a seguito della legge 257/92 (norme sulla cessazione dell’impiego di amianto) vennero interessati da una enorme mole di lavoro di rimozione e smaltimento di coibentanti in amianto sono a rischio di sviluppo malattie asbesto correlate, senza contare i tanti che purtroppo ne sono già affetti o hanno già pagato con la vita». Oggi i mezzi delle Ferrovie non contengono più amianto, ovvero il problema è risolto anche se rimane aperta la questione degli accertamenti dei casi e delle eventuali responsabilità, e dei conseguenti risarcimenti. Ma, secondo Reale, resterebbe un altro problema: «Siamo esposti quotidianamente a campi magnetici… per lunghissimi tempi in modo continuativo… stiamo riscontrando delle morti per cancro nel deposito locomotive di Novara  (ovviamente tutta da dimostrare l’eventuale correlazione, ndr)».

Paolo Viviani

Leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 5 gennaio 

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