Accoltellò il fidanzato a Borgomanero: l'udienza è rinviata a domani
La donna, una 36enne di origine brasiliana, è chiamata a rispondere dell'accusa di tentato omicidio
E' prevista a breve la sentenza per il caso dell'accoltellamento di Borgomanero. Due anni fa un giovane borgomanerese fu colpito al petto da un coltello dalla ex convivente. Il processo dovrà stabilire le responsabilità delle persone coinvolte.
Fra pochi giorni la sentenza su un caso scottante
Colpì il convivente vicino al cuore con un coltello: a giorni la sentenza del processo d’Appello per il “quasi” delitto di Borgomanero. Era attesa per giovedì 25 maggio, in Corte di Appello a Torino, la conclusione del processo di secondo grado a carico di Sulene Fontoura De Lourdes, 36 anni di origine brasiliana residente a Gallarate, cameriera in un ristorante e studentessa per diventare Oss, che due anni fa aveva accoltellato l’allora fidanzato, il borgomanerese Mattia Zampogna, classe 1980.
Le richieste delle parti
L’udienza è stata rinviata a lunedì 5 giugno, a causa della malattia di una delle parti. Il 13 aprile 2022 la donna, chiamata a rispondere di tentato omicidio, era stata condannata in primo grado a 8 anni di carcere, mentre la vittima, parte civile con l’avvocato Daniela Fontaneto, aveva ottenuto una provvisionale di 10 mila euro come risarcimento dei danni, che saranno però quantificati in sede civile. Per la giudice del tribunale di Novara Roberta Russo non era stata legittima difesa e la pm Silvia Baglivo, titolare del fascicolo aperto dalla procura all’indomani del fatto, aveva chiesto una pena addirittura superiore: 14 anni.
Una vicenda scottante
Il fatto di sangue, accaduto nella tarda serata del 18 aprile 2021, si era verificato nella cucina dell’appartamento di Zampogna in una palazzina di via Sant’Antonio a Borgomanero. Stando a quanto ricostruito, quella domenica al culmine di un litigio acceso – l’ennesimo pare tra i due che si stavano lasciando – e forse complicato dall’assunzione di alcolici, Sulene Fontoura De Lourdes aveva prima lanciato una bottiglia addosso al convivente e poi gli aveva inferto una coltellata, lacerandogli la parete toracica e il ventricolo destro. Il quarantatreenne era finito al pronto soccorso e successivamente era stato trasportato in ambulanza all’ospedale Maggiore di Novara, con la lama ancora conficcata nel petto: il manico si era rotto. A chiamare il 118 erano stati i vicini, che avevano sentito un violento diverbio. I medici avevano fortunatamente salvato Zampogna, dopo che per due volte il suo cuore si era fermato. Poi una lunga fase di ricoveri e riabilitazione. Dai primi accertamenti i carabinieri avevano compreso che era stata la donna ad aggredirlo e l’avevano arrestata. Si tratta di una vicenda che aveva comprensibilmente suscitato grande scalpore in tutta la provincia. Dopo che l’avvocato Giuseppe Ruffier aveva dismesso il mandato, a difendere la donna era subentrata la collega Emanuela Stagni di Sondrio, che nel ricorso in Appello aveva puntato sulla legittima difesa sostenendo i trascorsi di presunte aggressioni e minacce da parte di lui tra le mura domestiche. Spulciando tra le eventuali falle processuali, Stagni aveva chiesto (e ottenuto) una perizia medico-legale, cui si è aggiunta quella della procura. Va detto, che le circa 70 pagine prodotte dai professionisti incaricati pare non siano servite a sciogliere tutti i dubbi. Attualmente Sulene Fontoura De Lourdes si trova dietro le sbarre della casa circondariale di Como.