Protesta

8 marzo: nude contro lo "stupro climatico" davanti al Consiglio regionale a Torino

Attiviste di Extinction Rebellion si sono spogliate all'ingresso della sede del Consiglio Regionale del Piemonte, rimanendo a seno nudo. Un gesto fortemente simbolico messo in atto per mettere in luce come le donne subiscano in misura nettamente maggiore le conseguenze della crisi ecoclimatica.

8 marzo: nude contro lo "stupro climatico" davanti al Consiglio regionale a Torino
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Hanno aspettato alle porte di Palazzo Lascaris l'arrivo dei consiglieri, a seno scoperto, cantando ma rimanendo immobili al loro passaggio.

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Sui loro corpi si legge: "stupro climatico", "ingiustizia climatica", "disuguaglianza climatica", "abuso climatico" in rappresentanza di tutte le donne che, in ogni parte del mondo, subiscono sui loro stessi corpi gli effetti della crisi ecoclimatica. Ciascuna delle attiviste aveva tra i capelli e in vita una fascia fucsia, il colore simbolo di Non Una Di Meno, movimento transfemminista internazionale che ha lanciato lo sciopero e la mobilitazione in occasione della giornata mondiale della donna.

Una denuncia della violenza contro il pianeta e contro le donne, che arriva alle porte della Regione Piemonte, in occasione della seduta settimanale del Consiglio Regionale. Qualche settimana fa, durante il Consiglio Regionale aperto sullo stato di emergenza ecoclimatica, la maggioranza del consiglio ha approvato tre atti di indirizzo politico che incentivano la Regione Piemonte e l’Italia intera a investire su nucleare, gas fossile e termovalorizzatori.

In uno scenario in cui il mondo si proietta a un aumento della temperatura di almeno 2 gradi centigradi, e la comunità scientifica mette continuamente in evidenza come le conseguenze siano estremamente maggiori nei confronti delle donne, questi tre atti di indirizzo rappresentano una violenza nei confronti di tutte le donne di questa regione.

“La contrapposizione dei corpi femminili nudi e indifesi alla violenza sistematica delle istituzioni”, commentano le attiviste, “vuole evidenziare come la posizione assunta dalla maggioranza il 22 febbraio sia una negazione della gravità della crisi, un rifiuto delle proprie responsabilità nel proteggere la cittadinanza, ma una ferita inferta soprattutto alle donne”.

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