Addio “signor Alberto”, «grande uomo»

Addio “signor Alberto”, «grande uomo»
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SAN MAURIZIO D’OPAGLIO - «Un uomo che ha saputo coniugare coraggio, intelligenza e la capacità operativa delle braccia». Così don Antonio Spezia (parroco di Artò e Boleto), che con don Massimo Volpati (parroco di San Maurizio) e alcuni Legionari di Cristo ha concelebrato la messa funebre, ha ricordato la personalità dell’imprenditore cusiano Alberto Giacomini, spentosi qualche giorno fa all’età di ottantasei anni.

Intensa ed affettuosa la partecipazione (espressa da volti e voci commosse) al lutto dei familiari per la perdita del capofamiglia, i cui funerali si sono celebrati ieri pomeriggio, partendo dalla camera ardente in azienda. Alberto Giacomini lascia la moglie Adua, i figli Corrado, Elena, Andrea ed i nipoti. A rendergli omaggio anche moltissimi dipendenti ed ex dipendenti, collaboratori, autorità ed esponenti del mondo imprenditoriale. La celebrazione si è svolta in una chiesa parrocchiale che non è riuscita a contenere le centinaia di persone giunte, raccoltesi sul sagrato. Il parroco, don Massimo Volpati, ha sottolineato, riferendosi ad un’enciclica del Papa, «l’importanza del lavoro attraverso cui si diventa uomo» ed «il sostegno generoso del defunto e della famiglia Giacomini alle attività educative giovanili e in favore degli adulti, nonché in favore dei restauri della chiesa. Uomo – ha detto - che ha saputo mettere a frutto i propri talenti per il territorio che ha tanto amato favorendone la crescita e lo sviluppo». 

Alberto Giacomini era stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro per il suo impegno imprenditoriale; è stato il fondatore dell'omonimo Gruppo  che conta filiali, uffici commerciali e partnership in tutto il mondo (tra cui, in ultimo, in Brasile, Thailandia, Canada, India, Turchia). 

Ma - come ha ricordato don Spezia – era chiamato, da chi era al suo fianco, semplicemente il “signor Alberto” (e così è definito nell’annuncio funebre dei suoi dipendenti); uomo «mai spavaldo, ma di estrema delicatezza» che sapeva dirsi «uno di voi, un amico». L’azienda era cresciuta e dalla “fabbrichetta”  don Antonio ha ricordato con orgoglio come fosse poi stata fondata la vecchia fabbrica con le cosiddette “cupole”. 

Don Spezia ha poi sottolineato la capacità di Giacomini di essere vicino alla famiglia (originaria di Boleto) e ai suoi operai e ribadito il suo amore, «tramandatogli dal padre», per il paese. 

Richiamando, soprattutto ai giovani, la povertà di Boleto un’ottantina di anni fa e l’attuale crisi economica, ha sottolineato come la fede si debba tradurre anche con le opere (concretizzate anche con il sostegno alle famiglie degli operai e, ad esempio, nei restauri del Santuario di Madonna del Sasso) e l’attenzione e l’affetto per la famiglia e l’azienda «nella gioia dell’incontro». «Non si può essere un grande imprenditore - ha concluso – se non si è stato un grande uomo». 

Il sindaco Diego Bertona ha definito Giacomini «un vero capitano d’azienda, che ha saputo dare un’impronta sul territorio non solo con la creazione di centinaia di posti di lavoro, ma anche con l’edificazione di unità abitative e dell’asilo ‘Giacomini’».

L’Azienda cominciò (nel 1951) a produrre piccoli componenti in ottone servendosi di un tornio. Qualche anno dopo un nuovo stabilimento ed il progressivo percorso di crescita, trainato dallo sviluppo di sistemi innovativi nella produzione di componenti e sistemi per la distribuzione del riscaldamento, condizionamento e acqua sanitaria impiegati nel settore residenziale, terziario e industriale.

