Ospedale Maggiore: un’area valutata 34 milioni di euro

Ospedale Maggiore: un’area valutata 34 milioni di euro
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NOVARA - Si è tenuto ieri al Centro di ricerca applicata Ipazia il convegno avente come tema gli scenari e le prospettive per la sede dell’Azienda ospedaliero universitaria Maggiore di Novara in vista della dismissione. Dismissione che avverrà quando, nella zona di via piazza d’Armi sarà realizzata la ‘Città della salute e della scienza’ e tutti i servizi sanitari vi saranno trasferiti. L’evento è stato moderato da Roberto Moriondo, direttore generale del Comune di Novara. Sono intervenuti: Alessandro Canelli (sindaco di Novara), Mario Minola (direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria del Maggiore), Cesare Emanuel (rettore Università del Piemonte Orientale), Pietro Terna (presidente Collegio Carlo Alberto di Torino), Giuseppe Cinà (docente di progettazione urbanistica del Politecnico di Torino), Maurizio Foddai (dirigente del Servizio governo del territorio del Comune di Novara). Scopo del convegno: fare il punto su come valorizzare queste aree, quali attori coinvolgere nella discussione concettuale e nella progettazione, come modificare la destinazione d’uso di questa importante porzione di città alla quale nel 2004 lo studio di fattibilità dell’architetto Vittorio Gregotti assegnava un valore economico stimato in 50 milioni di euro e, successivamente, un altro studio, in questo caso del Politecnico di Milano aveva fatto una valutazione di 34 milioni di euro. Valutazione quest’ultima, a cui l’Aress (Agenzia regionale per i servizi sanitari) nel redigere il Piano economico finanziario per la costruzione della Città della salute ha fatto riferimento. Si tratta di un’area di circa sette ettari a ridosso del cuore nobile della città.

I lavori sono stati aperti dall’intervento del direttore generale dell’Aou Maggiore della Carità, Mario Minola che vista la composizione dei presenti ha esordito: «Mi sento un povero medico di campagna fra tutti questi architetti, ma ho acquisito (vanta due mandati come direttore generale, ndr.) una certa conoscenza del problema. Il 2 marzo 2016 al Broletto è stato sottoscritto l’accordo di programma e l’unico impegno che ha preso il Comune è quello di valorizzare due aree per acquisire risorse da destinare alla costruzione della Città della salute e della scienza. Non è dunque un problema nuovo». Minola ha illustrato proiettando foto d’epoca e recenti una galoppata lungo i secoli. L’edificio che ci viene tramandato sorse nel 1643 su progetto dell’architetto Soliva e da quel momento prese il via un’espansione che fu resa possibile grazie alla florida situazione patrimoniale dell’istituto, dovuta a cospicui lasciti e donazioni. Ha riferito anche curiosi aneddoti, per esempio che l’ospedale San Giuliano, che dipendeva dall’Ordine dei calzolai rifiutò la fusione con gli altri e rimase autonomo fino agli anni ’60. Un’altra peculiarità, forse unica a livello nazionale, è quella che vede dentro l’ospedale la sede della parrocchia di San Michele. Un ospedale quello oggi esistente,che si è sviluppato in altezza, in larghezza e anche nel seminterrato occupando tutte le sue pertinenze compreso il giardino centrale, per far posto ai nuovi servizi sanitari imposti dall’evoluzione della medicina e dal nuovo livello di vita. Uno sviluppo che vede oggi il nosocomio novarese «punto di riferimento – ha detto Minola con orgoglio  - per un milione di persone e baluardo nei confronti della Lombardia».
«Ci sarà mai il nuovo ospedale? Sono convinto di sì, - ha continuato -  il 2 marzo con la firma dell’accordo si è innescato un processo irreversibile. Devo dire che è cambiato il codice degli appalti ma non è stato ancora pubblicato, per cui non sappiamo se il finanziamento pubblico rimane ancora lo stesso di 127 milioni pari al 30% e abbiamo dovuto modificare l’impostazione. La discussione di oggi è vitale, per l’Azienda ospedaliera universitaria  trarre risorse dall’alienazione di queste due aree (plesso in corso Mazzini e plesso in via piazza d’Armi) è di fondamentale importanza». Il direttore generale ha subito dovuto lasciare il convegno, richiamato da un impegno istituzionale: «Corro a Torino – ha motivato - per il bilancio dell’ospedale attuale».
Mariateresa Ugazio

