Addio alla vigilessa, il vescovo: “anche quando una mamma parte improvvisamente, resta dentro di noi”
NOVARA – Un ricordo di Sara come donna, come mamma e come agente della Polizia locale. Così è stata commemorata Sara Gambaro, la vigilessa di 44 anni morta venerdì scorso in un tragico incidente stradale sulla tangenziale.
Hanno davvero toccato il cuore di tutti la parole usate dal vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, nell’omelia per le esequie di questa mattina, giovedì 25 febbraio, in una Cattedrale gremita di amici, famigliari e colleghi, oltre che di molte delegazioni della Polizia locale. Il vescovo ha ricordato, tra l’altro, come proprio poco prima dei funerali ha saputo qualcosa che lo lega particolarmente a Sara. “E’ stata l’agente della municipale che mi è venuta a prendere per il corteo di S. Gaudenzio lo scorso gennaio. L’ho appena appreso dal marito Flavio”. “Vogliamo salutarla in modo molto familiare – ha poi ripreso - cercando di stare vicini a voi familiari, ma anche ai colleghi. Vogliamo ricordarla nella sua gioia di vivere, nella sua figura di mamma, nella generosità del suo lavoro, e nelle sue passioni di donna. Non riusciamo a dire parole di consolazione che siano capaci di asciugare le lacrime di una morte incomprensibile. Ci facciamo aiutare dalla parola di Gesù, che dice: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto”. La casa di cui Gesù ci parla fa pensare alla nostra casa. La mamma è la casa e la sua presenza illumina la nostra vita. La casa è la sua vicinanza e il suo amore: essa ora sembrerà desolata e vuota. Ma la moglie o la mamma, riempiendo la nostra casa, riscalda la nostra vita, ma anche quand’essa parte improvvisamente rimane dentro di noi. Le mamme sono al servizio della vita. Ci nutrono, ci vestono. Sono sorgente di vita. Sì ci sgridano anche, ma le loro braccia sono sempre aperte ad accoglierci. Ricorderemo sempre la carezza di una mamma, perché essa passerà ancora sul nostro volto. Quando la casa sembrerà vuota, ascoltiamo ancora il suo bisbiglio, ricordiamo le sue notti fatte per noi, la tavola che preparava, le feste passate con lei”.
Parole che hanno lasciato il segno tra i presenti. Una donna, Sara, ricordata anche come agente sempre pronta e sempre presente. Sono proprio le parole di due colleghi a far capire come Sara tenesse molto al suo lavoro. Il sindaco Andrea Ballarè, che venerdì, saputo dell’incidente, si è portato sul posto: «ho visto Sara sulla tangenziale. E quando l’ho vista, ho pensato che Novara aveva perso oltre alla vita di Sara anche un pezzetto di se stessa, una parte della sua comunità. E’ un dolore enorme». Grandissima la commozione tra i compagni di scuola di Mattia e Samuele, i figli della donna, studenti della media Bellini e del Pascal. A salutare Sara, uscendo dal Duomo, un grande applauso.
mo.c.
NOVARA – Un ricordo di Sara come donna, come mamma e come agente della Polizia locale. Così è stata commemorata Sara Gambaro, la vigilessa di 44 anni morta venerdì scorso in un tragico incidente stradale sulla tangenziale.
Hanno davvero toccato il cuore di tutti la parole usate dal vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, nell’omelia per le esequie di questa mattina, giovedì 25 febbraio, in una Cattedrale gremita di amici, famigliari e colleghi, oltre che di molte delegazioni della Polizia locale. Il vescovo ha ricordato, tra l’altro, come proprio poco prima dei funerali ha saputo qualcosa che lo lega particolarmente a Sara. “E’ stata l’agente della municipale che mi è venuta a prendere per il corteo di S. Gaudenzio lo scorso gennaio. L’ho appena appreso dal marito Flavio”. “Vogliamo salutarla in modo molto familiare – ha poi ripreso - cercando di stare vicini a voi familiari, ma anche ai colleghi. Vogliamo ricordarla nella sua gioia di vivere, nella sua figura di mamma, nella generosità del suo lavoro, e nelle sue passioni di donna. Non riusciamo a dire parole di consolazione che siano capaci di asciugare le lacrime di una morte incomprensibile. Ci facciamo aiutare dalla parola di Gesù, che dice: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto”. La casa di cui Gesù ci parla fa pensare alla nostra casa. La mamma è la casa e la sua presenza illumina la nostra vita. La casa è la sua vicinanza e il suo amore: essa ora sembrerà desolata e vuota. Ma la moglie o la mamma, riempiendo la nostra casa, riscalda la nostra vita, ma anche quand’essa parte improvvisamente rimane dentro di noi. Le mamme sono al servizio della vita. Ci nutrono, ci vestono. Sono sorgente di vita. Sì ci sgridano anche, ma le loro braccia sono sempre aperte ad accoglierci. Ricorderemo sempre la carezza di una mamma, perché essa passerà ancora sul nostro volto. Quando la casa sembrerà vuota, ascoltiamo ancora il suo bisbiglio, ricordiamo le sue notti fatte per noi, la tavola che preparava, le feste passate con lei”.
Parole che hanno lasciato il segno tra i presenti. Una donna, Sara, ricordata anche come agente sempre pronta e sempre presente. Sono proprio le parole di due colleghi a far capire come Sara tenesse molto al suo lavoro. Il sindaco Andrea Ballarè, che venerdì, saputo dell’incidente, si è portato sul posto: «ho visto Sara sulla tangenziale. E quando l’ho vista, ho pensato che Novara aveva perso oltre alla vita di Sara anche un pezzetto di se stessa, una parte della sua comunità. E’ un dolore enorme». Grandissima la commozione tra i compagni di scuola di Mattia e Samuele, i figli della donna, studenti della media Bellini e del Pascal. A salutare Sara, uscendo dal Duomo, un grande applauso.
mo.c.