Parla il discusso "direttore artistico" di Arona in Musica: "Io maschilista? Attacco strumentale"
Intanto nell'ultimo consiglio comunale si è infiammato il dibattito sulla questione dei testi sessisti del deejay
Durante il consiglio comunale dello scorso 29 luglio 2024 il punto all’ordine del giorno che ha scatenato le discussioni più aspre è stato, come ci si poteva aspettare, quello che riguardava la mozione sull’incarico di “direttore artistico” dell’Arona in Musica, almeno “de facto”, se non in modo ufficiale, assegnato al dj aronese Gio Manuzzi.
Il caso del "direttore artistico" di Arona in Musica
La bufera sull’artista aronese e, di riflesso, sulla giunta Gusmeroli, era scoppiata già nelle scorse settimane, quando con un reel su Instagram e con la pubblicazione del testo della mozione, le forze di opposizione Impronta Civica e Arona agli Aronesi avevano sottolineato la presenza, nella discografia di Manuzzi, di canzoni dal contenuto sessista e misogino. Canzoni in cui sono contenute frasi come: “Tr*ia l'hai data a tutti e adesso anche i cani ormai non la vogliono più". "Quante donne vestite strane.. sti soldi spendili a putt**e". Con la mozione, l’opposizione chiedeva al Comune di prendere le distanze da questi atteggiamenti giudicati inaccettabili e soprattutto di valutare meglio in futuro a chi affidare incarichi culturali.
La risposta ufficiale della giunta, affidata a un testo letto dall’assessora Alessandra Marchesi, era già stata resa nota nel corso delle settimane passate: l’Amministrazione sottolineava che Manuzzi in realtà non ha alcun incarico ufficiale, né alcuna retribuzione per il ruolo di direttore artistico, che sarebbe una carica “auto attribuita”. Inoltre la maggioranza ha voluto precisare che i testi contestati apparterrebbero a “un periodo difficile della vita di Manuzzi” e che non avevano “alcun intento dispregiativo verso le donne”.
Il dibattito in consiglio
Nel corso della discussione però, il sindaco Alberto Gusmeroli è andato anche oltre queste prime dichiarazioni. Pur ribadendo di non condividere il senso di nessuna frase sessista, ha citato come esempio alcune canzoni di Fedez e Sferaebbasta per dimostrare come contenuti di questo tipo siano spesso parte della produzione musicale, anche contemporanea.
Da Impronta Civica Roberta Tredici ha risposto dicendo che proprio per questi motivi non porta i propri figli ai concerti di Fedez e Sferaebbasta o di artisti simili e insieme a Gianluca Ubertini ha ribadito l’importanza di valutare sempre prima e con attenzione il profilo artistico degli interpreti invitati agli eventi culturali, sottolineando che la segnalazione sui testi di Manuzzi sarebbe arrivata da numerose donne aronesi che avrebbero protestato dicendo che “Manuzzi non le rappresenta”.
«Credo che sia dovere di un genitore - ha detto Tredici - ma anche dovere di un amministratore avere un compito a livello istituzionale verso il resto della popolazione. Ottimo, e ci mancherebbe. il fatto che l’Amministrazione ha preso le distanza da quei testi. Non so se lo ha fatto chi li ha scritti, glielo chiederemo».
«Non siamo qui per dire se Gio Manuzzi è bravo o no - ha detto Ubertini - pensiamo che però l’Amministrazione non possa cedere su certi principi o dare segnali negativi. Bisogna dare un segnale di attenzione a certe tematiche importanti».
Il capogruppo di Arona agli Aronesi Federico Monti ha invece giudicato la rassegna “scadente” e ha ipotizzato che l’incarico a Manuzzi, seppur ufficioso, sia stato assegnato in cambio di due serate “di gratificazione” per una sorta di “ricompensa” per il sostegno offerto dall’artista in campagna elettorale allo stesso Gusmeroli.
«Io - ha tuonato il sindaco - non ho mai ipotizzato che il consigliere Monti organizzasse i concerti di Noah e che poi fosse invitato a suonare in Sicilia in una importante tournée dall’organizzatore degli eventi di Noah perché c’era un doppio fine, e non voglio che lui pensi che c’è un doppio fine nell’operato di Gio Manuzzi».
Infine, al termine della discussione, la vicesindaca Marina Grassani ha esortato l’opposizione a “condannare i gesti e non le persone”. In questo modo si sarebbe evitata all’artista aronese quella che a suo parere è stata a tutti gli effetti una “gogna mediatica”.
