Soldi falsi spesi nel novarese: latin lover nei guai
Nel 2013 l’operazione “Every ten” portò a scoprire una produzione di 80 milioni di euro “stampati in casa”.
Soldi falsi spesi a Romagnano e dintorni: latin lover nei guai
Alle sbarre c’è Lucio Camozza, già noto per essere stato definito il “latin lover” di Cressa. Questa volta però l’accusa di truffa nei confronti delle donne che aveva fatto innamorare e poi abbandonato non centra nulla, tra queste c’era stata anche una signora di Romagnano a cui aveva portato via quasi tutto.
Una lunga storia
La storia risale a nove anni fa e le somme vennero spese a Romagnano, Fontaneto d’Agogna e Dormelletto. Gli inquirenti riuscirono a scoprirne anche la provenienza: le banconote erano state realizzate in una delle tipografie sequestrate nel dicembre 2013 dai carabinieri di Verbania nell’ambito dell’operazione “Every Ten” che aveva permesso di togliere dal mercato ottanta milioni di euro falsi, tutti in tagli da cinquanta.
L’inchiesta Every Ten
La banda aveva la mente sul Lago Maggiore e due unità produttive, una nel Verbano e l’altra a Lessona. Cinque le persone arrestate, tra cui anche un uomo di Boca, e l’indagine andò avanti fino a cercare di comporre la rete degli “spacciatori”, ovvero coloro che nel frattempo avevano iniziato a spendere i soldi falsi e immetterli così liberamente sul mercato.
Banca centrale parallela
Il denaro non veniva solo utilizzato per fare acquisti sul territorio, infatti la gran parte dei quasi ottanta milioni di euro era destinata al mercato illegale europeo, una sorta di banca centrale parallela. E all’organizzazione rendeva una cifra molto lontana dal valore finale della banconota. Si era scoperto infatti che ogni pezzo falso da 50 euro infatti poteva valere dai 2 ai 4 euro, a loro volta gli acquirenti rivendevano ai propri intermediari.
Lavoro notturno
Nelle tipografie di giorno si lavorava normalmente, di notte invece erano i titolari a mettersi al lavoro e realizzare le banconote false. E il «tesoro» veniva immagazzinato a Bioglio, sempre nel Biellese, in un garage preso in affitto da una delle due menti dell’intera vicenda. Dai carabinieri vennero trovate migliaia di banconote false pronte ad essere immesse sul mercato.