Processo per Eternit bis: paura che i risarcimenti restino solo sulla carta
A giudizio, come noto, c’è Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero ultimo padrone della multinazionale, accusato di omicidio volontario per la morte di 392 persone nel territorio di Casale Monferrato
Eternit bis: chi paga? Oggi è in programma una nuova udienza del processo “Eternit bis” al tribunale di Novara.
I fatti
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Piemonte Giorgio Airaudo, Alessio Ferraris e Gianni Cortese, chiedono in una lettera inviata a presidenza del Consiglio dei ministri e Regione Piemonte un confronto sul risarcimento delle vittime dell’amianto. A giudizio, come noto, c’è Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero ultimo padrone della multinazionale, accusato di omicidio volontario per la morte di 392 persone nel territorio di Casale Monferrato.
L’obiettivo di Cgil, Cisl e Uil è quello di predisporre “una serie di iniziative volte ad accertare la possibilità di agire civilmente nei confronti delle società e degli imputati legati al processo”. «Il timore – hanno affermato i tre segretari – è quello che un’eventuale sentenza di condanna al risarcimento del danno rimanga esclusivamente sulla carta. Una circostanza tutt’altro che remota dal momento che, per quanto è emerso, Schmidheiny non sembra essere intestatario di alcun bene».
Il procedimento riprenderà nei prossimi giorni con la deposizione di alcuni testimoni. Al termine delle loro requisitorie i pubblici ministeri della Corte di Assise avevano chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per Schmidheiny, evidenziando come all’imputato sarebbe stata “ben nota fin dall’inizio della sua avventura ai vertici dell’Eternit la pericolosità dell’esposizione all’amianto” e che “nonostante ciò, l’imprenditore avrebbe omesso di adottare le misure per proteggere lavoratori e cittadini”.
Intanto continuano a “sbriciolarsi” gli altri processi – sempre sullo stesso tema – che vedono a giudizio il magnate svizzero. E’ avvenuto di nuovo davanti alla Corte di Appello di Torino, altro filone legato allo stabilimento di Cavagnolo, dove la pena a Schmidheiny è stata più che dimezzata: un anno e 8 mesi rispetto ai quattro del primo grado.