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La comunità di San Martino ha accolto il nuovo parroco

In tanti hanno dato il benvenuto a don Stefano Rocchetti che si è detto desideroso di conoscere la nuova realtà

La comunità di San Martino ha accolto il nuovo parroco
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Dopo 25 anni don Clemente De Medici ha lasciato infatti la parrocchia del quartiere ed è diventato canonico, proseguendo il suo ministero in Duomo. Una festa di benvenuto ha segnato l'inizio del nuovo capitolo.

Il benvenuto

Don Stefano domenica 17 settembre è stato accolto sul sagrato della chiesa dal presidente del consiglio comunale di Novara, Dodo Brustia, prima della cerimonia in basilica, dove di fatto si è presentato ai nuovi parrocchiani. E’ stata quindi la volta della consegna dei regali di accoglienza da parte della comunità.

Il primo, don Stefano lo indossava già: la casula donatagli dal Consiglio Pastorale, il secondo, invece, è stato una bicicletta, portatagli fin sotto l'altare in un momento informale e disteso che ha sciolto la solennità e l’emozione dell'evento.

Infine, il rinfresco conclusivo in oratorio, dove i seminaristi, gli amici e i parenti di don Stefano si sono mischiati ai nuovi parrocchiani.

"Ora voglio conoscere le persone e le attività"

«Appena sono arrivato mi hanno accolto i bambini, che bello! Adesso siamo davanti alla porta della chiesa, ma ho visto che di fianco c’è una lapide ricordo dei caduti per la libertà e dietro di me c’è scritto Istituto De Pagave. Mi sembra che abbiamo tante coordinate per camminare bene insieme». Queste sono le prime parole che il sacerdote ha rivolto alle tante persone del quartiere raccolte in piazza per salutare il suo arrivo.

Don Stefano Rocchetti, 56 anni, è rettore del Seminario Vescovile. «In questi anni ho girato molte parrocchie facendo servizi quando il seminario era chiuso, ma non sono quasi mai venuto a San Martino – ha raccontato don Stefano a NovaraOggi – Conosco il quartiere relativamente poco e questa cosa mi fa piacere perché mi rende libero: non entro con idee o programmi preconfezionati, ma arrivo contento di cominciare a camminare con una comunità che conosco in modo superficiale».

Al momento quindi non si parla di programmi per il futuro: «Il mio progetto fondamentale è conoscere le persone, i cammini, le attività – aggiunge. – Una volta che questa fase sarà completata, allora se ne potrà parlare. Perché prima di fare progetti bisogna conoscere. Entro in questa realtà con il desiderio di conoscerla e di camminare insieme a partire dalle belle cose che sono state fatte dai preti che l’hanno guidata fino adesso».

"Bella fraternità tra i sacerdoti"

Don Stefano ne apprezza in particolare due, che sono molto vicine al suo modo di essere e di vivere il ruolo: «Ho osservato una bella fraternità tra i sacerdoti della parrocchia, che mostrano rapporti sereni, mangiano insieme tutti i giorni, condividono. Questo è molto bello perché penso che la testimonianza di una comunità fraterna tra sacerdoti sia qualcosa di contagioso, fa molto bene allo stile dei rapporti di una comunità».

Oratorio: "Qui è stato fatto molto lavoro"

Il secondo elemento che ha colpito la sensibilità di don Stefano è davanti agli occhi di tutti, basta passare dall’oratorio e osservare la quantità di bambini e giovani che lo frequentano. «Si capisce che qua è stato fatto molto lavoro. L’oratorio così pieno di giovani, ragazzi e bambini che si dedicano ad attività diverse mi ha fatto molto piacere. Dove c’è lavoro sui giovani, sui bambini e sui ragazzi, lì c’è futuro». D’altra parte, come sottolinea lui stesso, «uno porta con sé tutto ciò che ha sperimentato nel suo cammino e io ho fatto per cinque anni il coadiutore di un oratorio. Oltre all’esperienza del seminario che mi ha permesso di approfondire il tema educativo verso le persone».

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