Ricorrenza

La Scacchistica novarese il 29 aprile celebra il suo primo secolo di vita

"Siamo inferiori solo ai grandi Circoli di Torino e Milano: siamo davvero fortunati ad aver raggiunto questo livello"

La Scacchistica novarese il 29 aprile celebra il suo primo secolo di vita
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La Società Scacchistica Novarese festeggia i suoi 100 anni: il 29 aprile nell’Arengo del Broletto dalle 15 la presentazione del libro «Storia della società scacchistica novarese» di Stefano Ticozzi e de «La mossa del matto» di Alessandro Barbaglia, a seguire, nel sottoportico una simultanea di scacchi con il maestro Vincenzo Montilli.

Una storia lunga 100 anni

Come racconta Ticozzi al settimanale NovaraOggi "il Circolo scacchistico novarese si forma ufficialmente in Federazione nazionale tra febbraio e marzo del 1923 grazie a una lista di 21 soci fondatori della Novara “in” dell’epoca: troviamo figure importanti e note come i due onorevoli Aldo Rossini ed Ezio Maria Grei oppure l’ingegner Mario Cortinovis figlio di quella Rosa Ferraris Cortinovis al cui nome la Curia ha intitolato il premio bontà cristiana che viene assegnato ogni anno, e avvocati quali Cesare Balossini, Agostino Repetto (che nel 1908 fondò il Novara Calcio) con suo fratello Lino, Piero Segrè, Giuseppe Minola, Giovanni Stoppani, ingegner Michele Ingrassia. Si capisce che gli scacchi sono elitari in questo periodo. Un nucleo che già si incontrava e la prima sede era Il caffè dell’amicizia, all’Angolo delle Ora (dove nacque il Campari)".

"Andando a ricercare le genealogie - aggiunge Ticozzi - i più avevano 26-27 anni ed erano neolaureati (tranne gli onorevoli che avevano 35-40 anni). La figura di riferimento sembra però essere una persona più “comune” rispetto alle altre ovvero Delfino Gastaldi che dedicò la vita agli scacchi. Fino alla fine degli anni Trenta fu referenziario con la Federazione, secondo quanto mi ha raccontato il professor Romolo Ravarini che si iscrisse al Circolo nel 1933 fino al 1984".

Un Circolo dunque che nasce sotto auspici più che buoni, anche se il 1923 non è la prima evidenza di un Novarese che gioca a scacchi: a un torneo del 1878 a Livorno partecipa anche Giuseppe Ravizza, il famoso inventore del cembalo scrivano, città dove si era trasferito negli ultimi anni di vita.

Dopo il 1923 il Circolo non si iscrive più alla Federazione Italiana, riprende nel 1931 con una lista di persone nuove, tranne Gastaldi, vero uomo trainante. «Molte informazioni sono andate perdute perché dal ‘27 al ‘31 il governo fascista tolse alla rivista “L’Italia scacchistica” il titolo di organo ufficiale della Federazione e lo attribuì al “Littoriale” che sugli scacchi scrive poco e quindi non abbiamo fonti sui Circoli» continua Ticozzi.

Nel 1931 si incontrano subito novaresi in possesso di Categorie Nazionali e questo indica che il Circolo ha proseguito a giocare, rinnovandosi nei ranghi fino a perdere quella sorta di «elitarietà» per assumere una veste più «agonistica». I giocatori dunque vanno in giro e riscuotono successi.

Il Circolo oggi

«Il Circolo oggi ha poco meno di un centinaio di soci e vive in giorni precisi di ritrovo e gioco - prosegue l’autore del libro - Negli anni Trenta, in quella che era diventata la nuova sede cioè il Caffè Portorico (angolo via Rosselli, tra Comune e Prefettura), al primo piano, i tavoli per gli scacchi condividevano lo spazio con quelli per le carte e il biliardo: i giocatori che si accordavano per disputare le partite non avevano concentrazione facile insomma! Era una modalità abbastanza pionieristica di allenarsi o disputare un torneo. E al sabato sera lo stesso locale si trasformava in una sala da ballo».

“Andiamo a ballare alla Scacchistica” era il modo di dire dei Novaresi da tanto noto era il luogo. Dal Quaranta a fine anni Cinquanta difficile dire come si viveva il gioco tra Guerra e ricostruzione del Paese. Il Circolo proseguì nell’anonimato in un appartamento di via Gaudenzio Ferrari, di proprietà di uno degli irriducibili.

Nicolò Guglielmi decise quindi di rimboccarsi le maniche, di cercare i vecchi soci e ricostituire la squadra che prese casa al Caffè Barlocchi, in una stanzetta nel seminterrato. Nel 1967 ai campionati nazionali a squadre di Recoaro Terme, Novara vinse il titolo di serie C, fiore all’occhiello della sua storia.

«La sede si spostava da un bar all’altro perché gli scacchisti non consumano e dopo un po’ i titolari ti cacciano! E’ stato così anche per noi fino a una decina di anni fa - sorride Ticozzi - quando abbiamo trovato questo spazio in via Perazzi, ex sede di quartiere, con due stanze: una adibita al gioco e l’altra a segreteria e biblioteca con 700-800 libri: siamo inferiori solo ai grandi Circoli di Torino e Milano; siamo davvero fortunati ad aver raggiunto questo livello. Martedì, venerdì sera e sabato pomeriggio possiamo disputare tornei e tenere lezioni e corsi».

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