Aggressioni al personale medico: "I più presi di mira sono gli infermieri del triage"
Dopo l'ultimo episodio verificatosi a Borgomanero si riaccende il riflettore sul problema: "Si lavora senza sosta col timore di subire violenze e minacce"
Se non fossero intervenuti prontamente i Carabinieri le conseguenze sarebbero sicuramente state più gravi. E’ l’amaro commento del personale sanitario in servizio al Pronto Soccorso dell’ospedale Ss. Trinità dopo l'aggressione avvenuta alle prime luci dell’alba di venerdì 2 giugno.
Il Corriere di Novara ha raccolto la preoccupazione del Direttore della Struttura Complessa di Medicina e Chirurgia d'accettazione e d'urgenza.
Il fatto
Attorno alle 5 tre giovani, tra cui una donna, in evidente stato di alterazione, si sono presentati al pronto soccorso pretendendo che gli infermieri del “triage” si prendessero subito cura di uno di loro che si era procurato una ferita da taglio ad una mano. Da quanto sarebbe emerso da una prima sommaria ricostruzione dei fatti gli infermieri non avrebbero nemmeno avuto il tempo di reagire. I tre sono andati in escandescenza e dopo aver mandato in frantumi a calci la porta a vetri del triage hanno continuato a minacciare pesantemente gli operatori.
La guardia giurata in servizio al Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) è subito intervenuta in attesa dell’arrivo dei Carabinieri. I militari sono riusciti a riportare la calma e hanno identificato i tre individui, a quanto pare già conosciuti dalle Forze dell’Ordine.
"Un'escalation di violenza"
L’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie di aggressioni, per lo più verbali, nei confronti di medici ed infermieri. I più presi di mira sono gli infermieri del triage cui compete la rapida valutazione della condizione clinica dei pazienti e del loro rischio evolutivo attraverso l’attribuzione di una scala di codici-colore volta a definire la priorità del trattamento.
"E’ un lavoro estremamente importante e nello stesso tempo delicato – dice il dottor Claudio Didino, Direttore della Struttura Complessa di Medicina e Chirurgia d'accettazione e d'urgenza – affidato per questo a personale infermieristico assolutamente competente. Un lavoro che sta diventando sempre più difficile perché gli infermieri si trovano quotidianamente a gestire situazioni di grande conflittualità: minacce verbali, insulti, accuse di incompetenza sono purtroppo all’ordine del giorno. Siamo molto preoccupati per questa escalation di violenza nei nostri confronti e in particolare per gli addetti al triage che sono in prima linea a fronteggiare una situazione già di per sé complessa".
"Siamo sotto organico e lavoriamo senza sosta"
"Sono centinaia – prosegue Didino – i pazienti che ogni giorno si rivolgono al pronto soccorso e il loro numero è in costante crescita. Lo scorso anno abbiamo avuto oltre 45.000 accessi, con un aumento rispetto al 2021 del 10,2%. Nei primi cinque mesi del 2023 abbiamo registrato un ulteriore aumento di oltre il 10%. Siamo sotto organico: in servizio si alternano nell’arco delle 24 ore 14 medici, 42 infermieri e una dozzina di Oss che lavorano senza sosta con il timore di subire violenze e minacce anche da parte di persone insospettabili".
Una sola guardia giurata
Piena solidarietà al personale del Pronto Soccorso viene espressa dal dottor Stefano Cusinato, Direttore del Dipartimento Emergenza e Accettazione e della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione. "Quello che è accaduto – ci ha detto – è un fatto di inaudita gravità che grazie all’arrivo dei Carabinieri non è degenerato. All’interno del Dea è in servizio una guardia giurata, insufficiente a a fronteggiare situazioni come quella recente che ha visto coinvolti tre individui. Siamo vicini agli operatori per l’encomiabile lavoro che stanno svolgendo e continueremo a garantire loro il nostro sostegno per cercare di evitare che quanto successo possa ripetersi. Anche se non è facile. Purtroppo è un fenomeno, quello delle aggressioni al personale sanitario che ormai interessa tanti altri ospedali in tutta Italia. C’è in giro troppa gente maleducata, arrogante che non ha il benché minimo rispetto per chi lavora spesso in condizioni emergenziali".