Quando le autostrade “correvano” davvero
NOVARA - Quando monta la polemica su tempi e costi della A4 Torino-Milano (vedi i servizi sul nostro giornale), un importante anniversario. 60 anni fa - il 19 maggio del 1956 - la posa della prima pietra dell’Autostrada del Sole, sotto l’abile regia dell’ingegnere borgomanerese Fedele Cova, un genio che riuscì a districarsi non solo fra viadotti e gallerie lungo mezza Italia, bensì anche fra la politica e la burocrazia dell’epoca. Portando a termine i lavori - udite udite - in 8 anni. Ben 755 chilometri fra nord e sud, fra Milano e Napoli, attraverso l’Appennino, fino all’inaugurazione ufficiale dell’opera il 4 ottobre 1964, festa di San Francesco, patrono d’Italia.
Quel 19 maggio 1956 per il via ai lavori c’erano l’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e l’allora ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Romita: il primo tratto, fra il capoluogo lombardo e Parma, fu poi aperto al traffico l’8 dicembre 1958. A seguire, negli anni - ma come detto solo 8 - gli altri tratti, per un costo finale totale di 272 miliardi di lire. Un'opera vanto dell’Italia nel mondo, oltretutto a tempo di record.
L’ingegner Cova, amministratore delegato della Società Autostrade: era di Borgomanero, si era iscritto alla Facoltà di Chimica industriale del Politecnico di Torino, poi, al 3° anno, nel 1923/24 si trasferì all’Università di Bologna, dove si laureò il 17 novembre 1926. Quindi andò a imparare l’”arte delle autostrade” negli Stati Uniti, e la applicò nel Belpaese, «per portare la gente del Sud nelle fabbriche al Nord e le merci del Nord sui mercati del Sud». Un tipo sveglio: tenne il progetto segreto fino all’ultimo per evitare - guarda un po’ la sua “attualità” - speculazioni sul territorio. E poi, ricordano gli storici, capì che Roma poteva essere un ostacolo: dopo il primo tratto al nord, ripartì dal sud, con una sorta di ”testa di ponte”: il 16 febbraio 1959 venne inaugurato il tratto Napoli-Capua. Quindi avanti tutta, arrivando al cuore. Emblematico il tratto Parma-Bologna, dove ingegneri e operai affrontarono i grandi fiumi, fra tutti il Po. L'Impresa Rizzani completò il grande ponte con le sue 16 campate, tre mesi prima del tempo. Il collaudo fu un evento mediatico: si usarono 10 carri armati Patton da 44 tonnellate e 20 autocarri. Grande Italia, forse non proprio quella di oggi. Fra Torino e Milano, 127 chilometri in pianura, al netto delle spiegazioni fornite dal gestore, ci sono tuttora cantieri aperti da oltre un decennio. Tant’è.
Paolo Viviani
leggi il servizio sul Corriere di Novara in edicola
NOVARA - Quando monta la polemica su tempi e costi della A4 Torino-Milano (vedi i servizi sul nostro giornale), un importante anniversario. 60 anni fa - il 19 maggio del 1956 - la posa della prima pietra dell’Autostrada del Sole, sotto l’abile regia dell’ingegnere borgomanerese Fedele Cova, un genio che riuscì a districarsi non solo fra viadotti e gallerie lungo mezza Italia, bensì anche fra la politica e la burocrazia dell’epoca. Portando a termine i lavori - udite udite - in 8 anni. Ben 755 chilometri fra nord e sud, fra Milano e Napoli, attraverso l’Appennino, fino all’inaugurazione ufficiale dell’opera il 4 ottobre 1964, festa di San Francesco, patrono d’Italia.
Quel 19 maggio 1956 per il via ai lavori c’erano l’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e l’allora ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Romita: il primo tratto, fra il capoluogo lombardo e Parma, fu poi aperto al traffico l’8 dicembre 1958. A seguire, negli anni - ma come detto solo 8 - gli altri tratti, per un costo finale totale di 272 miliardi di lire. Un'opera vanto dell’Italia nel mondo, oltretutto a tempo di record.
L’ingegner Cova, amministratore delegato della Società Autostrade: era di Borgomanero, si era iscritto alla Facoltà di Chimica industriale del Politecnico di Torino, poi, al 3° anno, nel 1923/24 si trasferì all’Università di Bologna, dove si laureò il 17 novembre 1926. Quindi andò a imparare l’”arte delle autostrade” negli Stati Uniti, e la applicò nel Belpaese, «per portare la gente del Sud nelle fabbriche al Nord e le merci del Nord sui mercati del Sud». Un tipo sveglio: tenne il progetto segreto fino all’ultimo per evitare - guarda un po’ la sua “attualità” - speculazioni sul territorio. E poi, ricordano gli storici, capì che Roma poteva essere un ostacolo: dopo il primo tratto al nord, ripartì dal sud, con una sorta di ”testa di ponte”: il 16 febbraio 1959 venne inaugurato il tratto Napoli-Capua. Quindi avanti tutta, arrivando al cuore. Emblematico il tratto Parma-Bologna, dove ingegneri e operai affrontarono i grandi fiumi, fra tutti il Po. L'Impresa Rizzani completò il grande ponte con le sue 16 campate, tre mesi prima del tempo. Il collaudo fu un evento mediatico: si usarono 10 carri armati Patton da 44 tonnellate e 20 autocarri. Grande Italia, forse non proprio quella di oggi. Fra Torino e Milano, 127 chilometri in pianura, al netto delle spiegazioni fornite dal gestore, ci sono tuttora cantieri aperti da oltre un decennio. Tant’è.
Paolo Viviani
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