A processo per oltraggio a due poliziotti

A processo per oltraggio a due poliziotti
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NOVARA - Ha rigettato ogni contestazione che gli muove l’accusa e, anzi, ha sostenuto con forza come i suoi accusatori, stando a lui, avrebbero raccontato solo bugie. «Gli agenti non hanno detto la verità. Quella donna – ha sostenuto in aula, ascoltato al Tribunale monocratico davanti al giudice Andrea Cavagnolo – non ha detto una verità. Sono tutte bugie. E sa perché? – ha continuato rivolgendosi al giudice – perché vogliono i miei soldi, ma non li avranno. Ho preparato una memoria, lì c’è tutta la verità». A parlare è Rinaldo Di Santo, 71 anni carabiniere in pensione, a processo per oltraggio a pubblico ufficiale, in particolare a due agenti della Polizia, e per aver esibito un distintivo non autorizzato. I fatti al centro del processo risalgono al primo luglio 2010 nello studio legale B.B.D. (Bossi, Buscaglia, Dulio). Quel giorno, come emerso in aula nella scorsa udienza, era dovuta intervenire la Polizia. Il marito di una cliente, l’odierno imputato, voleva avere informazioni e documenti riguardanti una causa della moglie. Quando gli è stato risposto che i documenti vengono consegnati solo a chi è direttamente interessato, stando all’accusa, l’uomo avrebbe dato in escandescenza. Da qui la chiamata alla Polizia. Una discussione accesa e che avrebbe visto poi il 71enne prendersela con i due poliziotti, in particolare con una donna in divisa, offesa, a quanto risulta, perché donna. Alla penultima udienza erano stati escussi anche i legali dello studio. Stando alle testimonianze, il 71enne avrebbe detto frasi poco carine, soprattutto all’agente donna. L’imputato venerdì in aula ha raccontato come quanto avvenuto ormai quasi 5 anni fa sia diverso da quanto sostenuto, invece, dagli agenti intervenuti. «Non ho mai offeso nessuno e certo non volevo offendere le donne. Non hanno detto la verità – ha ancora sostenuto il 71enne, assistito dall’avvocato Giuseppe Ruffier – Attendo un'assoluzione – ha poi continuato, rivolgendosi al giudice – perché qui hanno solo detto bugie. E, comunque, andrò avanti e sicuramente sarò assolto». A più riprese si è rivolto anche agli avvocati e al pm. I due poliziotti sono parte civile nel processo. L’udienza è stata aggiornata al 13 novembre.

mo.c.


NOVARA - Ha rigettato ogni contestazione che gli muove l’accusa e, anzi, ha sostenuto con forza come i suoi accusatori, stando a lui, avrebbero raccontato solo bugie. «Gli agenti non hanno detto la verità. Quella donna – ha sostenuto in aula, ascoltato al Tribunale monocratico davanti al giudice Andrea Cavagnolo – non ha detto una verità. Sono tutte bugie. E sa perché? – ha continuato rivolgendosi al giudice – perché vogliono i miei soldi, ma non li avranno. Ho preparato una memoria, lì c’è tutta la verità». A parlare è Rinaldo Di Santo, 71 anni carabiniere in pensione, a processo per oltraggio a pubblico ufficiale, in particolare a due agenti della Polizia, e per aver esibito un distintivo non autorizzato. I fatti al centro del processo risalgono al primo luglio 2010 nello studio legale B.B.D. (Bossi, Buscaglia, Dulio). Quel giorno, come emerso in aula nella scorsa udienza, era dovuta intervenire la Polizia. Il marito di una cliente, l’odierno imputato, voleva avere informazioni e documenti riguardanti una causa della moglie. Quando gli è stato risposto che i documenti vengono consegnati solo a chi è direttamente interessato, stando all’accusa, l’uomo avrebbe dato in escandescenza. Da qui la chiamata alla Polizia. Una discussione accesa e che avrebbe visto poi il 71enne prendersela con i due poliziotti, in particolare con una donna in divisa, offesa, a quanto risulta, perché donna. Alla penultima udienza erano stati escussi anche i legali dello studio. Stando alle testimonianze, il 71enne avrebbe detto frasi poco carine, soprattutto all’agente donna. L’imputato venerdì in aula ha raccontato come quanto avvenuto ormai quasi 5 anni fa sia diverso da quanto sostenuto, invece, dagli agenti intervenuti. «Non ho mai offeso nessuno e certo non volevo offendere le donne. Non hanno detto la verità – ha ancora sostenuto il 71enne, assistito dall’avvocato Giuseppe Ruffier – Attendo un'assoluzione – ha poi continuato, rivolgendosi al giudice – perché qui hanno solo detto bugie. E, comunque, andrò avanti e sicuramente sarò assolto». A più riprese si è rivolto anche agli avvocati e al pm. I due poliziotti sono parte civile nel processo. L’udienza è stata aggiornata al 13 novembre.

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