Sos volontariato, lettera a Gentiloni

Sos volontariato, lettera a Gentiloni
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ROMAGNANO SESIA - L'Amministrazione comunale di Romagnano Sesia ha fatto sue le preoccupazioni del Centro Servizi per il Territorio firmando una lettera indirizza al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in merito all’iter della Legge delega di riforma del terzo settore e, in particolare, l’ipotesi di decreti attuativi in merito al sistema dei Centri di Servizio per il volontariato e relativa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale.
“Con apprensione stiamo seguendo l’iter della Legge delega di riforma del terzo settore e, in p

ROMAGNANO SESIA - L'Amministrazione comunale di Romagnano Sesia ha fatto sue le preoccupazioni del Centro Servizi per il Territorio firmando una lettera indirizza al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in merito all’iter della Legge delega di riforma del terzo settore e, in particolare, l’ipotesi di decreti attuativi in merito al sistema dei Centri di Servizio per il volontariato e relativa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale.
“Con apprensione stiamo seguendo l’iter della Legge delega di riforma del terzo settore e, in particolare, l’ipotesi di decreti attuativi in merito al sistema dei Centri di Servizio per il Volontariato e relativa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale”, scrivono il sindaco, Cristina Baraggioni e l’assessore alle politiche sociali, Alessandro Carini. “Lo scenario che si prospetta, andando verso le ipotesi formulate, – aggiungono -  rischia di essere catastrofico per le tante organizzazioni di volontariato che operano sul territorio piemontese e tengono vive situazioni che altrimenti, con una decurtazione di risorse ai Csv nei termini prospettati, rischierebbero di vedere il proprio declino (l’80% delle oltre 3000 organizzazioni di volontariato  iscritte al Registro regionale che insistono sul territorio piemontese accede in modo continuativo ai servizi dei Centri di servizio). In Piemonte, negli ultimi anni, i Centri di servizio hanno già attuato un profondo processo di autoriforma e di ottimizzazione delle risorse che ha consentito un utilizzo ottimale dei fondi a disposizione, un sostegno capillare delle tante organizzazioni di volontariato presenti e riteniamo che tale sistema non debba essere penalizzato (come avverrebbe se passasse la linea prospettata per i decreti attuativi) ma anzi preso ad esempio e valorizzato”.
Ed ecco la richiesta: “Per questo siamo a chiedere di non dare attuazione alle prese di posizione in corso per superare l’attuale impostazione del 50% di vincolo territoriale a favore di criteri che possano portare ad una diversa ridistribuzione, come ad esempio la popolazione residente. Con questo nuovo metodo, basato su una ridistribuzione del Fondo Speciale nazionale ai contesti regionali con una quota di 0,66 euro/abitante, che deriva dal semplice rapporto tra la dotazione auspicata del Fondo speciale nazionale (40 milioni) e numero degli abitanti sul territorio nazionale (60.665.551 abitanti), il Piemonte vedrebbe una decurtazione dei fondi disponibili di circa il 44%, passando da 5.212.631,55 euro a 2.906.802,36 euro (- 2.305.829,19); tutto ciò nonostante le Fondazioni bancarie con sede in Piemonte contribuiscano al Fondo Speciale con 10.425.263,10 euro. Con la presente siamo quindi a chiedere formalmente di rivedere le proposte dei decreti attuativi della Legge delega di riforma del terzo settore, tenendo in considerazione la storia dei Centri di servizio e il lavoro svolto fino ad ora, la peculiarità dei territori (con l’attuale proposta andrebbero a morire le tante piccole organizzazioni di volontariato che compongono la maggioranza del panorama volontario piemontese e che tengono vive zone decentrate del nostro territorio), il numero di organizzazioni di volontariato presenti ecc”.

Paolo Usellini

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