Ristorazione ospedaliera: al Maggiore si butta il 31% del cibo
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NOVARA - E’stato presentato la scorsa settimana ad Expo uno studio della Rete regionale di dietetica e nutrizione clinica relativo alla qualità quotidiana della ristorazione ospedaliera. Lo studio riassume i dati emersi da un monitoraggio effettuato dalla Rete regionale di dietetica e nutrizione clinica che ha monitorato gli scarti della ristorazione ospedaliera in 13 ospedali del Piemonte. L’entità degli avanzi, ovvero il cibo sprecato e gettato, anche se potenzialmente ancora consumabile, e degli scarti, ovvero il cibo che viene gettato perché non consumato o consumato solo parzialmente, nella ristorazione collettiva resta uno dei grandi nodi solo parzialmente risolti a livello nazionale e internazionale. Malgrado il crescente utilizzo di correttivi gestionali e di programmazione l’entità di cibo perfettamente utilizzabile che finisce in spazzatura da mense scolastiche, aziendali e ospedaliere resta ancora troppo alta. L’ambito ospedaliero, in particolare, per alcune sue peculiarità (urgenza/emergenza solo parzialmente programmabile, modificazioni impreviste delle condizioni cliniche di alcuni pazienti) richiede l’allestimento di porzioni extra che a volte contribuiscono a questo spreco. Per conoscere l’entità e le cause degli scarti in ambito ospedaliero è stata attivata una vera task force di medici e dietisti che, per un periodo cumulativo di 48 settimane, hanno effettuato 39.545 rilevazioni monitorando gli scarti relativi a 8.627 pasti in 13 ospedali della Regione, valutando al letto di ogni singolo paziente - in reparti selezionati rappresentanti delle differenti aree di degenza - le cause della assunzioni inadeguate (cliniche, organolettico -gastronomiche o gestionali) e l’entità degli scarti stessi. Per quanto riguarda la ristorazione si rileva un'impennata degli scarti quando non è possibile prenotare i pasti. In questa condizione alcune componenti dei pasti (pane e contorno) superano il 50 % di scarto. Tale dato viene mantenuto costante (tra il 38 ed il 56 %) nelle varie tipologie di dieta considerate (vitto comune, diete standard e diete personalizzate).
Tra gli ospedali monitorati c’è anche il “Maggiore della Carità” di Novara. “Si è trattato - ha spiegato il dottor Federico D’Andrea, direttore della Sc Dietetica e nutrizione clinica del Maggiore, nonché presidente dell’Ordine dei Medici di Novara - di uno studio molto significativo che ha interessato a Novara i reparti di Medicina 2, Chirurgia e Urologia condotto sotto la supervisione della dietista Silvia Passera”. Al Maggiore i pasti vengono serviti con la modalità del vassoio personalizzato, ma nonostante questo anche per Novara gli scarti superano il 31%.
cl.br.
Leggi di più sul Corriere di Novara di sabato 17 ottobre 2015
NOVARA - E’stato presentato la scorsa settimana ad Expo uno studio della Rete regionale di dietetica e nutrizione clinica relativo alla qualità quotidiana della ristorazione ospedaliera. Lo studio riassume i dati emersi da un monitoraggio effettuato dalla Rete regionale di dietetica e nutrizione clinica che ha monitorato gli scarti della ristorazione ospedaliera in 13 ospedali del Piemonte. L’entità degli avanzi, ovvero il cibo sprecato e gettato, anche se potenzialmente ancora consumabile, e degli scarti, ovvero il cibo che viene gettato perché non consumato o consumato solo parzialmente, nella ristorazione collettiva resta uno dei grandi nodi solo parzialmente risolti a livello nazionale e internazionale. Malgrado il crescente utilizzo di correttivi gestionali e di programmazione l’entità di cibo perfettamente utilizzabile che finisce in spazzatura da mense scolastiche, aziendali e ospedaliere resta ancora troppo alta. L’ambito ospedaliero, in particolare, per alcune sue peculiarità (urgenza/emergenza solo parzialmente programmabile, modificazioni impreviste delle condizioni cliniche di alcuni pazienti) richiede l’allestimento di porzioni extra che a volte contribuiscono a questo spreco. Per conoscere l’entità e le cause degli scarti in ambito ospedaliero è stata attivata una vera task force di medici e dietisti che, per un periodo cumulativo di 48 settimane, hanno effettuato 39.545 rilevazioni monitorando gli scarti relativi a 8.627 pasti in 13 ospedali della Regione, valutando al letto di ogni singolo paziente - in reparti selezionati rappresentanti delle differenti aree di degenza - le cause della assunzioni inadeguate (cliniche, organolettico -gastronomiche o gestionali) e l’entità degli scarti stessi. Per quanto riguarda la ristorazione si rileva un'impennata degli scarti quando non è possibile prenotare i pasti. In questa condizione alcune componenti dei pasti (pane e contorno) superano il 50 % di scarto. Tale dato viene mantenuto costante (tra il 38 ed il 56 %) nelle varie tipologie di dieta considerate (vitto comune, diete standard e diete personalizzate).
Tra gli ospedali monitorati c’è anche il “Maggiore della Carità” di Novara. “Si è trattato - ha spiegato il dottor Federico D’Andrea, direttore della Sc Dietetica e nutrizione clinica del Maggiore, nonché presidente dell’Ordine dei Medici di Novara - di uno studio molto significativo che ha interessato a Novara i reparti di Medicina 2, Chirurgia e Urologia condotto sotto la supervisione della dietista Silvia Passera”. Al Maggiore i pasti vengono serviti con la modalità del vassoio personalizzato, ma nonostante questo anche per Novara gli scarti superano il 31%.
cl.br.
Leggi di più sul Corriere di Novara di sabato 17 ottobre 2015