Allarme carne di cinghiale: 40 infettati dalla trichinella nel torinese
Oltre quaranta persone infettate dalla Trichinellosi, una malattia che nei casi più estremi può causare anche la morte. Meglio evitare la carne "al sangue".
Allarme carne di cinghiale a Torino e in Val di Susa. Sono una quarantina le persone infettate dalla trichinella, un parassita in grado di portare alla morte se non combattuto tempestivamente. Lo riportano i colleghi di primaTorino.it
Focolaio in Val di Susa
Tutto sarebbe partito da un focolaio registrato in Val di Susa, dove inizialmente venti persone hanno denunciato i sintomi. Come si prende questa malattia: mangiando la carne di cinghiale poco cotta o, peggio, al sangue come ad esempio la salamella fresca. Buonissima, certo, ma rischiosa se l’animale presentava larve di vermi cilindrici (nematodi in termine scientifico). Le 20 persone inizialmente infettate dalla malattia in Val di Susa sarebbero diventate, in queste ultime ore, 46. La malattia derivante da queste larve viene chiamata Trichinellosi e può portare, nei casi più estremi, anche alla morte. I sintomi: febbre, dolore muscolare, diarrea e tosse persistente. Si tratta comunque di una malattia non infettiva: chi ce l’ha non la passa ad altre persone perché per contrarla bisogna proprio mangiare la carne infetta.
Le Asl torinesi in allerta
L’allerta è stato estesa a tutte le Asl della provincia di Torino. Il direttore della Asl To3 Flavio Boraso ha avuto modo di dichiarare al circuito dei media:
Solo nella media e nell’alta Valle di Susa nei nostri punti di controllo vengono analizzati ogni anno circa 1.200 capi abbattuti dai cacciatori. In nessuno di questi animali è stata riscontrata la presenza di infezioni”.
Secondo l’Asl To 3, sarebbe quindi possibile che sia stata lavorata male la carne di qualche ungulato, trasformata in salumi e poi mangiata. Delle 46 persone che si sono ammalate molti si conoscono fra loro ed è dunque probabile che abitino vicini o addirittura abbiano condiviso il pasto a base di cinghiale. Per evitare qualsiasi rischio, comunque, è sufficiente far cuocere bene la carne: il “verme” muore a 65°C. E’ allarme carne di cinghiale, dunque, ma è anche abbastanza facile evitare il contagio.