Al “Pascal” di Romentino con Masciari un forte messaggio di legalità

Al “Pascal” di Romentino con Masciari un forte messaggio di legalità
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ROMENTINO - Al di là del singolo, e delle singole prese di posizione (in alcuni casi magari anche discutibili), quello che è “passato” ed è uscito dall’incontro di un centinaio di studenti del Pascal di Romentino con Pino Masciari è stato un “messaggio di legalità” forte e chiaro, inequivocabile, costi quel che costi,  «perchè la libertà ha un costo, a volte anche alto, ma che bisogna pagare». 

Meglio non poteva riuscire l’iniziativa promossa dal Comitato studentesco, supportato dalle insegnanti Costanzo, Ruggerone e Monfroglio, se l’obiettivo era segnare una importante tappa nell’ambito di quella “Educazione alla cittadinanza”, uno dei cavalli di battaglia - come ha ricordato la dirigente Silvia Baldi - dell’istituto romentinese. 

I ragazzi sono stati calamitati dalle parole, alla mano, di Masciari, grosso imprenditore edile calabrese con aziende in Italia e all’estero che, subentrato in giovane età al padre deceduto, ha dovuto fare i conti con la ‘ndrangheta e, purtroppo, anche con alcuni personaggi delle Istituzioni a dir poco conniventi. Non si piegato, e ne ha pagato le conseguenze, in termini di fallimento delle aziende e sulla pelle sua e della sua famiglia, in costante pericolo di vita. 

Esordio: «La paura, tutte la paure, ci armano. Chi ci deve difendere? Lo Stato, ma lo Stato siamo noi, ovvero lo Stato ha bisogno di tutti». Ergo ognuno deve fare la propria parte, e già questo dice tutto.

Masciari è stato subito molto chiaro: «In certe zone d’Italia dove lo Stato era o pareva assente, ”loro” si presentavano a chi aveva bisogno offrendo assistenza, lavoro, servizi, garantendo addirittura l’ordine pubblico: in pratica si sostituivano alla Stato. Inizialmente a titolo gratuito, poi facendosi pagare. Era diventata una questione di mentalità, di “cultura”. Esportata al Nord quando i mafiosi condannati venivano mandati al confino». 

A dominare la scena la siciliana Cosa nostra, infiltrandosi nelle istituzioni, «mentre la ‘ndrangheta calabrese, in silenzio, faceva soldi con i sequestri di persona». Cosa nostra, con le stragi, «fece rumore e attirò l’attenzione dello Stato, che reagì, mentre nel silenzio la ‘ndrangheta ottenne consenso e dilagò». Chi è nel mirino? «Chi si mette contro e chi non rispetta le “regole”». Qui inizia l’odissea personale di Masciari. Giovane e brillante imprenditore, non disdegna aiuti a chi ha bisogno, in una terra dove praticamente tutti hanno bisogno, mantenendo in ogni caso la schiena dritta e senza fare patti con nessuno. A un certo punto però le richieste si fanno pressanti, ovvero si passa su un piano nettamente diverso: vere e proprie imposizioni e richieste del “pizzo”. Non solo da parte della ‘ndrangheta, bensì anche da certi personaggi delle Istituzioni, visto che Masciari lavora esclusivamente nel pubblico, ovvero grazie ad appalti. «A quel punto dico stop alle richieste - ha quasi urlato - mi oppongo, li sbatto fuori dal mio ufficio e li denuncio. Uno deve scegliere, se stare con lo Stato o con loro, l’Antistato, se essere liberi o schiavi per tutta la vita. La libertà ha un costo, e io per essa ero disposto a morire». Ebbene: «Mi sono trovato solo, emarginato, boicottato, isolato, abbandonato, anche dallo Stato. Niente più appalti, lavoro, aziende fallite e io con tutta la mia famiglia rifugiati in località segrete. Io dovevo vergognarmi di aver denunciato i mafiosi che operavano con la complicità e la connivenza di certi pezzi dello Stato!». 

Poi, mentre i personaggi da lui denunciati venivano via via condannati, le problematiche legate alla protezione, alla scorta. «Ovviamente - ha concluso Masciari - non tutto è negativo, nelle Istituzioni ci sono tante persone perbene, ma in certi momenti mi hanno aiutato in primis alcune associazioni e un gruppo di amici, che ringrazio. Sento vicina la società civile». All’incontro era presente il cosigliere regionale Domenico Rossi, per la Provincia Emanuela Allegra (che ha la delega all’Istruzione e alle Politiche educative) e anche rappresentanti dei Comuni di Novara e Romentino. Per due ore si è studiato “legalità”.

