Dirigenti medici obiettori di coscienza: a Borgomanero 10 su 11, al Maggiore 17 su 21
Il diritto all'aborto infiamma la polemica anche in Italia.
Domenico Rossi: "Difendere la libertà di scelta e la 194 in Piemonte. Preoccupante l'alta percentuale di obiettori nel novarese".
I dati
"Ciò che sta succedendo negli USA sul diritto all’aborto ci riguarda - fa sapere il consigliere regionale novarese Domenico Rossi - I diritti non sono mai acquisiti per sempre ed è in corso una battaglia ideologica sul corpo delle donne. E’ la libertà di queste ultime che spaventa e preoccupa i conservatori in Italia e nel mondo. Non c’è contrapposizione tra aborto legale e difesa della vita, come alcuni movimenti vogliono far credere, anche perché vietare l’aborto significa solo impedire quello legale aprendo a pratiche illegali pericolose che fanno tornare la comunità indietro di 50 anni.
In Italia la partita è tutta concentrata sulla legge 194, che non a caso è finita nel mirino di Fratelli d'Italia, come dimostrano le strumentali prese di posizione pro life dell’assessore Marrone in Piemonte. La piena applicazione della norma, datata 1978, da sempre deve far fronte al fenomeno degli obiettori coscienza che in alcuni contesti limitano nei fatti il diritto delle donne.
In Piemonte la situazione si presenta a macchia di leopardo con delle criticità in alcuni territori come emerge da un accesso agli atti che ho effettuato nelle scorse settimane.
La media regionale di dirigenti medici specializzati in ginecologia e ostetricia obiettori di coscienza è pari al 46,54%. Preoccupa in maniera particolare la situazione del novarese: nell’ASL di Novara, infatti, si raggiunge la quota del 90% (10 su 11), mentre nell’AOU Maggiore dell’80% (17 su 21). Percentuali molto alte anche nei presidi ospedalieri di Novi-Tortona e Casale-Acqui, dove rispettivamente si raggiungono il 77,78% e il 75%. Situazione analoga anche a Rivoli.
La Regione deve intervenire sulle aziende affinché ovunque sia garantito il diritto alla salute e alla libera scelta delle donne. Non ci si può occupare di 194 solo per sostenere le associazioni pro-vita, ma anche i cittadini e le cittadine devono dare la loro parte tornando a far sentire forte la propria voce".