Accusati di gestire case di prostituzione e altri reati: due condanne e una prescrizione

Accusati di gestire case di prostituzione e altri reati: due condanne e una prescrizione
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NOVARA - I fatti risalgono ormai a 11 anni fa, era infatti il 2005. E così un processo, venerdì in Tribunale a Novara, si è concluso con un non doversi procedere per prescrizione nei confronti di uno dei tre imputati, G.M., e con due condanne, rispettivamente a 4 anni e 6mila euro di multa e a 2 anni e 1.500 euro per gli altri due, la figlia P.M. e la madre di quest’ultima, R.D.C. I tre erano alla sbarra con le accuse, a vario titolo, di gestione e amministrazione di case di prostituzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento nell’ingresso di clandestini in Italia. Stando all’accusa, era presente il pm Giovanni Caspani, due appartamenti, uno a Borgo Ticino, nella zona di via Sempione, e uno a Gallarate, nel Varesotto, erano alloggi a luci rosse, che avevano una conduzione famigliare. Appartamenti cui si arrivava, sempre stando all’accusa, con annunci sui giornali. Le indagini erano state a cura dei Carabinieri della Stazione di Borgo Ticino e della Digos di Varese. Il pm, nella sua requisitoria, ha chiesto 6 anni e 25mila euro per G.M. per il favoreggiamento all’ingresso di clandestini in Italia (reato solo a suo carico tra i tre) e il non doversi procedere per gli altri reati, per prescrizione; 7 anni e 4mila euro per la figlia per tutti i capi e 5 anni e 2.500 euro per la moglie. Il Tribunale collegiale ha condannato madre e figlia, assolvendo la prima dall’accusa di gestione e amministrazione di case di prostituzione; il non doversi procedere per G.M. è legato alla ragione che i fatti a lui contestati sono più indietro negli anni. Gli imputati hanno sempre rigettato le accuse, sostenendo di non aver mai saputo alcunché di una presenza di prostitute nelle due abitazioni.

mo.c.

 

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NOVARA - I fatti risalgono ormai a 11 anni fa, era infatti il 2005. E così un processo, venerdì in Tribunale a Novara, si è concluso con un non doversi procedere per prescrizione nei confronti di uno dei tre imputati, G.M., e con due condanne, rispettivamente a 4 anni e 6mila euro di multa e a 2 anni e 1.500 euro per gli altri due, la figlia P.M. e la madre di quest’ultima, R.D.C. I tre erano alla sbarra con le accuse, a vario titolo, di gestione e amministrazione di case di prostituzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento nell’ingresso di clandestini in Italia. Stando all’accusa, era presente il pm Giovanni Caspani, due appartamenti, uno a Borgo Ticino, nella zona di via Sempione, e uno a Gallarate, nel Varesotto, erano alloggi a luci rosse, che avevano una conduzione famigliare. Appartamenti cui si arrivava, sempre stando all’accusa, con annunci sui giornali. Le indagini erano state a cura dei Carabinieri della Stazione di Borgo Ticino e della Digos di Varese. Il pm, nella sua requisitoria, ha chiesto 6 anni e 25mila euro per G.M. per il favoreggiamento all’ingresso di clandestini in Italia (reato solo a suo carico tra i tre) e il non doversi procedere per gli altri reati, per prescrizione; 7 anni e 4mila euro per la figlia per tutti i capi e 5 anni e 2.500 euro per la moglie. Il Tribunale collegiale ha condannato madre e figlia, assolvendo la prima dall’accusa di gestione e amministrazione di case di prostituzione; il non doversi procedere per G.M. è legato alla ragione che i fatti a lui contestati sono più indietro negli anni. Gli imputati hanno sempre rigettato le accuse, sostenendo di non aver mai saputo alcunché di una presenza di prostitute nelle due abitazioni.

mo.c.

 

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