Maria Antonietta Trupia

SAN MAURIZIO D’OPAGLIO - «Un uomo che ha saputo coniugare coraggio, intelligenza e la capacità operativa delle braccia». Così don Antonio Spezia (parroco di Artò e Boleto), che con don Massimo Volpati (parroco di San Maurizio) e alcuni Legionari di Cristo ha concelebrato la messa funebre, ha ricordato la personalità dell’imprenditore cusiano Alberto Giacomini, spentosi qualche giorno fa all’età di ottantasei anni.

Intensa ed affettuosa la partecipazione (espressa da volti e voci commosse) al lutto dei familiari per la perdita del capofamiglia, i cui funerali si sono celebrati ieri pomeriggio, partendo dalla camera ardente in azienda. Alberto Giacomini lascia la moglie Adua, i figli Corrado, Elena, Andrea ed i nipoti. A rendergli omaggio anche moltissimi dipendenti ed ex dipendenti, collaboratori, autorità ed esponenti del mondo imprenditoriale. La celebrazione si è svolta in una chiesa parrocchiale che non è riuscita a contenere le centinaia di persone giunte, raccoltesi sul sagrato. Il parroco, don Massimo Volpati, ha sottolineato, riferendosi ad un’enciclica del Papa, «l’importanza del lavoro attraverso cui si diventa uomo» ed «il sostegno generoso del defunto e della famiglia Giacomini alle attività educative giovanili e in favore degli adulti, nonché in favore dei restauri della chiesa. Uomo – ha detto - che ha saputo mettere a frutto i propri talenti per il territorio che ha tanto amato favorendone la crescita e lo sviluppo». 

Alberto Giacomini era stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro per il suo impegno imprenditoriale; è stato il fondatore dell'omonimo Gruppo  che conta filiali, uffici commerciali e partnership in tutto il mondo (tra cui, in ultimo, in Brasile, Thailandia, Canada, India, Turchia). 

Ma - come ha ricordato don Spezia – era chiamato, da chi era al suo fianco, semplicemente il “signor Alberto” (e così è definito nell’annuncio funebre dei suoi dipendenti); uomo «mai spavaldo, ma di estrema delicatezza» che sapeva dirsi «uno di voi, un amico». L’azienda era cresciuta e dalla “fabbrichetta”  don Antonio ha ricordato con orgoglio come fosse poi stata fondata la vecchia fabbrica con le cosiddette “cupole”. 

Don Spezia ha poi sottolineato la capacità di Giacomini di essere vicino alla famiglia (originaria di Boleto) e ai suoi operai e ribadito il suo amore, «tramandatogli dal padre», per il paese. 

Richiamando, soprattutto ai giovani, la povertà di Boleto un’ottantina di anni fa e l’attuale crisi economica, ha sottolineato come la fede si debba tradurre anche con le opere (concretizzate anche con il sostegno alle famiglie degli operai e, ad esempio, nei restauri del Santuario di Madonna del Sasso) e l’attenzione e l’affetto per la famiglia e l’azienda «nella gioia dell’incontro». «Non si può essere un grande imprenditore - ha concluso – se non si è stato un grande uomo». 

Il sindaco Diego Bertona ha definito Giacomini «un vero capitano d’azienda, che ha saputo dare un’impronta sul territorio non solo con la creazione di centinaia di posti di lavoro, ma anche con l’edificazione di unità abitative e dell’asilo ‘Giacomini’».

L’Azienda cominciò (nel 1951) a produrre piccoli componenti in ottone servendosi di un tornio. Qualche anno dopo un nuovo stabilimento ed il progressivo percorso di crescita, trainato dallo sviluppo di sistemi innovativi nella produzione di componenti e sistemi per la distribuzione del riscaldamento, condizionamento e acqua sanitaria impiegati nel settore residenziale, terziario e industriale.

Maria Antonietta Trupia

 

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