Illuminazione

Arona carte falsificate per l'appalto: due condanne

Stando all’accusa i due – il primo titolare di una società del Torinese, il secondo dipendente presso un Comune del Milanese – avevano redatto e prodotto una certificazione non corrispondente al vero

Arona carte falsificate per l'appalto: due condanne
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Si è concluso la scorsa settimana in tribunale a Verbania – con due condanne – il processo celebrato per far luce sulle modalità di svolgimento della gara per l’illuminazione pubblica nel Comune di Arona che risale al 2019.

Le condanne

Lo scorso febbraio, al termine della sua requisitoria, la pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 16 mesi di reclusione ciascuno nei confronti dei due imputati, un imprenditore e un tecnico comunale chiamati a rispondere dei reati di turbativa d’asta e di falso in atto pubblico. E venerdì 31 marzo scorso il procedimento si è chiuso con la condanna di entrambi, lievemente inferiore a quella richiesta dalla pm, a un anno e due mesi e a 350 euro di multa. Nei confronti del primo c’è anche la pena accessoria del divieto per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione, mentre per il secondo l’interdizione dai pubblici uffici sempre per un anno.

Entrambi beneficiano della sospensione condizionale della pena. Il fascicolo della procura era stato aperto all’indomani della segnalazione da parte della Centrale di committenza di Verbania, cui erano seguite le indagini della Guardia di Finanza.

Stando all’accusa i due – il primo titolare di una società del Torinese, il secondo dipendente presso un Comune del Milanese – avevano redatto e prodotto una certificazione non corrispondente al vero, in relazione alla gara d’appalto per la gestione dell’illuminazione pubblica aronese. I fatti risalgono all’estate di quattro anni fa. Dopo essersi aggiudicato la gara in questione – base d’asta, 1,9 milioni di euro – l’imprenditore era stato escluso dalla stessa perché avrebbe presentato carte, siglate dall’architetto finito a giudizio con lui, in cui si sarebbe dichiarato, sostanzialmente, che la sua società aveva gestito 1.500 punti luce in quel Comune del Milanese, requisito questo che era stato richiesto, in seconda battuta, per qualificare l’impresa come “provato gestore del servizio”.

Ma l’attestazione era risultata per l’accusa falsa e così era partita la segnalazione alla procura competente per territorio, quella di Verbania. Poi gli accertamenti dei militari della Gdf. In aula nel corso del processo sono stati ascoltati vari testimoni ed è emerso, tra l’altro, che nel territorio comunale del Milanese la ditta dell’imprenditore finito a giudizio non avrebbe gestito la rete, ma ne avrebbe curato “soltanto” la manutenzione. Gli indagati hanno raccontato la loro versione dei fatti. L’imprenditore aveva sostanzialmente dichiarato di essere in buona fede, mentre il professionista avrebbe ammesso di aver sbagliato a redigere la documentazione e che non sapeva che sarebbe servita per una gara.

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