Il caso

Interruzioni volontarie di gravidanza in Piemonte, Grimaldi (LEU): "La Regione si è 'dimenticata' di fare applicare la 194"

Si torna prepotentemente a parlare della questione dopo gli ultimi sviluppi regionali e il caso di Casale.

Interruzioni volontarie di gravidanza in Piemonte, Grimaldi (LEU): "La Regione si è 'dimenticata' di fare applicare la 194"
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Continua il confronto - duro - in Regione Piemonte sull'applicazione della legge 194, che norma l'interruzione volontaria di gravidanza: la rete "Più di 194 voci" di Torino e Laiga, la libera  associazione italiana ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194, hanno diffidato la Regione Piemonte per avere ignorato l'aggiornamento delle linee di indirizzo sugli aborti farmacologici.

Interruzioni volontarie di gravidanza in Piemonte: la diffida alla Regione

A spiegare la situazione dell'interruzione volontaria di gravidanza sul territorio della Regione Piemonte è il capogruppo del Consiglio regionale di Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi, commentando l’atto di diffida delle 27 associazioni aderenti alla Rete Più di 194 Voci e di Libera Associazione Italiana Ginecologici per l’Applicazione della Legge 194 ODV.:

“La diffida della Rete Più di 194 voci Torino e di LAIGA rivolta alla Regione Piemonte dovrebbe far tremare di vergogna questa Giunta, che da quando è in carica non solo si è ‘dimenticata’ di far applicare la Legge 194/197, non solo ha ignorato scientemente l’Aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico, ma ha fatto di tutto per ostacolare l’autodeterminazione e la libertà delle donne, fino all’ingresso delle associazioni pro vita nei consultori”

"Una delibera di indirizzo chiarissimo, del tutto disattesa"

Quello che viene contestato alla maggioranza guidata dal governatore Alberto Cirio è l'aver disatteso ciò che lo stesso organo aveva approvato nella legislatura precedente. “Nella scorsa legislatura abbiamo approvato una delibera dall’indirizzo chiarissimo, del tutto disattesa” – prosegue Grimaldi, facendo riferimento alla DCR 300 - 27935 “Indirizzi e criteri per garantire l'effettivo accesso alle procedure per l'interruzione della gravidanza ai sensi dell'articolo 9, comma 4, della legge 22 maggio 1978, n. 194”, approvata il 3 luglio 2018.

Il problema degli obiettori di coscienza

Sulla rete nazionale degli ospedali e dei consultori dove è possibile, secondo legge, praticare l'interruzione volontaria di gravidanza, sono moltissimi i medici e gli specialisti che fanno obiezione di coscienza, cioè si rifiutano di praticare aborti. Sulla scelta a livello nazionale è aperto un confronto che va a toccare aspetti deontologici ed etici, ma il risvolto più concreto e pratico è che negli ospedali sta diventando sempre più difficile poter effettuare la pratica dell'interruzione di gravidanza.

“Ci eravamo non solo impegnati a individuare la percentuale di obiettori di coscienza presso le strutture sanitarie regionali e la loro distribuzione” – prosegue Grimaldi – “ma abbiamo anche deliberato che le aziende sanitarie locali, nelle zone con una concentrazione di obiettori di coscienza superiore al 50 per cento, dovessero ricorrere a procedure di mobilità del personale e, se ciò non fosse stato sufficiente, che potessero bandire concorsi riservati a medici specialisti che pratichino IVG. Credo che i direttori inadempienti in questo senso dovrebbero risponderne”.

Il caso di Casale:

“Quell’atto ribadiva anche che tutte le prestazioni e le attività erogate nei consultori familiari non possono essere soggette a obiezione di coscienza e che l’accesso ai consultori è libero, diretto e gratuito per tutte le cittadine e i cittadini, italiani o stranieri, residenti o domiciliati sul territorio, e prevedeva l’erogazione gratuita dei diversi metodi contraccettivi” – conclude Grimaldi. – “Eppure oggi apprendiamo che dal 1° ottobre non è più possibile usufruire delle visite ginecologiche sia di prevenzione che di cura da parte del Consultorio Famigliare di Casale senza impegnativa del medico curante e senza pagamento del ticket, a causa di una determina dirigenziale della Regione resa operativa dall’ASL. Pretendo che la Giunta renda conto di questa decisione e la revochi immediatamente”.

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