Torna mercoledì 28 giugno la preghiera “Morire di speranza”

Torna mercoledì 28 giugno la preghiera “Morire di speranza”
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NOVARA, Torna anche quest’anno l’appuntamento con la preghiera “Morire di speranza”, in memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa e il Nord del mondo.

L’appuntamento, promosso dalla Comunità di S. Egidio, si terrà mercoledì 28 giugno alle 21, alla chiesa di S. Eufemia, in via Magnani Ricotti 15. Presiederà il direttore della Caritas Diocesana e del Centro Missionario, don Giorgio Borroni. Aderiscono all’iniziativa Caritas Diocesana, Commissione diocesana Giustizia e Pace, Gruppi di Volontariato Vincenziano, Azione Cattolica, Acli, Liberazione e Speranza, Rinascita Cristiana, Gruppo Rinnovamento Carismatico S. Gaudenzio, Movimento dei Focolari, Chiesa Valdese e Metodista di Novara.

Durante la preghiera saranno letti i nomi e le storie di quanti hanno intrapreso i viaggi della speranza e sono morti nel tentativo di raggiungere il nostro continente. Come altre, analoghe iniziative di preghiera e di solidarietà concreta che la Comunità di Sant’Egidio promuove da molti anni in tutta Europa a favore dei migranti e dei rifugiati, “Morire di speranza” vuole aiutarci a ritrovare le radici e i valori di una rinnovata accoglienza, perché il Mediterraneo non sia più un immenso cimitero. Dal 1990 sono morte lungo le frontiere dell'Europa 35.000 persone. Solo in questi primi mesi del 2017 quasi 2000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, la rotta più pericolosa al mondo per i migranti. Moltissimi erano bambini e adolescenti. La veglia sarà una sosta di memoria e insieme l’occasione per lanciare un appello unanime: fermare l’ecatombe dei migranti in viaggio, attraverso l’attivazione da parte dei governi nazionali e dell’Unione Europea di vie d’accesso legali e sicure, come quella dei “corridoi umanitari”. Si tratta di un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, con il sostegno attivo del Governo italiano. Grazie ad esso, persone in  condizioni di vulnerabilità (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità), provenienti finora in gran parte dalla Siria, vengono accolte nel nostro paese con visto umanitario e ottengono successivamente lo status di rifugiati. L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle associazioni che l’hanno promossa, che provvedono all’ospitalità dei profughi grazie a una vasta rete di volontariato, e offrono loro l’opportunità di integrarsi nel tessuto sociale e culturale del nostro paese. I rifugiati, in maggioranza musulmani, ma anche cristiani di diversa confessione (assiri, armeni, cattolici) hanno vissuto, in media per tre anni, in Libano, in campi profughi o abitazioni precarie. Ora sono ospitati in appartamenti e strutture di accoglienza su tutto il territorio nazionale.

“I corridoi umanitari – spiega S. Egidio - rappresentano anche un modello per l’Europa, un continente che fatica a conciliare la solidarietà, la fedeltà ai suoi valori e alla sua storia, con le esigenze di sicurezza e legalità. Recentemente il governo francese ha deciso di adottare il “modello italiano” dei corridoi umanitari e altre istituzioni e realtà associative europee stanno seguendo la medesima strada”.

mo.c.

NOVARA, Torna anche quest’anno l’appuntamento con la preghiera “Morire di speranza”, in memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa e il Nord del mondo.

L’appuntamento, promosso dalla Comunità di S. Egidio, si terrà mercoledì 28 giugno alle 21, alla chiesa di S. Eufemia, in via Magnani Ricotti 15. Presiederà il direttore della Caritas Diocesana e del Centro Missionario, don Giorgio Borroni. Aderiscono all’iniziativa Caritas Diocesana, Commissione diocesana Giustizia e Pace, Gruppi di Volontariato Vincenziano, Azione Cattolica, Acli, Liberazione e Speranza, Rinascita Cristiana, Gruppo Rinnovamento Carismatico S. Gaudenzio, Movimento dei Focolari, Chiesa Valdese e Metodista di Novara.

Durante la preghiera saranno letti i nomi e le storie di quanti hanno intrapreso i viaggi della speranza e sono morti nel tentativo di raggiungere il nostro continente. Come altre, analoghe iniziative di preghiera e di solidarietà concreta che la Comunità di Sant’Egidio promuove da molti anni in tutta Europa a favore dei migranti e dei rifugiati, “Morire di speranza” vuole aiutarci a ritrovare le radici e i valori di una rinnovata accoglienza, perché il Mediterraneo non sia più un immenso cimitero. Dal 1990 sono morte lungo le frontiere dell'Europa 35.000 persone. Solo in questi primi mesi del 2017 quasi 2000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, la rotta più pericolosa al mondo per i migranti. Moltissimi erano bambini e adolescenti. La veglia sarà una sosta di memoria e insieme l’occasione per lanciare un appello unanime: fermare l’ecatombe dei migranti in viaggio, attraverso l’attivazione da parte dei governi nazionali e dell’Unione Europea di vie d’accesso legali e sicure, come quella dei “corridoi umanitari”. Si tratta di un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, con il sostegno attivo del Governo italiano. Grazie ad esso, persone in  condizioni di vulnerabilità (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità), provenienti finora in gran parte dalla Siria, vengono accolte nel nostro paese con visto umanitario e ottengono successivamente lo status di rifugiati. L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle associazioni che l’hanno promossa, che provvedono all’ospitalità dei profughi grazie a una vasta rete di volontariato, e offrono loro l’opportunità di integrarsi nel tessuto sociale e culturale del nostro paese. I rifugiati, in maggioranza musulmani, ma anche cristiani di diversa confessione (assiri, armeni, cattolici) hanno vissuto, in media per tre anni, in Libano, in campi profughi o abitazioni precarie. Ora sono ospitati in appartamenti e strutture di accoglienza su tutto il territorio nazionale.

I corridoi umanitari – spiega S. Egidio - rappresentano anche un modello per l’Europa, un continente che fatica a conciliare la solidarietà, la fedeltà ai suoi valori e alla sua storia, con le esigenze di sicurezza e legalità. Recentemente il governo francese ha deciso di adottare il “modello italiano” dei corridoi umanitari e altre istituzioni e realtà associative europee stanno seguendo la medesima strada”.

mo.c.


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