Scambio euro con lire: fu truffa

Vicenda dai contorni cinematografici, protagonista un ambulante di Ghemme.

Scambio euro con lire: fu truffa
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Scambio euro con lire: fu truffa. Vicenda dai contorni cinematografici, protagonista un ambulante di Ghemme.

Scambio euro con lire: fu truffa

Si è concluso con la riqualificazione del reato da rapina a truffa e una condanna a un anno e 10 mesi di reclusione, venerdì mattina, in Tribunale a Novara, il processo a carico di Roberto Carta, 51enne ambulante di Ghemme, che era finito alla sbarra con l’accusa iniziale di rapina ai danni di un commerciante residente in provincia di Alessandria. L’alessandrino, all’epoca dei fatti, aveva venduto il suo locale, un bar, per un affare che ben presto si era rivelato qualcosa di ingannevole, un inganno. Per questo episodio, il pubblico ministero Ciro Caramore, sostenendo l’accusa, alla penultima udienza del processo, qualche settimana fa, ha chiesto per il novarese quattro anni e mezzo di reclusione. Il difensore dell’uomo, l’avvocato Fabrizio Cardinali del Foro di Novara, ha invece sostenuto come la vicenda non raffiguri una rapina, ma al più una truffa, che, tra l’altro, l’imputato ha anche ammesso. Una ragione che, pertanto, ha portato il difensore, a chiusura della sua arringa, a chiedere l’assoluzione nei confronti del suo assistito.

Il reato riqualificato da rapina a truffa

Ieri mattina, il Tribunale ha deciso di riqualificare il reato da rapina a truffa, dando quindi ragione alla difesa, e ha condannato l’uomo a 22 mesi di reclusione. La vicenda al centro del processo ha i contorni di un plot cinematografico quantomeno da film poliziesco, ma, stando all’accusa, sarebbe realmente avvenuta. I fatti risalgono al 2012 e partono, come anticipato, da Alessandria. Tutto prende il via da una trattativa per scambiare 100mila euro con 400 milioni di lire da portare in banca per «farseli valutare», banconote tra l’altro ormai fuori corso, in una somma complessiva di quasi 200mila euro, raddoppiando così il valore iniziale di euro messi nell’affare. Una proposta cui l’ambulante alessandrino aveva creduto. Una trattativa che vede un appuntamento, il 12 agosto 2012, al casello autostradale dell’A4 di Biandrate con tanto di valigie con le banconote, ma che ben presto, stando al racconto della vittima (che si trova in auto con Carta e altri due), vede l’arrivo di una fantomatica auto dei carabinieri, la minaccia di una pistola e una serie di viaggi in Sardegna dapprima per concludere la trattativa, quindi per poi riottenere i soldi spariti, ossia i 100mila euro iniziali, mai recuperati.

La vittima si è costituita parte civile

La vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Laura Pianezza. E’ dalla sua denuncia che è partito il tutto e che ha portato anche all’arresto di Carta. «Dicevano – ha sostenuto la vittima - che non riuscivano a cambiare le banconote in Sardegna e così mi hanno proposto l’affare. Ossia quello di scambiare 100 mila euro miei con 400 milioni di vecchie lire, che avrei dovuto poi far valutare in un istituto di credito, ottenendo così circa 200 mila euro, ossia il doppio del valore iniziale. Una cifra importante. Mi ero subito fidato». A raccontargli di questa soluzione, un ambulante di Alessandria, che conosceva, a quanto risulterebbe, anche Carta, pure lui con un banchetto nella piazza alessandrina. La vittima, ex barista, aveva incassato i soldi dalla vendita del bar che gestiva e così li aveva usati in questo affare, che gli era sembrato vantaggioso. Non avrebbe probabilmente immaginato che non solo non avrebbe raddoppiato la cifra iniziale, ma avrebbe perso completamente anche questa.
mo.c.

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