Adozioni a coppie gay: «Noi siamo pronti, ma la società deve ancora capire»

Adozioni a coppie gay: «Noi siamo pronti, ma la società deve ancora capire»
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A quattro giorni dalla decisione del tribunale dei minori di Firenze che ha riconosciuto ad una coppia di due uomini italiani, ma residenti nel Regno Unito, l'adozione di due fratelli, è arrivata la sentenza d'appello del tribunale di Roma, che rende definitiva la stepchild adoption per una coppia di mamme romane che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa. La Corte d'Appello di Torino ha confermato lo stato di adottabilità della bimba che era stata allontanata dalla coppia di "genitori-nonni" di Casale Monferrato (75 anni lui, 63 lei) a pochi mesi dalla nascita.
Il sistema delle adozioni sta cambiando, difficile dire se in meglio o in peggio mettendosi dalla parte dei bambini. Abbiamo chiesto interventi e testimonianze agli addetti ai lavori: una famiglia che ha adottato una bambina, l’ordine degli psicologi, l’assessore alle Politiche della famiglia del Comune di Novara, Federico Perugini, e due coppie omosessuali che hanno deciso di creare una nuova famiglia.

Come Michael e Valerio, rispettivamene di 26 e 33 anni: «Essere una coppia vera, sposata, riconosciuta non è cosa semplice. Ci sono tanti muri d’abbattere e tante resistenze e pregiudizi da affrontare nella quotidianità, negli affetti più vicini. Però, se si è convinti, se si sta bene con se stessi (e anche questo è un percorso tutto in salita), se si capisce che quella è la tua strada, la tua vita, allora sì che si può essere felici». Raccontano i due ragazzi residenti in Valsesia e sposi a Terdobbiate lo scorso 16 luglio. «Ancor prima che arrivasse la possibilità legale di sposarsi noi avevamo già deciso tutto per il nostro matrimonio ed è per questo che abbiamo due date, il 16 luglio è stata la nostra cerimonia e poi il 16 settembre in Comune».
E l’ipotesi di un figlio è stata contemplata?  «In realtà la nostra famiglia, così come la vorremmo, si potrebbe completare solo con un figlio, ma non è semplice.  Noi siamo pronti, prontissimi diremmo, ma si deve essere realisti e responsabili: la società e l’ambiente dove noi attualmente viviamo non sono ancora pronti. Forse, all’estero o in una grande città tutto sarebbe diverso, la mentalità è più aperta, e ciò che potrebbe sembrare inusuale non verrebbe neppure notato, ma noi abitiamo in Valsesia. Certo il nostro modo di essere, mai esagerato, mai sfacciato ma semplice e normale di una coppia che si ama tutti i giorni, ha fatto sì che molti atteggiamenti nei nostri confronti siano mutati. Ma quando si pensa ad un bambino si deve amarlo al dì là dei propri egoismi, dei propri desideri. Comunque mai mettere un veto assoluto, perchè come siamo riusciti a buttare giù quel grande muro che ci circondava, anche tra i nostri familiari, non è detto che non si possa pensare a un figlio nostro». E qui però si apre tutto un ventaglio di situazioni: «Per quanto riguarda una mamma biologica in affitto non siamo favorevoli. E' una questione morale ampia, complicata e delicata che deve essere affrontata con molta serietà per tutte le implicazioni affettive che porta con sè. Per quanto riguarda l’adozione il discorso è diverso, perchè l’iter da affrontare, giustamente, deve essere molto rigoroso. Forse, per il momento, il percorso potrebbe essere quello di pensare ad un affido, ma ripetiamo non per placare il nostro, pur legittimo, desiderio di essere genitori, ma per cercare di camminare e crescere insieme con amore, rispetto e responsabilità».
Clarissa Brusati

A quattro giorni dalla decisione del tribunale dei minori di Firenze che ha riconosciuto ad una coppia di due uomini italiani, ma residenti nel Regno Unito, l'adozione di due fratelli, è arrivata la sentenza d'appello del tribunale di Roma, che rende definitiva la stepchild adoption per una coppia di mamme romane che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa. La Corte d'Appello di Torino ha confermato lo stato di adottabilità della bimba che era stata allontanata dalla coppia di "genitori-nonni" di Casale Monferrato (75 anni lui, 63 lei) a pochi mesi dalla nascita.
Il sistema delle adozioni sta cambiando, difficile dire se in meglio o in peggio mettendosi dalla parte dei bambini. Abbiamo chiesto interventi e testimonianze agli addetti ai lavori: una famiglia che ha adottato una bambina, l’ordine degli psicologi, l’assessore alle Politiche della famiglia del Comune di Novara, Federico Perugini, e due coppie omosessuali che hanno deciso di creare una nuova famiglia.

Come Michael e Valerio, rispettivamene di 26 e 33 anni: «Essere una coppia vera, sposata, riconosciuta non è cosa semplice. Ci sono tanti muri d’abbattere e tante resistenze e pregiudizi da affrontare nella quotidianità, negli affetti più vicini. Però, se si è convinti, se si sta bene con se stessi (e anche questo è un percorso tutto in salita), se si capisce che quella è la tua strada, la tua vita, allora sì che si può essere felici». Raccontano i due ragazzi residenti in Valsesia e sposi a Terdobbiate lo scorso 16 luglio. «Ancor prima che arrivasse la possibilità legale di sposarsi noi avevamo già deciso tutto per il nostro matrimonio ed è per questo che abbiamo due date, il 16 luglio è stata la nostra cerimonia e poi il 16 settembre in Comune».
E l’ipotesi di un figlio è stata contemplata?  «In realtà la nostra famiglia, così come la vorremmo, si potrebbe completare solo con un figlio, ma non è semplice.  Noi siamo pronti, prontissimi diremmo, ma si deve essere realisti e responsabili: la società e l’ambiente dove noi attualmente viviamo non sono ancora pronti. Forse, all’estero o in una grande città tutto sarebbe diverso, la mentalità è più aperta, e ciò che potrebbe sembrare inusuale non verrebbe neppure notato, ma noi abitiamo in Valsesia. Certo il nostro modo di essere, mai esagerato, mai sfacciato ma semplice e normale di una coppia che si ama tutti i giorni, ha fatto sì che molti atteggiamenti nei nostri confronti siano mutati. Ma quando si pensa ad un bambino si deve amarlo al dì là dei propri egoismi, dei propri desideri. Comunque mai mettere un veto assoluto, perchè come siamo riusciti a buttare giù quel grande muro che ci circondava, anche tra i nostri familiari, non è detto che non si possa pensare a un figlio nostro». E qui però si apre tutto un ventaglio di situazioni: «Per quanto riguarda una mamma biologica in affitto non siamo favorevoli. E' una questione morale ampia, complicata e delicata che deve essere affrontata con molta serietà per tutte le implicazioni affettive che porta con sè. Per quanto riguarda l’adozione il discorso è diverso, perchè l’iter da affrontare, giustamente, deve essere molto rigoroso. Forse, per il momento, il percorso potrebbe essere quello di pensare ad un affido, ma ripetiamo non per placare il nostro, pur legittimo, desiderio di essere genitori, ma per cercare di camminare e crescere insieme con amore, rispetto e responsabilità».
Clarissa Brusati

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