Paolo Viviani

ROMENTINO - Al di là del singolo, e delle singole prese di posizione (in alcuni casi magari anche discutibili), quello che è “passato” ed è uscito dall’incontro di un centinaio di studenti del Pascal di Romentino con Pino Masciari è stato un “messaggio di legalità” forte e chiaro, inequivocabile, costi quel che costi,  «perchè la libertà ha un costo, a volte anche alto, ma che bisogna pagare». 

Meglio non poteva riuscire l’iniziativa promossa dal Comitato studentesco, supportato dalle insegnanti Costanzo, Ruggerone e Monfroglio, se l’obiettivo era segnare una importante tappa nell’ambito di quella “Educazione alla cittadinanza”, uno dei cavalli di battaglia - come ha ricordato la dirigente Silvia Baldi - dell’istituto romentinese. 

I ragazzi sono stati calamitati dalle parole, alla mano, di Masciari, grosso imprenditore edile calabrese con aziende in Italia e all’estero che, subentrato in giovane età al padre deceduto, ha dovuto fare i conti con la ‘ndrangheta e, purtroppo, anche con alcuni personaggi delle Istituzioni a dir poco conniventi. Non si piegato, e ne ha pagato le conseguenze, in termini di fallimento delle aziende e sulla pelle sua e della sua famiglia, in costante pericolo di vita. 

Esordio: «La paura, tutte la paure, ci armano. Chi ci deve difendere? Lo Stato, ma lo Stato siamo noi, ovvero lo Stato ha bisogno di tutti». Ergo ognuno deve fare la propria parte, e già questo dice tutto.

Masciari è stato subito molto chiaro: «In certe zone d’Italia dove lo Stato era o pareva assente, ”loro” si presentavano a chi aveva bisogno offrendo assistenza, lavoro, servizi, garantendo addirittura l’ordine pubblico: in pratica si sostituivano alla Stato. Inizialmente a titolo gratuito, poi facendosi pagare. Era diventata una questione di mentalità, di “cultura”. Esportata al Nord quando i mafiosi condannati venivano mandati al confino». 

A dominare la scena la siciliana Cosa nostra, infiltrandosi nelle istituzioni, «mentre la ‘ndrangheta calabrese, in silenzio, faceva soldi con i sequestri di persona». Cosa nostra, con le stragi, «fece rumore e attirò l’attenzione dello Stato, che reagì, mentre nel silenzio la ‘ndrangheta ottenne consenso e dilagò». Chi è nel mirino? «Chi si mette contro e chi non rispetta le “regole”». Qui inizia l’odissea personale di Masciari. Giovane e brillante imprenditore, non disdegna aiuti a chi ha bisogno, in una terra dove praticamente tutti hanno bisogno, mantenendo in ogni caso la schiena dritta e senza fare patti con nessuno. A un certo punto però le richieste si fanno pressanti, ovvero si passa su un piano nettamente diverso: vere e proprie imposizioni e richieste del “pizzo”. Non solo da parte della ‘ndrangheta, bensì anche da certi personaggi delle Istituzioni, visto che Masciari lavora esclusivamente nel pubblico, ovvero grazie ad appalti. «A quel punto dico stop alle richieste - ha quasi urlato - mi oppongo, li sbatto fuori dal mio ufficio e li denuncio. Uno deve scegliere, se stare con lo Stato o con loro, l’Antistato, se essere liberi o schiavi per tutta la vita. La libertà ha un costo, e io per essa ero disposto a morire». Ebbene: «Mi sono trovato solo, emarginato, boicottato, isolato, abbandonato, anche dallo Stato. Niente più appalti, lavoro, aziende fallite e io con tutta la mia famiglia rifugiati in località segrete. Io dovevo vergognarmi di aver denunciato i mafiosi che operavano con la complicità e la connivenza di certi pezzi dello Stato!». 

Poi, mentre i personaggi da lui denunciati venivano via via condannati, le problematiche legate alla protezione, alla scorta. «Ovviamente - ha concluso Masciari - non tutto è negativo, nelle Istituzioni ci sono tante persone perbene, ma in certi momenti mi hanno aiutato in primis alcune associazioni e un gruppo di amici, che ringrazio. Sento vicina la società civile». All’incontro era presente il cosigliere regionale Domenico Rossi, per la Provincia Emanuela Allegra (che ha la delega all’Istruzione e alle Politiche educative) e anche rappresentanti dei Comuni di Novara e Romentino. Per due ore si è studiato “legalità”.

Paolo Viviani

 

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