Il caso

Caro affitti a Novara: l'appello degli universitari fuori sede

Tra Novara, Vercelli e Alessandria i posti letto dell'Ente regionale per il diritto allo studio universitario sono in tutto 193

Caro affitti a Novara: l'appello degli universitari fuori sede
Pubblicato:
Aggiornato:

Temi importanti quelli emersi a Novara durante l’assemblea universitaria del 23 maggio, indotta per indagare quella delicata quanto prolifica intersezione tra diritto allo studio e diritto alla casa.

Un problema diffuso

Una tematica oggi molto mediatizzata: a inizio maggio era una sola tenda, grigia, davanti al politecnico di Milano; ora sono centinaia, e in tutta Italia. La voce di Ilaria Lamera, iniziatica per le proteste, è ora diluita e allo stesso tempo rafforzata da decine di altre voci.

Martedì 23 in Perrone ci si è chiesti prima di tutto se quella stessa lotta fosse condivisibile anche dagli studenti e dalle studentesse del Piemonte Orientale. Dai dati verrebbe da pensare di sì: li hanno elencati, in riunione, Giulia Capriotti dell’Unione degli Universitari (Udu, sezione di Torino) ed Erminio Mancin, studente di Lettere a Vercelli. «Su 14mila studenti dell’Upo, circa 5.200 sono fuorisede e 1.400 stranieri. Peccato che tra Novara, Vercelli e Alessandria i posti letto Edisu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario) siano in tutto 193».

«Stando a un’indagine di La7 condotta tra ottobre 2022 e marzo 2023 Novara è tra le 15 città italiane con gli affitti più alti: la media per una singola è di 366 euro al mese». Purtroppo non è stato possibile confrontare questi dati con le effettive esperienze degli universitari della zona: in aula è mancata una vera e propria rappresentanza studentesca. Capriotti, in trasferta da Torino, non ha però eluso il problema «Siamo venuti qui perché non riteniamo giusto parlare a livello regionale senza prima aver interpellato tutti i tasselli che quel livello lo compongono: l’Upo è uno di quelli. L’assemblea di oggi è un punto di partenza: non crediamo in nessuna imposizione dall’alto, speriamo anzi in una maggiore partecipazione studentesca per poter meglio intercettare i bisogni della città».

La testimonianza di una mamma

Il 23 erano però presenti diversi membri della società civile, delle associazioni e dei sindacati: veri e propri portavoce, in certi casi, del disagio vissuto dagli studenti. Come Michela Casella: «Qui perché madre di due studentesse universitarie. Ci tengo a sottolineare soprattutto due problematiche, entrambe molto concrete: quella delle sedicenti agenzie immobiliari che si fanno pagare per servizi pressoché inesistenti; quella delle clausole-fantasma illegittime. Un esempio? La necessità di presentare un garante, o quella di trovare un sostituto: insomma, troppi doveri e nessun diritto. Quello alla casa, dati i costi elevatissimi degli affitti, è ormai diventato un privilegio».

Il sindacato inquilini e assegnatari

Per meglio esplicare la situazione contrattuale è intervenuto un rappresentante del Sindacato Unitario Inquilini e Assegnatari: «Ogni anno come Sunia depositiamo un accordo sugli affitti universitari, accordo che viene controfirmato sia dall’Upo che da Edisu: non dagli studenti, certo, che sarebbero i diretti interessati – e questa è una lacuna legislativa a livello nazionale. Non mi permetterei mai di descrivere una situazione rosea, ma è vero che gli affitti stipulati con il nostro tramite hanno effettivamente costi allineati alla media, o leggermente al di sotto. Non riceviamo, poi, segnalazioni o lamentele. E’ altrettanto vero però che problematiche come quella del garante o della cauzione permangono: per gli universitari viene richiesto sempre il massimo legalmente consentito, che corrisponde a tre mensilità di affitto».

Tanta disinformazione

«Un’altra verità è che molte famiglie e molti studenti non sono abbastanza informati e finiscono per firmare contratti non calmierati dal Sunia: in pratica contratti a canone libero in cui il prezzo è stabilito solo dal proprietario» ha aggiunto un’altra rappresentante Cgil. «In più la carenza abitativa è paradossalmente affiancata da un’eccedenza di beni sfitti o abbandonati. I fondi del Pnrr possono essere usati fino al 2026: perché non riqualificare edifici fatiscenti e destinarli a residenze universitarie?». Insomma denunce, rivendicazioni, proposte costruttive – ma l’assemblea si è chiusa soprattutto con un appello: colmare le lacune, di informazione e di rappresentanza.

Se siete studentesse o studenti Upo, seguite la pagina instagram @udu_unionedegliuniversitari, contattateli o contattateci per raccontare la vostra esperienza.

Seguici sui nostri canali