Violenza

Pestarono brutalmente e rapinarono una pensionata di Novara: patteggiano

Secondo quanto emerso, la donna, dopo aver aperto la porta pensando che fosse un vicino, era stata prima spinta a terra, poi malmenata, imbavagliata e minacciata di morte con un coltello

Pestarono brutalmente e rapinarono una pensionata di Novara: patteggiano
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Rapinarono pensionata: “basista” e “palo” hanno patteggiato. Nei confronti dei due maggiorenni autori del pestaggio e furto avvenuto il 4 novembre 2021 in corso Torino ai danni di una pensionata, il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio e di recente i due, che per l’accusa sono “basista” e “palo”, dopo essere comparsi in udienza preliminare al tribunale di Novara hanno scelto tramite i loro legali la via del patteggiamento (con lo sconto di ridurre la pena di un terzo).

Le condanne

Due anni e 11 mesi il primo, ovvero quello che aveva fatto il “basista”, 2 anni, 4 mesi e 20 giorni il secondo, il “palo”, che si sarebbe pentito, chiedendo scusa alla vittima. L’anno scorso, va ricordato, gli altri due novaresi coinvolti, entrambi minorenni, erano già comparsi davanti al giudice del tribunale (competente) di Torino e per loro era scattata la messa alla prova ai Servizi sociali.

L’episodio di cronaca aveva colpito la città per la sua brutalità. Il quartetto era stato rintracciato dalla polizia dopo la denuncia presentata da una pensionata novarese di 74 anni costretta a vivere momenti di puro terrore tra le mura della sua abitazione del centro. Secondo quanto emerso, la donna, dopo aver aperto la porta pensando che fosse un vicino, era stata prima spinta a terra, poi malmenata, imbavagliata e minacciata di morte con un coltello.

Quindi le erano stati rubati soldi, preziosi e ori - per un valore di circa 500 euro complessivi ­ che erano custoditi nella cassaforte in uno dei locali. Infine, gli autori del colpo erano spariti, per poi essere identificati solo successivamente. Erano riusciti a entrare in quell’alloggio senza particolari problemi e conoscendo la posizione delle varie stanze, perché il basista vi era già stato in precedenza per effettuare dei lavori per conto di una ditta. La sentenza è stata emessa la scorsa settimana ed un quinto giovane a giudizio, ma “solo” per il reato di ricettazione ha chiesto la messa alla prova. Aveva comprato e rivenduto uno dei preziosi rubati.

Giuseppe Ruffier, avvocato difensore del cosiddetto “palo”, ha commentato così a Novara Oggi: "Abbiamo scelto la via giudiziaria migliore, ovvero quella del patteggiamento, e risarcito la parte civile usufruendo per questo motivo dell’attenuante. Il mio cliente, dopo aver tolto il braccialetto elettronico, si sta riabilitando e ha già fatto il primo incontro coi servizi previsto dalla riforma Cartabia: al momento lavora nell’azienda del cugino".

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