Famiglia ucraina fuggita dalla guerra: "Vogliamo rimanere qui a Marano"
Si sono stabiliti da un anno e mezzo in paese grazie al sindaco Franco Merli e alla generosità dei cittadini
Svitlana ha 44 anni, quattro figli e due nipoti. Fino a poco più di un anno fa viveva in un paesino vicino a Cernovzi, in Ucraina. Dal 24 marzo, a causa dello scoppio della guerra nel Paese, lei e la sua famiglia si sono stabilite a Marano Ticino.
Lo racconta NovaraOggi.
Nella foto in alto Svitlana con la figlia ventenne e il sindaco Merli.
L'accoglienza maranese
Questa nuova vita è stata possibile grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale che ha concesso l’uso di una casa e al cuore immenso dei maranesi che in tre giorni hanno offerto di tutto per consentire alla famiglia di iniziar subito qui una vita dignitosa.
«Marano Ticino? Ci piace tantissimo. Volevo già venire in Italia da tempo, abbiamo colto l’occasione anche se per un motivo molto doloroso e ora io e la mia famiglia vogliamo provare a vivere qui. Ci piace tantissimo essere in un paese molto tranquillo lontano dalla grande città» racconta senza esitazioni Svitlana.
"Partire è stata una scelta difficile"
«Ci siamo allontanati soltanto noi, i miei genitori e fratelli sono rimasti a Cernovzi perché non vogliono lasciare la casa, è spiaciuto molto anche a me lasciare tutto, ma avevo paura. E’ stata una scelta difficile da prendere, - racconta - così una mattina siamo tutti quanti partiti presto, a piedi e dopo quattro giorni siamo arrivati in Polonia».
Svitlana e i figli di 24, 22, 20 e 13 anni si sono mossi a piedi, nel freddo, senza nulla e dormendo in luoghi di fortuna. In quei giorni racconta di aver ricevuto sempre tanto aiuto visto che non erano gli unici ad allontanarsi dal Paese e tutti per lo stesso motivo: «La nostra zona per ora è tranquilla, ma la guerra sta per arrivare anche lì». Dalla Polonia Svitlana e famiglia sono arrivati in Italia, portati a Novara da padre Yuri e poi Marano Ticino.
"La gente di Marano è stata esemplare"
«Noi avevamo questa casa, completamente spoglia, sopra la farmacia, che era disabitata e così abbiamo pensato di offrirla per l’emergenza abitativa, - spiega il sindaco di Marano Franco Merli - ricordo di aver proposto a Svitlana di venire a vederla, ma lei ha rifiutato accettando subito l’aiuto, prendendo il tutto a scatola chiusa».
«Che cosa avremmo dovuto guardare? Era già un enorme aiuto» dice Svitlana. La famiglia è stata accompagnata con la Croce rossa e la casa è stata arredata in poco tempo grazie ai cittadini: «Non mi aspettavo una cosa simile, è stata una grande emozione, la gente di Marano è stata esemplare» aggiunge Merli.
"Casa ci manca ma vogliamo rimanere qui"
«Casa? Ci manca un po’, ma vogliamo rimanere qui. Non vediamo i nostri familiari da allora» dice la donna che per qualche mese anni fa era stata a Domodossola per lavorare e la mamma aveva vissuto a Galliate per fare la badante, poi però non era stata bene e dopo l’operazione ha deciso di tornare in Ucraina.
«Cosa ci manca? Beni, il nostro cane dalmata, lo sta accudendo il sindaco del paese dove viviamo» dice Svitlana che lavorava in Comune. Lei ora presta qualche ora di servizio con le figlie in una fabbrica di giocattoli vicino a Pombia, il ragazzo di 13 anni va a scuola a Oleggio e i due piccoli frequentano l’asilo.
«Devono impegnarsi per imparare l’Italia, - punzecchia sorridendo il sindaco - vivono il paese ma sono molto riservati e così dico loro che devono stare il più possibile in mezzo ai maranesi e imparare l’italiano, è una forte discriminante la conoscenza della lingua».
Gli occhi di Svitlana sono pieni di felicità, diventano un po’ lucidi al pensiero della guerra: «Che cosa pensavo e penso quando leggevo e leggo ciò che accade a casa nostra? E’ difficile da spiegare…».