Reliquia vivente dal Medioevo a oggi
ROMAGNANO SESIA - Tre secoli di storia si fondono in una delle sacre rappresentazioni più celebri d’Italia. A Romagnano Sesia in questi giorni inizia a respirarsi l’aria di “Venerdì Santo”, giunto ormai alla sua 258° edizione, in programma per il triduo santo dal 2 al 5 aprile prossimi. Il comitato presieduto dal presidente Angelo Moia è al lavoro dallo scorso mese di settembre, attraverso le varie commissioni, per preparare tutto al meglio.
«Il Venerdì Santo di Romagnano Sesia, un “unicum” nel panorama delle rappresentazioni p
ROMAGNANO SESIA - Tre secoli di storia si fondono in una delle sacre rappresentazioni più celebri d’Italia. A Romagnano Sesia in questi giorni inizia a respirarsi l’aria di “Venerdì Santo”, giunto ormai alla sua 258° edizione, in programma per il triduo santo dal 2 al 5 aprile prossimi. Il comitato presieduto dal presidente Angelo Moia è al lavoro dallo scorso mese di settembre, attraverso le varie commissioni, per preparare tutto al meglio.
«Il Venerdì Santo di Romagnano Sesia, un “unicum” nel panorama delle rappresentazioni popolari in Italia, si esprime da secoli – viene spiegato dal comitato - come pregevole fenomeno del patrimonio culturale novarese. Pure in assenza di documentazioni dirette, ha avuto origine il 17 aprile 1729. In tale anno, nel giorno di Pasqua, venne istituita la “Congregazione del Santo Enterro” sotto lo stendardo della B.V.Addolorata, affinchè predisponesse una celebrazione per “onorare la passione di Gesù Cristo nella funzione del Venerdì Santo». Alcuni storici, tuttavia, ritengono che tale data rappresenti il momento di riordinamento di una tradizione già esistente, «avanzo di quei misteri della Passione che, nel Medioevo, si praticavano nelle chiese». In quel 1729 Romagnano Sesia era parte del Ducato di Milano, soggetto alla dominazione spagnola e vi risiedeva un presidio militare: da queste circostanze è spiegabile anche l’appellativo di “Santo Enterro” dato alla Congregazione che, in castigliano, significa Santa Sepoltura. Non certo marginali furono altre situazioni presenti sul territorio e che costituirono le premesse per le origini di questa tradizione popolare: l’esistenza a Romagnano Sesia, sin dal secolo XI, dell’Abbazia Benedettina di San Silano; l’insediamento, nel Cinquecento, di un convento di frati Cappuccini; la vicinanza del complesso artistico e devozionale del Sacro Monte di Varallo Sesia. Il Venerdì Santo di Romagnano ha avuto inizio con due processioni drammatiche che, nella manifestazione romagnanese, permangono come reliquie della settecentesca riorganizzazione». Accanto alle due processioni, ben presto si vennero sviluppando “quadri” drammatici mimati o declamati. Ogni generazione ha apportato aggiunte e modifiche e Romagnano è riuscita nell’impresa di conservare il suo Venerdì Santo che oggi si compone della proposta di quindici “quadri” itineranti lungo le strade e sulle piazze. Una “reliquia vivente del passato”, dunque, come è definita, fra le varie rappresentazioni sacre che sopravvivono ancora in Italia.
Paolo Usellini