Prima del voto, Gusmeroli ha chiesto all’opposizione di ritirare la mozione e di chiedere scusa a Manuzzi. Decisa la risposta delle minoranze: «Vi abbiamo chiesto di dissociarvi da quei testi - ha detto Ubertini - perché crediamo che sia importante. Non ritireremo la mozione». E come prevedibile, la votazione si è conclusa con la bocciatura della mozione, grazie ai voti della maggioranza.
La parola a Gio Manuzzi
A margine del Consiglio, e a qualche settimana di distanza dallo scoppio della polemica sui suoi testi, il Giornale di Arona ha intervistato direttamente il chiacchierato “direttore artistico” degli eventi aronesi. Un modo per conoscere più da vicino un personaggio che sta facendo discutere la città.
«Tutta questa vicenda - dice Gio Manuzzi - tutti questi riflettori puntati su di me, in un certo senso non hanno fatto altro che farmi pubblicità. E per questo ringrazio i rappresentanti dell’opposizione: in tanti mi stanno contattando e stanno riscoprendo alcune canzoni della mia produzione che sembravano essere state dimenticate. Ma rassicuro tutti i miei detrattori: nessuna delle persone che mi ha contattato in questo periodo lo ha fatto per insultarmi, per attaccarmi, o per chiedermi conto di questi testi e di quei brani musicali. Gli aronesi mi conoscono e soprattutto le donne sanno che non sono una persona maschilista o sessista. Quei testi contengono delle frasi forti e che oggi non sono probabilmente accettabili. Ma il fatto è che risalgono a molti anni fa, quando la sensibilità generale era decisamente diversa da quella di oggi rispetto a questi argomenti. E soprattutto sono canzoni nate in un contesto fortemente ironico, quello della trasmissione “Ciao Belli” di Radio Deejay, e un periodo, quello in cui analoghi brani venivano proposti da Claudio Bisio o dagli stessi Elio e Le Storie Tese, in cui quei testi non apparivano probabilmente come offensivi».
Quella di Gio Manuzzi è una figura artistica e professionale che oggi probabilmente non esiste più, almeno in questo forma e con questi connotati. Manuzzi adesso ha 62 anni, ha una pensione guadagnata lavorando come autista per una ditta di bulloni della zona, e una lunga esperienza come dj, praticata sempre nel tempo libero.
«Ho iniziato che avevo appena 14 anni - racconta - all’inizio per entrare in questo mondo ho fatto il parcheggiatore fuori dal locale che si trovava accanto al Mirage. Ero pagato per fermare le macchine di coloro che volevano parcheggiare lì senza essere clienti e che provavano ad entrare semplicemente per andare al Mirage. Poi, dal 1982 in avanti, ho iniziato a fare qualche lavoro nelle discoteche alla sera, dopo la mia giornata lavorativa “ordinaria”. Ho iniziato a occuparmi delle luci in sala e poi sono diventato un vero e proprio dj. A quei tempi bisognava ingegnarsi in qualche modo per tutta l’attrezzatura necessaria. Dovevi comprarti i dischi da proporre nel corso delle serate e per riuscire a lavorare senza un grosso capitale alle spalle dovevi costruirti una piccola sala di incisione a casa. Nel corso della mia carriera ho scritto qualcosa come 500 canzoni, ovviamente tutti brani da discoteca».
«Nei testi che mi vengono contestati - prosegue - parlavo in modo ironico e non certo serio del momento in cui si consuma una separazione. Sono vicende che anche ai giorni nostri troppo spesso finiscono in modo drammatico. Il mio era un modo per trattare il tema con leggerezza e, chiaramente, con la sensibilità che era comune in quel periodo nei confronti di questi argomenti. Non pretendo di essere seguito come un maestro di vita, non l’ho mai voluto e non sono la persona adatta per questo. Però credo di essere bravo in ciò che faccio e la dimostrazione, oltre alle collaborazioni che ho portato a termine negli anni con artisti come Silvia Rocca, Maurizia Paradiso, Antonio Zequila e Fernando Sosa, l’ho avuta nel corso di queste serate ad Arona. Nonostante le polemiche mediatiche, in quella piazza non sono stato contestato, anzi c’erano sempre almeno 400 persone ad assistere ai miei concerti e ho ricevuto davvero molti applausi».
Quindi conclude: «Credo che le polemiche nei miei confronti siano state strumentali, messe in scena per colpire più che altro la giunta Gusmeroli. Non è stato bello trovarsi in mezzo a questa bufera, ma ho le spalle larghe e credo di aver saputo rispondere con i fatti alle critiche. A chi mi contesta consiglio di ascoltare una delle mie canzoni, “See You”. Capirà qual è la mia sensibilità nei confronti delle donne e quanto le ho amate e le amo».