Leggi di più sul Corriere di Novara di giovedì 27 aprile 2017

NOVARA - Si è tenuto ieri al Centro di ricerca applicata Ipazia il convegno avente come tema gli scenari e le prospettive per la sede dell’Azienda ospedaliero universitaria Maggiore di Novara in vista della dismissione. Dismissione che avverrà quando, nella zona di via piazza d’Armi sarà realizzata la ‘Città della salute e della scienza’ e tutti i servizi sanitari vi saranno trasferiti. L’evento è stato moderato da Roberto Moriondo, direttore generale del Comune di Novara. Sono intervenuti: Alessandro Canelli (sindaco di Novara), Mario Minola (direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria del Maggiore), Cesare Emanuel (rettore Università del Piemonte Orientale), Pietro Terna (presidente Collegio Carlo Alberto di Torino), Giuseppe Cinà (docente di progettazione urbanistica del Politecnico di Torino), Maurizio Foddai (dirigente del Servizio governo del territorio del Comune di Novara). Scopo del convegno: fare il punto su come valorizzare queste aree, quali attori coinvolgere nella discussione concettuale e nella progettazione, come modificare la destinazione d’uso di questa importante porzione di città alla quale nel 2004 lo studio di fattibilità dell’architetto Vittorio Gregotti assegnava un valore economico stimato in 50 milioni di euro e, successivamente, un altro studio, in questo caso del Politecnico di Milano aveva fatto una valutazione di 34 milioni di euro. Valutazione quest’ultima, a cui l’Aress (Agenzia regionale per i servizi sanitari) nel redigere il Piano economico finanziario per la costruzione della Città della salute ha fatto riferimento. Si tratta di un’area di circa sette ettari a ridosso del cuore nobile della città.

I lavori sono stati aperti dall’intervento del direttore generale dell’Aou Maggiore della Carità, Mario Minola che vista la composizione dei presenti ha esordito: «Mi sento un povero medico di campagna fra tutti questi architetti, ma ho acquisito (vanta due mandati come direttore generale, ndr.) una certa conoscenza del problema. Il 2 marzo 2016 al Broletto è stato sottoscritto l’accordo di programma e l’unico impegno che ha preso il Comune è quello di valorizzare due aree per acquisire risorse da destinare alla costruzione della Città della salute e della scienza. Non è dunque un problema nuovo». Minola ha illustrato proiettando foto d’epoca e recenti una galoppata lungo i secoli. L’edificio che ci viene tramandato sorse nel 1643 su progetto dell’architetto Soliva e da quel momento prese il via un’espansione che fu resa possibile grazie alla florida situazione patrimoniale dell’istituto, dovuta a cospicui lasciti e donazioni. Ha riferito anche curiosi aneddoti, per esempio che l’ospedale San Giuliano, che dipendeva dall’Ordine dei calzolai rifiutò la fusione con gli altri e rimase autonomo fino agli anni ’60. Un’altra peculiarità, forse unica a livello nazionale, è quella che vede dentro l’ospedale la sede della parrocchia di San Michele. Un ospedale quello oggi esistente,che si è sviluppato in altezza, in larghezza e anche nel seminterrato occupando tutte le sue pertinenze compreso il giardino centrale, per far posto ai nuovi servizi sanitari imposti dall’evoluzione della medicina e dal nuovo livello di vita. Uno sviluppo che vede oggi il nosocomio novarese «punto di riferimento – ha detto Minola con orgoglio  - per un milione di persone e baluardo nei confronti della Lombardia».
«Ci sarà mai il nuovo ospedale? Sono convinto di sì, - ha continuato -  il 2 marzo con la firma dell’accordo si è innescato un processo irreversibile. Devo dire che è cambiato il codice degli appalti ma non è stato ancora pubblicato, per cui non sappiamo se il finanziamento pubblico rimane ancora lo stesso di 127 milioni pari al 30% e abbiamo dovuto modificare l’impostazione. La discussione di oggi è vitale, per l’Azienda ospedaliera universitaria  trarre risorse dall’alienazione di queste due aree (plesso in corso Mazzini e plesso in via piazza d’Armi) è di fondamentale importanza». Il direttore generale ha subito dovuto lasciare il convegno, richiamato da un impegno istituzionale: «Corro a Torino – ha motivato - per il bilancio dell’ospedale attuale».
Mariateresa Ugazio

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