Sanità nel caos

Sanità nel caos
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25 novembre: scatterà in questo giorno l’“ora X” per l’entrata in vigore dell’abrogazione, disposta dall’articolo 14 della Legge 161/14, dell’articolo 41 del Decreto legge 112/08 e dell’articolo 17 del Decreto legislativo 66/03 per evitare al Governo una condanna della Corte di Giustizia Ue.

Da questa data, secondo quanto “certificato” dall’Ue, dovrà infatti essere applicata la norma che prescrive al lavoratore undici ore di riposo ogni ventiquattro ore di lavoro. Un provvedimento che avrà sicuramente ripercussioni sulla gestione della sanità: è infatti ovvio che tra i lavoratori rientrano medici e dirigenti sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale, che hanno quindi, come tutti, diritto al tempo massimo di lavoro settimanale ed al riposo minimo garantito da queste disposizioni.

“Per noi medici, come ha ben sottolineato la nostra Federazione regionale, l’applicazione della normativa pone problemi sul piano etico e deontologico”. Il dottor Federico D’Andrea, presidente provinciale dell’Ordine dei Medici chirurghi della provincia di Novara e Direttore della Struttura Dietetica e Nutrizione dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità”, si è detto a sua volta “preoccupato per questa situazione irrisolta e che doveva essere affrontata per tempo: non è possibile creare tensioni di questo genere nelle realtà sanitarie e affidarsi solo ed esclusivamente sulla buona volontà dei medici. Va poi tenuto presente che la normativa prescrive le ventiquattro ore di riposo dopo le undici lavorative per una questione di tutela dei professionisti e dei pazienti: non è possibile accettare una prestazione, qualunque essa sia, ma in particolare quelle più delicate come gli interventi chirurgici, che non venga svolta in condizioni ottimali. E’ davvero una questione di scelte precise: o si decide di tenere aperti gli ospedali e garantire quindi la salute della gente, o si lavora pensando solo al Piano di rientro. Non è un mistero che la sanità ha dei costi –ha commentato infine il dottor D’Andrea –ma non è nemmeno accettabile che ci siano colleghi costretti a lavorare in condizioni davvero esasperanti”. 

Lalla Negri

 

Leggi di più sul Corriere di Novara di giovedì 19 novembre 2015 

25 novembre: scatterà in questo giorno l’“ora X” per l’entrata in vigore dell’abrogazione, disposta dall’articolo 14 della Legge 161/14, dell’articolo 41 del Decreto legge 112/08 e dell’articolo 17 del Decreto legislativo 66/03 per evitare al Governo una condanna della Corte di Giustizia Ue.

Da questa data, secondo quanto “certificato” dall’Ue, dovrà infatti essere applicata la norma che prescrive al lavoratore undici ore di riposo ogni ventiquattro ore di lavoro. Un provvedimento che avrà sicuramente ripercussioni sulla gestione della sanità: è infatti ovvio che tra i lavoratori rientrano medici e dirigenti sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale, che hanno quindi, come tutti, diritto al tempo massimo di lavoro settimanale ed al riposo minimo garantito da queste disposizioni.

“Per noi medici, come ha ben sottolineato la nostra Federazione regionale, l’applicazione della normativa pone problemi sul piano etico e deontologico”. Il dottor Federico D’Andrea, presidente provinciale dell’Ordine dei Medici chirurghi della provincia di Novara e Direttore della Struttura Dietetica e Nutrizione dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità”, si è detto a sua volta “preoccupato per questa situazione irrisolta e che doveva essere affrontata per tempo: non è possibile creare tensioni di questo genere nelle realtà sanitarie e affidarsi solo ed esclusivamente sulla buona volontà dei medici. Va poi tenuto presente che la normativa prescrive le ventiquattro ore di riposo dopo le undici lavorative per una questione di tutela dei professionisti e dei pazienti: non è possibile accettare una prestazione, qualunque essa sia, ma in particolare quelle più delicate come gli interventi chirurgici, che non venga svolta in condizioni ottimali. E’ davvero una questione di scelte precise: o si decide di tenere aperti gli ospedali e garantire quindi la salute della gente, o si lavora pensando solo al Piano di rientro. Non è un mistero che la sanità ha dei costi –ha commentato infine il dottor D’Andrea –ma non è nemmeno accettabile che ci siano colleghi costretti a lavorare in condizioni davvero esasperanti”. 

Lalla Negri

 

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