Il dibattito

Appello di 150 docenti universitari contro il Green pass. Il ministro: "Lavoreranno da remoto o faranno i tamponi"

Per i docenti firmatari "divide gli italiani in cittadini di serie A e serie B".

Appello di 150 docenti universitari contro il Green pass. Il ministro: "Lavoreranno da remoto o faranno i tamponi"
Pubblicato:
Aggiornato:

Dopo il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha parlato di obbligo vaccinaleil presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito il vaccino "un obbligo morale e civile", anche il ministro dell'Università Maria Cristina Messa si esprime per il vaccino. E lo fa in merito all'appello firmato da 150 docenti universitari di tutta Italia che chiedono lo stop all'obbligo di Green pass negli atenei.

Green pass, il "no" di 150 docenti universitari

Nei giorni scorsi centocinquanta docenti avevano sottoscritto un appello "anti-Green pass".

“Preservare la libertà di tutti. Quella di scelta favorendo l’inclusione paritaria, in ogni sua forma. Nella situazione attuale, o si subisce il Green pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie e, nel caso dei docenti, si è sospesi dall’insegnamento: tutto questo viola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente”.

“Il Green Pass estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia   per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico. Tutti noi, però,   reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021, che chiarisce che ‘è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate o che hanno scelto di non essere vaccinate”.

"Il Green Pass suddivide la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione (eguaglianza, libertà personale, lavoro, studio, libertà di associazione, libertà di circolazione, libertà di opinione). Quella del “green pass” è una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere. Auspichiamo che si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto (incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca), per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti, per garantire il diritto allo studio e alla ricerca e l’accesso universale, non discriminatorio e privo di oneri aggiuntivi (che sono, di fatto, discriminatori) a servizi universitari".

La replica del ministro

A stretto giro di posta è arrivata la replica del ministro  dell'Università Maria Cristina Messa, intervistata questa mattina, lunedì 6 settembre 2021, a 24 Mattino, su Radio 24.

"In una situazione del genere è necessario pensare non solo a se stessi ma alla collettività. La speranza è che il Green pass possa convincere ulteriormente la popolazione sulla bontà del vaccino. In alternativa, chi non vorrà potrà continuare a lavorare da remoto - se possibile - o dovrà fare i tamponi ogni due giorni".

"Il mondo dell'Università è quello dove la dialettica è al suo massimo e i docenti portano avanti le loro idee basate su studi e lavori. Io ascolto sempre tutti, ma poi in situazioni così è necessario tenere la barra ferma e andare avanti".

Seguici sui nostri canali