I dati

Legambiente lancia l'allarme: in Piemonte la situazione è critica

Novara sostanzialmente si conferma (43esima).

Legambiente lancia l'allarme: in Piemonte la situazione è critica
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Più auto in circolazione e un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico. Livelli di smog e di perdite lungo la rete idrica che rimangono preoccupanti. Poche note positive che poco incidono sul trend complessivo: tra tutte, l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e infrastrutturazioni ciclabili. Nel 2020 segnato dall’emergenza pandemica, i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le medesime e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche importante eccezione e best-practice cui guardare per tracciare la rotta del cambiamento su scala nazionale.

Uno studio inquietante

Questo è il quadro che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE e presentato questa mattina in diretta streaming sui siti di Nuova Ecologia e Sole 24 ORE, sul canale YouTube e sulla pagina LinkedIn di Legambiente. Il report, pubblicato sul Sole 24 Ore di oggi, prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione.

Male la situazione in Piemonte

Tutti i capoluoghi piemontesi perdono diverse posizioni rispetto al 2020, con la sola Cuneo che ne guadagna una (ora 14esima); Biella e Verbania escono vistosamente dalla top ten dello scorso anno, Novara sostanzialmente si conferma (43esima). Male Asti (68esima), malissimo Torino (81esima) e Vercelli (84esima). Addirittura quartultima generale e ultima tra le città del nord del paese Alessandria (102esima). Aosta passa invece dal 56esimo posto al 42esimo.

«Gli indicatori sulla qualità dell’aria, sul tasso di motorizzazione e sulle vittime della strada sono negativi in quasi tutta la Regione - dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - così come quelli relativi ad offerta ed uso TPL, a mq di ciclabili e di isole pedonali pro-capite. Praticamente tutta la regione è rossa in relazione alle rinnovabili su edifici pubblici, bene solo Torino in relazione al consumo di suolo, quest’ultimo un trend che ci auguriamo venga confermato dal capoluogo. Mediamente scarso il verde fruibile e non alta la presenza di alberi urbani ogni 100 abitanti; bene la qualità della rete fognaria ma ancora alta la dispersione di acqua e il suo consumo, criticità che peseranno sempre più sulle nostre città in ottica di resilienza e contrasto ai cambiamenti climatici. La fotografia piemontese è impietosa, i dati non dicono tutto ma raccontano molto, in particolare di quanto le amministrazioni cittadine debbano fare scelte che avremmo definito coraggiose, ma che oggi possiamo solo più definire inevitabili, anche alla luce della consapevolezza del ruolo che le aree urbane hanno e avranno su contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici e, conseguentemente, in relazione alla qualità della vita. Per vincere queste sfide abbiamo oggi una grande, forse la più grande opportunità che non possiamo sprecare: i fondi del PNRR devono indirizzare e finanziare investimenti innovativi, efficaci e in linea con la tutela dell’ambiente».

I fattori negativi nazionali

Complice la pandemia, crolla un po’ ovunque l’utilizzo del trasporto pubblico che registra un calo del 48%. Nota dolente sono anche le perdite della rete idrica che restano stabili: il 36,1% dell’acqua potabile non arriva ai rubinetti. In 19 città si disperde la metà o più dell’acqua immessa nelle condutture. Per quanto riguarda le concentrazioni di polveri sottili (PM10) in atmosfera, anche nel 2020 la media annua dei 40 µg/mc (il valore limite per la protezione della salute umana fissato dalla direttiva comunitaria) viene rispettata in tutte le città; la situazione peggiora se si guarda invece alla media giornaliera da non superare secondo i limiti di legge (50 µg/mc), con 35 capoluoghi che superano i 35 giorni consentiti e 13 centri urbani dove si conta più del doppio dei giorni di sforamento. Si riduce invece il valore medio delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2), così come il numero di città dove lo stesso supera il limite di legge, mentre il valore medio delle centraline che rilevano le concentrazioni di ozono (O3) supera la soglia di protezione della salute umana in circa un terzo dei Comuni considerati (39 su 105). Sul fronte delle energie rinnovabili, sono ben 23 i capoluoghi dove ancora non si raggiunge 1 kW/1000 abitanti e sono otto le città ferme a zero. Il valore medio nazionale, in lieve calo, si attesta sui 4,77 kW/1.00 ab. In oltre la metà dei capoluoghi considerati peggiora l’indice dell’uso efficiente di suolo, a fronte di un calo più o meno marcato del numero di abitanti: il calo demografico è generalmente associato a una crescente perdita di funzioni dell’infrastruttura residenziale storica a fronte di nuove espansioni.

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