«Se noi oggi viviamo in un mondo libero lo dobbiamo anche a loro»

«Se noi oggi viviamo in un mondo libero lo dobbiamo anche a loro»
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NOVARA - Settant’anni rappresentano ormai poco meno della speranza media di vita di una persona. Anche per questo le celebrazioni in occasione di episodi legati alla Resistenza e alla guerra di Liberazione, a oltre settant’anni di distanza da quei tragici giorni, vedono ogni volta ridursi sempre più la presenza di testimoni diretti. Ma il ricordo deve essere perpetuato nel tempo, anche con la presenza di giovani dei nostri giorni, che possano in qualche modo raccogliere il “testimone” da quanti li hanno preceduti. Anche per questo motivo, è stato il suggerimento proposto dall’assessore al Bilancio del Comune di Novara Silvana Moscatelli, intervenuta ieri mattina come oratrice ufficiale alla cerimonia dei “Tredici Martiri” di Vignale nel 72° anniversario dell’eccidio, «si potrebbe posticipare questa celebrazione alla prima giornata festiva dopo la riapertura delle scuole. E’ importante che i giovani di oggi sappiano e capiscano il sacrificio compiuto da questi tredici giovani in quell’estate del 1944».Una cerimonia come sempre semplice, tenutasi alla presenza delle autorità civili e militari provinciali, tra cui il neo comandante dei Carabinieri, colonnello Domenico Mascoli, alla sua prima partecipazione a una manifestazione pubblica, e combattentistiche. Con due momenti di raccoglimento ai cippi che ricordano l’episodio. Un momento, ha sottolineato ancora Moscatelli, che «ci vede riuniti non tanto per celebrare un rito formale, ma per commemorare un evento così sconvolgente e doloroso che ha lasciato e lascia un segno indelebile nella nostra memoria e nei nostri cuori». L’esponente dell’Amministrazione cittadina ha quindi ricostruito le tappe che portarono a quell’eccidio, che vide come scenario la frazione novarese e i suoi abitanti muti e sconvolti testimoni: «Nove contadini e quattro operai (Orione e Spartaco Berto, Antonio Denti, Pietro Molinari, Giuseppe Schiorlini e Angelo Saini, fucilati presso il ponte della ferrovia; Renato Crestanini, Giovanni e Natale Diotti, Fausto Gatti, Igino Mancini, Secondo Passera ed Erminio Sara, che caddero nei pressi di quello della “provinciale”) che seppero dire di no», così come il successivo, pietoso intervento di un gruppo di donne guidate dalla maestra Rina Musso, «che rappresentò il simbolo e il coraggio che in alcune circostanze le donne hanno nell’affrontare le più grandi tragedie della vita».«Soffermandoci a osservare i volti, gli occhi di quei giovani - ha aggiunto - possiamo pensare alle loro speranze e ai loro sogni. E provare una grande tristezza per la loro vita spezzata nel momento più bello. Ma al tempo stesso comprendere che se tutti noi abbiamo avuto la possibilità di raggiungere i nostri obiettivi lo dobbiamo al loro sacrificio. Se noi oggi viviamo in un mondo libero lo dobbiamo anche a loro».Luca Mattioli

NOVARA - Settant’anni rappresentano ormai poco meno della speranza media di vita di una persona. Anche per questo le celebrazioni in occasione di episodi legati alla Resistenza e alla guerra di Liberazione, a oltre settant’anni di distanza da quei tragici giorni, vedono ogni volta ridursi sempre più la presenza di testimoni diretti. Ma il ricordo deve essere perpetuato nel tempo, anche con la presenza di giovani dei nostri giorni, che possano in qualche modo raccogliere il “testimone” da quanti li hanno preceduti. Anche per questo motivo, è stato il suggerimento proposto dall’assessore al Bilancio del Comune di Novara Silvana Moscatelli, intervenuta ieri mattina come oratrice ufficiale alla cerimonia dei “Tredici Martiri” di Vignale nel 72° anniversario dell’eccidio, «si potrebbe posticipare questa celebrazione alla prima giornata festiva dopo la riapertura delle scuole. E’ importante che i giovani di oggi sappiano e capiscano il sacrificio compiuto da questi tredici giovani in quell’estate del 1944».Una cerimonia come sempre semplice, tenutasi alla presenza delle autorità civili e militari provinciali, tra cui il neo comandante dei Carabinieri, colonnello Domenico Mascoli, alla sua prima partecipazione a una manifestazione pubblica, e combattentistiche. Con due momenti di raccoglimento ai cippi che ricordano l’episodio. Un momento, ha sottolineato ancora Moscatelli, che «ci vede riuniti non tanto per celebrare un rito formale, ma per commemorare un evento così sconvolgente e doloroso che ha lasciato e lascia un segno indelebile nella nostra memoria e nei nostri cuori». L’esponente dell’Amministrazione cittadina ha quindi ricostruito le tappe che portarono a quell’eccidio, che vide come scenario la frazione novarese e i suoi abitanti muti e sconvolti testimoni: «Nove contadini e quattro operai (Orione e Spartaco Berto, Antonio Denti, Pietro Molinari, Giuseppe Schiorlini e Angelo Saini, fucilati presso il ponte della ferrovia; Renato Crestanini, Giovanni e Natale Diotti, Fausto Gatti, Igino Mancini, Secondo Passera ed Erminio Sara, che caddero nei pressi di quello della “provinciale”) che seppero dire di no», così come il successivo, pietoso intervento di un gruppo di donne guidate dalla maestra Rina Musso, «che rappresentò il simbolo e il coraggio che in alcune circostanze le donne hanno nell’affrontare le più grandi tragedie della vita».«Soffermandoci a osservare i volti, gli occhi di quei giovani - ha aggiunto - possiamo pensare alle loro speranze e ai loro sogni. E provare una grande tristezza per la loro vita spezzata nel momento più bello. Ma al tempo stesso comprendere che se tutti noi abbiamo avuto la possibilità di raggiungere i nostri obiettivi lo dobbiamo al loro sacrificio. Se noi oggi viviamo in un mondo libero lo dobbiamo anche a loro».

Luca Mattioli

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