La classe quinta della San Vincenzo intitolata a Peppino Impastato e alla madre

La classe quinta della San Vincenzo intitolata a Peppino Impastato e alla madre
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NOVARA, Da qualche giorno l’Istituto San Vincenzo di via Canobio può vantare una classe della scuola, la classe quinta, intitolata a un grande uomo, a un esempio di integrità e onestà.L’aula è stata intitolata infatti, alla presenza di molte autorità, a Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978 a Cinisi, a causa delle sue denunce contro le attività di ‘cosa nostra’, ma non solo a lui. Anche a una vera e propria madre coraggio, alla mamma del giornalista, Felicia Bartolotta Impastato, che ha lottato sino alla fine per arrivare a chiarire la morte del figlio e a individuare gli autori del delitto. Una lotta in cui non ha esitato a opporsi, a ribellarsi alla famiglia, ai parenti (lo stesso marito era legato alla mafia).La cerimonia di intitolazione è stata preceduta da un breve, ma intenso momento di approfondimento, nel quale sono intervenuti le maestre e la dirigente scolastica, suor Giuse Marzagalli. Un momento in cui è stato illustrato il percorso che ha portato la scuola a intitolare la classe a Peppino e Felicia. Un percorso alla legalità che, negli scorsi mesi, ha visto intervenire a scuola il magistrato Marco Grandolfo, il comandante della compagnia di Novara della Guardia di Finanza, Domenico Fucci, la Polizia scientifica, rappresentanti di Libera e delle altre Forze dell’Ordine, l’avvocato Vincenzo Fasano.Prima del taglio del nastro, quindi, l’esibizione dei bambini e la visione di un video attinente al progetto sulla legalità, dal titolo “Il silenzio non è dolo” e dove protagonisti sono i ragazzi, che hanno ricordato Impastato, ma anche la figura di Libero Grassi. E’ stata letta una sua lettera pubblicata sul Giornale di Sicilia nel 1991, che, da più parti, rappresentò l’inizio della guerra contro il pizzo. All’intitolazione erano presenti il sindaco Andrea Ballarè, l’assessore all’Istruzione Margherita Patti, alla Cultura, Paola Turchelli, il colonnello Giovanni Spirito, comandante provinciale dell’Arma, l’avvocato Fasano, un rappresentante delle Fiamme Gialle e i ragazzi di Libera. mo.c.

NOVARA, Da qualche giorno l’Istituto San Vincenzo di via Canobio può vantare una classe della scuola, la classe quinta, intitolata a un grande uomo, a un esempio di integrità e onestà.L’aula è stata intitolata infatti, alla presenza di molte autorità, a Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978 a Cinisi, a causa delle sue denunce contro le attività di ‘cosa nostra’, ma non solo a lui. Anche a una vera e propria madre coraggio, alla mamma del giornalista, Felicia Bartolotta Impastato, che ha lottato sino alla fine per arrivare a chiarire la morte del figlio e a individuare gli autori del delitto. Una lotta in cui non ha esitato a opporsi, a ribellarsi alla famiglia, ai parenti (lo stesso marito era legato alla mafia).La cerimonia di intitolazione è stata preceduta da un breve, ma intenso momento di approfondimento, nel quale sono intervenuti le maestre e la dirigente scolastica, suor Giuse Marzagalli. Un momento in cui è stato illustrato il percorso che ha portato la scuola a intitolare la classe a Peppino e Felicia. Un percorso alla legalità che, negli scorsi mesi, ha visto intervenire a scuola il magistrato Marco Grandolfo, il comandante della compagnia di Novara della Guardia di Finanza, Domenico Fucci, la Polizia scientifica, rappresentanti di Libera e delle altre Forze dell’Ordine, l’avvocato Vincenzo Fasano.Prima del taglio del nastro, quindi, l’esibizione dei bambini e la visione di un video attinente al progetto sulla legalità, dal titolo “Il silenzio non è dolo” e dove protagonisti sono i ragazzi, che hanno ricordato Impastato, ma anche la figura di Libero Grassi. E’ stata letta una sua lettera pubblicata sul Giornale di Sicilia nel 1991, che, da più parti, rappresentò l’inizio della guerra contro il pizzo. All’intitolazione erano presenti il sindaco Andrea Ballarè, l’assessore all’Istruzione Margherita Patti, alla Cultura, Paola Turchelli, il colonnello Giovanni Spirito, comandante provinciale dell’Arma, l’avvocato Fasano, un rappresentante delle Fiamme Gialle e i ragazzi di Libera. 

mo.c.

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