Lapide nel cimitero con foto del figlio e denuncia l’ex che non gli consente di vederlo
NOVARA – Accusa l’ex moglie di non avergli permesso di vedere il figlio e, prima di rivolgersi alle vie legali, come protesta, arriva a porre una lapide nel cimitero del paese, una lapide con il nome, la foto, la data di nascita e di morte del figlio e la frase “Il tuo papà ti ricorda”. Un episodio finito sui giornali e che ha fatto trasalire la donna.
La ex, una 49enne novarese, finisce alla sbarra per ‘mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice’ (articolo 388 del codice penale), e, l’altro giorno, in Tribunale, per lei c’è stata una sentenza di non luogo a procedere per tardività della querela. Il pm aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, il difensore, l’avvocato Marco Milan, in principalità il non luogo a procedere proprio per la tardività della querela e, in subordine, l’assoluzione perché il fatto non sussiste. “L’ex marito dice che vedeva poco il bimbo già dal 2002, ma fa denuncia solo nell’agosto 2010. Perché tutto questo tempo? Tra l’altro a marzo 2009 la mia assistita (che ha sempre rigettato gli addebiti, ndr) ha comunicato all’ex il numero di cellulare del figlio, proponendogli di vederlo, ma – sostiene il legale - non s’è fatto vivo”. Sono i contorni di una vicenda coniugale finita male. Nel mezzo un bambino, che oggi ha 15 anni. L’uomo: “Ho rivisto mio figlio solo nel 2011. Avevano cambiato paese dove abitavano”. Mamma e figlio avevano lasciato la propria casa perché, come spiegato, giungevano telefonate anonime.
mo.c.
NOVARA – Accusa l’ex moglie di non avergli permesso di vedere il figlio e, prima di rivolgersi alle vie legali, come protesta, arriva a porre una lapide nel cimitero del paese, una lapide con il nome, la foto, la data di nascita e di morte del figlio e la frase “Il tuo papà ti ricorda”. Un episodio finito sui giornali e che ha fatto trasalire la donna.
La ex, una 49enne novarese, finisce alla sbarra per ‘mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice’ (articolo 388 del codice penale), e, l’altro giorno, in Tribunale, per lei c’è stata una sentenza di non luogo a procedere per tardività della querela. Il pm aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, il difensore, l’avvocato Marco Milan, in principalità il non luogo a procedere proprio per la tardività della querela e, in subordine, l’assoluzione perché il fatto non sussiste. “L’ex marito dice che vedeva poco il bimbo già dal 2002, ma fa denuncia solo nell’agosto 2010. Perché tutto questo tempo? Tra l’altro a marzo 2009 la mia assistita (che ha sempre rigettato gli addebiti, ndr) ha comunicato all’ex il numero di cellulare del figlio, proponendogli di vederlo, ma – sostiene il legale - non s’è fatto vivo”. Sono i contorni di una vicenda coniugale finita male. Nel mezzo un bambino, che oggi ha 15 anni. L’uomo: “Ho rivisto mio figlio solo nel 2011. Avevano cambiato paese dove abitavano”. Mamma e figlio avevano lasciato la propria casa perché, come spiegato, giungevano telefonate anonime.
mo.c.