Ex apprettificio in Valle Vevera ad Arona: rischio contaminazione ambientale
Analisi avviate dalla proprietà
Resta sotto osservazione la sede aronese dell’ex Apprettificio Legnanese. Lo stabilimento industriale collocato in via Valle Vevera fu ceduto dai proprietari originari alla società Lamberti Spa nell’ormai lontano 1988. Poi, nell’aprile del 2000, la chiusura dei battenti, con il risultato che oggi la fabbrica risulta dismessa da oltre 22 anni. Grazie a un controllo ambientale avviato tra maggio e giugno del 2022 , effettuato - va detto - “su base volontaria”, la società proprietaria ha rilevato una “contaminazione storica” nell’area industriale. Si tratterebbe quindi di una contaminazione risalente a prima dell’entrata in vigore del decreto Ronchi su bonifiche e gestione dei rifiuti.
I fatti
A spiegare meglio che cosa è accaduto sono le carte pubblicate sull’albo pretorio del Comune. La ditta specializzata in indagini ambientali incaricata da Lamberti ha analizzato il terreno e le acque sotterranee in corrispondenza dello stabilimento. I valori rilevati erano a norma per quanto riguarda i terreni e il materiale da riporto, mentre in tutti i campioni di acque sotterranee prelevate sono stati notati parametri non conformi ai limiti di legge. L’azienda ha quindi provveduto, a luglio, a comunicare agli enti preposti la presenza di una cosiddetta “contaminazione storica”, assicurando però a Comune e Arpa di aver avviato le misure di messa in sicurezza e di prevenzione attraverso “emungimenti forzati” ogni 15 giorni. Lamberti ha quindi chiesto alla ditta incaricata di produrre anche un “piano di caratterizzazione” per meglio descrivere e studiare la situazione, specificando i rischi e le contromisure da mettere in atto.
All’interno dello stabilimento, tra un’area pavimentata e alcuni terreni incolti, sono presenti tre parchi serbatoi interrati, mentre i due parchi serbatoi fuori terra sono stati rimossi quando la fabbrica è stata chiusa.
I parametri fuori norma rilevati riguardano la presenza di composti organo-alogenati, dicloroetilene, cloruro di vinile, tetracloroetilene, dicloroetilene e tricoloroetilene nelle acque sotterranee. A dire il vero, il documento prodotto dalla ditta specializzata non identifica l’origine di questa contaminazione, che secondo lo studio potrebbe essere “interna o esterna”. Nella segnalazione a Comune e Arpa di luglio però, l’azienda indicava tutta una serie di controlli da effettuare e di misure da mettere in atto per garantire la sicurezza e stabilire la verità su questa contaminazione. Indicazioni che, pur con tempi piuttosto lunghi e numerosi passaggi burocratici, sono state recepite il 18 gennaio dalle autorità locali. Comune e Arpa hanno dunque approvato il piano di caratterizzazione, sostenendo la necessità di effettuare i controlli indicati dai proprietari e indicando come urgente anche un’altra verifica tecnica sui serbatoi voluta da Arpa.
"Si tratta di analisi chimiche molto complesse e costose - dicono dal circolo aronese di Legambiente, Gli Amici del lago - crediamo che sia da sottolineare l’impegno della proprietà dello stabilimento, che per prima ha segnalato il problema, e la competenza dei tecnici di Arpa che ora sono chiamati a vigilare. Come circolo di Legambiente siamo impegnati su numerosi territori, non solo quello di Arona, e in Piemonte abbiamo un protocollo d’intesa e una collaborazione ben avviata con Arpa, nei confronti della quale nutriamo totale fiducia. I nuovi test prescritti per quelle acque permetteranno di vedere tutto in modo più chiaro. Se il Comune avesse adottato, come da noi richiesto da decenni, il protocollo ISO 14001 e le relative buone pratiche di gestione ambientale, questa problematica sarebbe potuta emergere ben prima e da controlli attivati dal municipio. Senza aspettare, come in questo caso, la corretta segnalazione della proprietà".