Simone Cristicchi a Omegna
“Magazzino 18”, in scena il dramma vissuto da tanti italiani. Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perde vasti territori dell’Istria e della fascia costiera: 300.000 persone decidono di lasciare le terre natali destinate a diventare jugoslave per proseguire la loro esistenza in Italia. Da qui parte Simone Cristicchi per (ri)leggere e dare un’anima a una pagina di storia dolorosa ma anche poco frequentata. Lo fa con lo spettacolo “Magazzino 18” in scena mercoledì 25 novembre alle 21 al Teatro Sociale per la stagione di Omegna (biglietti da 14 a 21 euro). La regia è di Antonio Calenda. Autore dello spettacolo con Jas Bernas, Cristicchi (cantautore italiano, vincitore a Sanremo nel 2007) firma anche le musiche e canzoni inedite che esegue dal vi
“Magazzino 18”, in scena il dramma vissuto da tanti italiani. Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perde vasti territori dell’Istria e della fascia costiera: 300.000 persone decidono di lasciare le terre natali destinate a diventare jugoslave per proseguire la loro esistenza in Italia. Da qui parte Simone Cristicchi per (ri)leggere e dare un’anima a una pagina di storia dolorosa ma anche poco frequentata. Lo fa con lo spettacolo “Magazzino 18” in scena mercoledì 25 novembre alle 21 al Teatro Sociale per la stagione di Omegna (biglietti da 14 a 21 euro). La regia è di Antonio Calenda. Autore dello spettacolo con Jas Bernas, Cristicchi (cantautore italiano, vincitore a Sanremo nel 2007) firma anche le musiche e canzoni inedite che esegue dal vivo, con la registrazione della FVG Mitteleuropa Orchestra. Gli oggetti accatastati nel Magazzino 18, l’esodo, le foibe, il dramma di chi rimane e di chi parte. In quella umanità sconvolta Cristicchi si è immerso per dare voce a un dolore rimasto sepolto sotto la spessa coltre degli anni. Uno spettacolo che coniuga diversi linguaggi, tra musica, canzoni, fotografie e videoproiezioni e che «nasce - aveva spiegato Cristicchi - da una ricerca avviata tre anni fa sulla memoria della Seconda Guerra Mondiale per un progetto teatrale precedente: sono andato di città in città a raccogliere testimonianze e mi sono ritrovato a Trieste dove mi hanno indicato un luogo del Porto Vecchio, in una zona non accessibile alla popolazione. Sedie, materassi, letti, stoviglie. In quel magazzino, il Magazzino 18, contrassegnato dalla scritta “Servizio Esodo”, mi sono trovato di fronte alla grandezza della tragedia, là dentro si vede il senso di quello straniamento, oggetti della vita quotidiana, in quello che ho chiamato il cimitero degli oggetti: ci racconta lo strappo dell’esodo e lo fa attraverso la numerazione di ogni mobile, di ogni cosa. È la tragedia di un immenso trasloco».
e.gr.