Folklore

A Borgomanero è iniziata la Festa dell'uva: la storia delle maschere cittadine

Chi sono la Sciora Togna e la Carulena?

A Borgomanero è iniziata la Festa dell'uva: la storia delle maschere cittadine
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E' iniziata ieri sabato 3 settembre, con la consegna delle chiavi della città dalle mani del sindaco a quelle della Sciora Togna e della Carulena, la Festa dell'uva. Per la durata della sagra la tradizione vuole che siano proprio la Sciora Togna e la Carulena, le due maschere della città, a "dettare legge" a Borgomanero. Ma qual è la loro storia?

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La storia delle maschere della Festa dell'uva di Borgomanero

Non possono di certo mancare le due maschere caratteristiche di Borgomanero: si tratta della Sciòra Togna e della Carulèna. Queste due figure tipiche rappresentano la città e sono figlie della fantasia dell’avvocato Gianni Colombo. Solitamente sono entrambe interpretate da uomini, tranne che in un’occasione, quando la signora Tersilla Zambrini vestì i panni della Sciòra Togna. Bene, quest’ultima è una prosperosa e signorile matrona del ceto medio, con abbondanti misure estetiche. La Carulèna è invece la sua fedele servitrice, una popolana minuta e ciarliera. Le prime maschere, nel 1936, furono impersonate da Carlo Cattaneo, nelle vesti della Sciòra Togna, e da Battista Piemontesi, alias Carulèna. Erano stati gli interpreti della commedia musicale in dialetto borgomanerese dell'avvocato Colombo, rappresentata nel 1926, Burbané cal visiga. Altri borgomaneresi si alternarono negli anni successivi nel simpatico ruolo, animando la festa e divenendo «padrone del Borgo», con tanto di chiavi della città, consegnate dal sindaco, per il tempo di durata della manifestazione, sino a giungere agli interpreti di oggi.
La prima edizione della Festa dell’Uva andò in scena nel 1936: vi partecipò tutta Borgomanero e non solo. Un unico chiosco del nettare di Bacco venne impiantato in piazza Garibaldi da parte del «Dopolavoro» di Boca. Oltre dodici i carri vendemmiali che parteciparono alla sfilata, altrettante le Bande Musicali, alcune «macchiette», tutti legati al tema della vendemmia: celebrativi dell'uva e del vino. La terza edizione, nel 1938, è ricordata per la grande sfida, nella competizione per il più bel «Carro Allegorico Vendemmiale» tra il «Caffè Principe» e il «Caffè Commercio». Per l'allestimento di quei carri si ricorda che si tassarono, oltre che i proprietari, anche tutti gli abituali avventori. Il successo fu grandissimo e la giuria non poté che classificare ex-aequo i due carri. Nel 1939, le avvisaglie del secondo conflitto mondiale e i molti richiami alle armi non consentirono all'apposito Comitato di avviare la IV edizione. La tradizione fu ripresa solo nel settembre del 1952, con la IV edizione e senza grandi innovazioni si proseguì sul filone delle varie manifestazioni, musicali, sportive, artistiche avendo come clou della festa la grande sfilata nella domenica conclusiva.
Negli anni fra il 1960 e il 1970 a farla da padrone nei primi premi è il cavalier Francesco Barbaglia, detto «Faruk», soprannome che gli fu attribuito proprio per avere portato, sulla scena della sagra, un carro ispirato al deposto sovrano dell'Egitto. Una grande novità venne introdotta nel 1967, inaugurando una «Rassegna Economica novarese». Questa mostra mercato dei migliori prodotti dell'industria, dell'artigianato e del commercio continuò sino al 1971. Nel 1981 fu esclusa dal programma la sfilata dei carri, sostituendola con una sfilata in costume: questa novità non ebbe grande successo e fu ripristinata la tradizionale parata dei carri. Nel 1991 e nel 1992 la sfilata divenne notturna, il sabato sera: l’esperimento fu apprezzato, ma in ogni caso si ritornò dal 1993 alla consueta sfilata pomeridiana. Il resto ricalca in sostanza quanto ancora oggi è messo in scena dalla Festa dell’Uva.

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