68enne accusata di appropriazione indebita: condannata a 6 mesi

68enne accusata di appropriazione indebita: condannata a 6 mesi
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NOVARA, Condanna a sei mesi e 500 euro di multa, mercoledì pomeriggio in Tribunale a Novara, al processo a carico di una 68enne novarese, economa con incarichi di gestione del capitale dell’ex Comunità Casa Regina Pacis, realtà sciolta anni fa. La donna, assistita dall’avvocato Luigi Bruno, è alla sbarra con l’accusa di appropriazione indebita. Nelle passate udienze ha rigettato ogni addebito. Il pm aveva chiesto proprio sei mesi e 500 euro, mentre il difensore l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato.A portarla sul banco degli imputati sono due suore laiche, due consorelle, che, negli scorsi mesi, si sono costituite parte civile con l’avvocato Giulia Ruggerone. Dalle testimonianze uscirebbe una gestione particolare del denaro comune. Le due donne, ultra ottantenni, sostengono come la 68enne si sia appropriata delle somme che, nel corso degli anni, erano state accantonate dalla Casa Regina Pacis, di cui tutte e tre facevano parte, a quanto pare girando le somme (ci sarebbe un assegno) sul suo conto personale. Le anziane consorelle sostengono come quelle somme, «in caso di scioglimento, si sarebbero dovute dividere». Sempre da quanto riferito dalle due ottantenni, l’imputata avrebbe anche stipulato una serie di polizze assicurative per le altre appartenenti alla Casa, incassando, però, poi, lei, sempre dal racconto delle due, le relative somme. Questo, ovviamente, alla scadenza. Stando alla difesa, che ha ribadito la sua tesi anche mercoledì, la danneggiata semmai è la Diocesi, in quanto la Casa Regina Pacis non era dotata di personalità giuridica, Diocesi che mai ha fatto denuncia o evidenziato anomalie. La 68enne nega, sostenendo come quei soldi non fossero della comunità. Motivazioni a 90 giorni.

mo.c.

NOVARA, Condanna a sei mesi e 500 euro di multa, mercoledì pomeriggio in Tribunale a Novara, al processo a carico di una 68enne novarese, economa con incarichi di gestione del capitale dell’ex Comunità Casa Regina Pacis, realtà sciolta anni fa. La donna, assistita dall’avvocato Luigi Bruno, è alla sbarra con l’accusa di appropriazione indebita. Nelle passate udienze ha rigettato ogni addebito. Il pm aveva chiesto proprio sei mesi e 500 euro, mentre il difensore l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato.A portarla sul banco degli imputati sono due suore laiche, due consorelle, che, negli scorsi mesi, si sono costituite parte civile con l’avvocato Giulia Ruggerone. Dalle testimonianze uscirebbe una gestione particolare del denaro comune. Le due donne, ultra ottantenni, sostengono come la 68enne si sia appropriata delle somme che, nel corso degli anni, erano state accantonate dalla Casa Regina Pacis, di cui tutte e tre facevano parte, a quanto pare girando le somme (ci sarebbe un assegno) sul suo conto personale. Le anziane consorelle sostengono come quelle somme, «in caso di scioglimento, si sarebbero dovute dividere». Sempre da quanto riferito dalle due ottantenni, l’imputata avrebbe anche stipulato una serie di polizze assicurative per le altre appartenenti alla Casa, incassando, però, poi, lei, sempre dal racconto delle due, le relative somme. Questo, ovviamente, alla scadenza. Stando alla difesa, che ha ribadito la sua tesi anche mercoledì, la danneggiata semmai è la Diocesi, in quanto la Casa Regina Pacis non era dotata di personalità giuridica, Diocesi che mai ha fatto denuncia o evidenziato anomalie. La 68enne nega, sostenendo come quei soldi non fossero della comunità. Motivazioni a 90 giorni.

mo.c.

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