Cerimonia

A Torino è nata la prima scuola intitolata a "Carolina Picchio"

L'ormai ex istituto Sidoli ha scelto di assumere il nome della 14enne novarese che nel 2013 si tolse la vita dopo essere stata vittima di cyberbullismo

A Torino è nata la prima scuola intitolata a "Carolina Picchio"
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Venerdì 20 settembre 2024 si è celebrata a Torino l’intitolazione della prima scuola italiana in memoria di Carolina Picchio.

A Torino è nato l'istituto superiore "Carolina Picchio"

Si trova in via Sidoli 10, nel quartiere Lingotto. L’istituto “Sidoli” ha cambiato nome. Ha scelto di intitolarsi a Carolina Picchio, la ragazza di Novara che all’età di 14 anni, era il 2013, si è tolta la vita dopo essere stata vittima di cyberbullismo.

Alunni e personale scolastico hanno voluto omaggiare la prima vittima di violenza online del nostro Paese, il cui messaggio è diventato iconico per le giovani generazioni. “Il Bullismo, tutto qui? Spero che ora siate più sensibili sulle parole. Le parole fanno più male delle botte”. L'iniziativa è stata sostenuta anche da Synergie Italia, Agenzia per il Lavoro - da sempre attenta alla tutela dei ragazzi, anche nella dimensione digitale.

Ma come si è arrivati a questa intitolazione? Lo ha spiegato la dirigente Pia Giuseppina Falcone: «Siamo state tra le scuole selezionate per fare un progetto con la Fondazione, da allora ci siamo legati alla storia di Carolina in modo indissolubile. Nel mese di gennaio avremo dovuto cambiare nome. E stato un processo che ha coinvolto tutta la comunità, abbiamo fatto votare i bambini e tutto il personale». E tra i nomi illustri, di personaggi che si studiano nei libri di storia e di letteratura, c’era anche quello di Carolina. «La scelta di omaggiarla - ha concluso la dirigente - è stata preponderante soprattutto tra i bambini dell’elementare».

Infine la chiosa della giornata da parte del segretario generale di Fondazione Carolina, Ivano Zoppi. «L’intitolazione della prima scuola in Italia a Carolina Picchio rappresenta una testimonianza che mi sento di condividere con gli altri genitori. Soprattutto il valore della testimonianza. Ecco il senso di questa intitolazione».

Un passaggio anche sulla situazione attuale del web nei confronti dei minori e sul regolamento del Garante della privacy nella Chat di classe-genitori: «Le regole - ha detto Zoppi - sono importanti, soprattutto quando si parla di immagini dei minori e dati sensibili sui figli (pagelle comprese), ma davvero abbiamo bisogno che qualcuno ci dica come tutelare i nostri ragazzi? Evidentemente sì, vista la giungla che sono diventate le chat dei genitori. Come possiamo pretendere che i nostri figli vivano in sicurezza e positività la dimensione digitale se i primi a fare danni siamo noi adulti?»

Ci sono altri rimedi? «In Tv - ha ripreso - e sui giornali fioccano le soluzioni drastiche, radicali… Ma vietare l’uso degli smartphone a scuola, lanciare petizioni e demonizzare i social che senso ha dopo 15 anni di totale anarchia e noncuranza? Qualche ragazzino capirebbe questa inversione a U rispetto al controllo marziale di quello che fanno in Rete? E quale sarebbe la loro reazione, dato che abitano il web fino a 10 ore al giorno? Chat, videogame, studio, socialità… Si tratta della loro vita!»

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