Valentina, più forte della malattia

La Sclerosi non ferma il suo cammino

Valentina Vargiu, 43 anni, ha percorso 370 Km sulla strada di Santiago

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Valentina Vargiu. 43 anni, di Momo, ha percorso 370 km sulla strada di Santiago. "Per due settimane ho vissuto un sogno fatto di fatica, emozioni e incontri importanti".

Più forte della malattia

Più forte della malattia, spinta da una grande determinazione e forza di volontà per superare i suoi limiti e le difficoltà che la vita le ha messo davanti. Una “sclerata in cammino”, è così che si definisce Valentina Vargiu, la momese di 43 anni affetta dal 2005 da sclerosi multipla che nello scorso mese di giugno ha percorso oltre 370 chilometri sul cammino di Santiago di Compostela. Uno slogan questo che ha portato stampato su una simpatica maglietta donatale dagli “Amici del “Tennis Momo” e che l’ha accompagnata per tutti i 12 giorni di marcia. Partita da Póvoa de Varzim, sul cammino della costa portoghese, è arrivata fino a Santiago con una deviazione nella Senda Litoral, sempre con il sorriso sulle labbra, trasformando la fatica in energia positiva per mantenere viva la “sua” promessa. Valentina ha voluto condividere quest’esperienza ripercorrendo la sua storia e assicurando che per il futuro ha già in mente un'altra avventura sulle tracce di San Giacomo.
Quando ha scoperto la malattia?
«A 26 anni, ero incinta della mia prima figlia Carlotta, inizialmente si pensava fosse lo stress poi è arrivata la diagnosi ed è stata come una tegola sulla testa, la forza in quel periodo l’ho trovata nell’affetto delle persone e nei tanti progetti futuri». Il matrimonio con Roberto, la nascita due anni dopo della secondogenita Matilda, «Dal 2009 ho iniziato una nuova cura che funziona, mi sono però “seduta” sulla malattia, l’accettavo senza lamentarmi ma non facevo nulla per superarla».
La pandemia è stato un momento complicato...
«Ero molto provata dal punto di vista fisico, arrivando a pesare addirittura 104 kg».
Nell’estate 2021 la svolta a seguito di un evento tragico, la morte improvvisa dell’amico Andrea.
«Poche settimane prima ci eravamo rivisti dopo tanto tempo, avevamo parlato di viaggi e di come affrontare i problemi, “Se vuoi fare una cosa devi impegnarti per farla, dipende tutto da te, ricordati che si vive una volta sola” mi disse». Dopo il funerale la promessa «Da oggi inizio a camminare e vado a Santiago. Ho iniziato così ad allenarmi in compagnia di “Gino” il mio zaino che portavo sempre in spalla, è stato faticoso, ho perso 24 chili ed erano in tanti a pensare che fosse una pazzia, compresi i miei familiari ma io in fondo mi reputo un po’ “pazzerella”. Non l’ho fatto però per dimostrare niente a nessuno, quasi temevo i pregiudizi della gente, l’ho fatto per me stessa».
Che esperienza è stata?
«Qualcosa di incredibile, per due settimane ho vissuto un sogno fatto di fatica, emozioni e incontri importanti. Sono partita da sola, per ritrovarmi, il mio obiettivo non era quello di arrivare per forza ma provarci e io ce l’ho fatta. Camminavo anche dodici ore al giorno, ho creato tantissimi legami con gli altri pellegrini, eravamo una “famiglia” e ogni sera aggiornavo la chat che avevo creato con parenti e amici, alla fine erano più di 200 a seguirmi».
Ci sono stati momenti di sconforto?
«La fatica non la sentivo, c’era ma non mi è mai pesata, ricordo solo le cose belle. Solo una volta mi sono persa in un bosco di eucalipti, non prendeva il telefono e ho temuto di non ritrovare la via, quando ho raggiunto una casa ad aprirmi c’era un signore di nome Gesù». Valentina è atea ma crede nel destino e in quella forza «Che mi ha mosso prima la testa e poi le gambe». È proprio il destino a farle incontrare Anna, anche lei malata di sclerosi multipla, «L’ultimo giorno arrivata a Santiago ho chiesto a una ragazza olandese di scattarmi una foto, poi parlando abbiamo scoperto questa cosa e siamo scoppiate a piangere, era pazzesco, in mezzo a tanta gente ci eravamo trovate senza volerlo in quel momento così particolare».

Valentina Vargiu, 43 anni

«Tanta leggerezza, sono la stessa Vale di prima ma con una consapevolezza diversa, agli altri dico di non mollare mai e rialzarsi sempre, se ce l’ho fatta io… Ringrazio i medici che mi seguono e chi si occupa di ricerca, le associazioni Aism e Fism e Andrea che è sempre presente e ha camminato a fianco a me. Promessa mantenuta Andre!, “Buen Camino” a tutti».

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