A processo per istigazione alla corruzione: assolto 52enne novarese

A processo per istigazione alla corruzione: assolto 52enne novarese
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NOVARA – Finito alla sbarra con le accuse di istigazione alla corruzione e danneggiamento, questa mattina, martedì 5 maggio, in Tribunale a Novara, Salvatore Panepinto, 52 anni, è stato assolto perché il fatto non sussiste dalla prima accusa dal Collegio, presieduto da Fabrizia Pironti di Campagna. Condanna, invece, con le generiche, a 200 euro di multa per il danneggiamento. All’ultima udienza, il pm Ciro Caramore, aveva chiesto 2 anni di reclusione, il difensore, l’avvocato Alessandro Brustia, l’assoluzione.

Stando all’accusa, l’uomo avrebbe colpito con una caraffa la vetrina di un mobilificio di corso Milano, tentando poi, per l’accusa iniziale, di offrire 50 euro ai Carabinieri intervenuti, probabilmente per chiudere un occhio. Una tesi, questa, sempre rigettata dall’imputato, che, anzi, ha sempre sostenuto di aver voluto semmai risarcire il mobiliere. Il Collegio gli ha dato ragione. In aula, nella penultima udienza, era stato ascoltato un carabiniere intervenuto e poi l’imputato aveva rilasciato spontanee dichiarazioni. «Sono estraneo alle accuse – aveva riferito il 52enne – Avevo un po’ bevuto e stavo rientrando a casa. Sono entrato nel mobilificio perché questi negozi hanno spesso quadri che mi interessano. Sono poi uscito e mi ha raggiunto il proprietario, dicendomi che avevo danneggiato qualcosa nel negozio. Gli ho così offerto 50 euro che avevo in tasca. Intanto sono sopraggiunti i Carabinieri e ho cercato di spiegare cosa fosse successo. Momenti in cui avevo ancora in mano quei 50 euro, quelli destinati al mobiliere. Non erano certo per i militari: non ho lanciato alcuna brocca».

mo.c.

NOVARA – Finito alla sbarra con le accuse di istigazione alla corruzione e danneggiamento, questa mattina, martedì 5 maggio, in Tribunale a Novara, Salvatore Panepinto, 52 anni, è stato assolto perché il fatto non sussiste dalla prima accusa dal Collegio, presieduto da Fabrizia Pironti di Campagna. Condanna, invece, con le generiche, a 200 euro di multa per il danneggiamento. All’ultima udienza, il pm Ciro Caramore, aveva chiesto 2 anni di reclusione, il difensore, l’avvocato Alessandro Brustia, l’assoluzione.

Stando all’accusa, l’uomo avrebbe colpito con una caraffa la vetrina di un mobilificio di corso Milano, tentando poi, per l’accusa iniziale, di offrire 50 euro ai Carabinieri intervenuti, probabilmente per chiudere un occhio. Una tesi, questa, sempre rigettata dall’imputato, che, anzi, ha sempre sostenuto di aver voluto semmai risarcire il mobiliere. Il Collegio gli ha dato ragione. In aula, nella penultima udienza, era stato ascoltato un carabiniere intervenuto e poi l’imputato aveva rilasciato spontanee dichiarazioni. «Sono estraneo alle accuse – aveva riferito il 52enne – Avevo un po’ bevuto e stavo rientrando a casa. Sono entrato nel mobilificio perché questi negozi hanno spesso quadri che mi interessano. Sono poi uscito e mi ha raggiunto il proprietario, dicendomi che avevo danneggiato qualcosa nel negozio. Gli ho così offerto 50 euro che avevo in tasca. Intanto sono sopraggiunti i Carabinieri e ho cercato di spiegare cosa fosse successo. Momenti in cui avevo ancora in mano quei 50 euro, quelli destinati al mobiliere. Non erano certo per i militari: non ho lanciato alcuna brocca».

mo.c.

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