Allevatori di Novara e Vco con Coldiretti a Torino, a difesa del futuro del latte

Allevatori di Novara e Vco con Coldiretti a Torino, a difesa del futuro del latte
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NOVARA - C’erano gli allevatori, giunti in massa. E con loro, i rappresentanti delle istituzioni locali.

Anche loro hanno voluto trascorrere ‘un Giorno da Allevatore’ ieri, venerdì 6 febbraio, a Torino in piazza Castello, uniti nel difendere il futuro del latte di un territorio, quello del Novarese e del Vco, che conta centinaia di stalle che ogni giorno alimentano una filiera casearia di qualità.

Stalle condotte oggi anche da giovani, come ha rimarcato sul palco Sara Baudo, delegata di Coldiretti Giovani Impresa, che ha ricordato come “il futuro dell’economia e dell’occupazione non può prescindere dal ruolo dell’imprenditoria agricola giovanile e di chi oggi vuole creare impresa”.

“Mungere insieme per non essere munti” e “la nostra carne per il nostro Piemonte” sono stati gli slogan che hanno fatto da leitmotiv della mattinata. Un messaggio di solidarietà agli allevatori è arrivato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, che ha esordito portando i saluti dell’assessore regionale alle Politiche Sociali, il novarese Augusto Ferrari, e ha poi proseguito così: “Pieno sostegno agli allevatori e condivisione della delibera presentata in Regione per sostenere l’origine in etichetta e l’eliminazione della secretazione dei dati sull’importazione del latte e dei suoi derivati”.

Il Comune di Novara era presente con l’assessore alle attività produttive Sara Paladini, che ha munto il latte di una bovina, così come l’assessore camerese Pietro Messina. Presenti anche il vicesindaco di Marano Ticino Ugo Pigato, la consigliera comunale di Armeno Anna Maria Idrocchi  e il consigliere comunale di Bellinzago Sergio Rossi, oltre al referente dell'Ufficio Scolastico Territoriale professoressa Gabriella Colla.

“E’ importante e imprescindibile estendere l’origine in etichetta, attualmente obbligatoria per il latte fresco, anche al latte UHT e a tutte le produzioni lattiero caseari” – ha sottolineato Gian Carlo Ramella, direttore di Coldiretti Novara Vco.  “E’ fondamentale, inoltre, rendere noti i dati sulle importazioni al fine di rendere ancora più efficaci i controlli da parte degli organi preposti. Dobbiamo sostenere gli allevamenti da carne, attraverso adeguati interventi di politica agricola”.

Verso la fine della mattinata una delegazione dell’alta dirigenza di ogni singola federazione interprovinciale e provinciale, unitamente al direttore regionale, Antonio De Concilio, ha consegnato alla prefettura di Torino il Dossier “L’attacco alle stalle italiane”.

Il settore zootecnico registra uno stato di profonda sofferenza: i prezzi riconosciuti allo stato attuale sono palesemente inferiori ai costi di produzione del latte sostenuti dagli allevatori e non consentono un’adeguata remunerazione del loro lavoro. Per ogni litro di latte, solo il 17% va all’allevatore. Dal 2007 ad oggi il Piemonte ha perso il 16% di allevamenti e l’importazione di latte è pari ad un terzo di quello prodotto.

Nella nostra regione, nonostante il prezzo del latte sia indicizzato, in seguito all’accordo Compral Latte – Inalpi –Ferrero che coinvolge tutte le province piemontesi, ha 260 soci ed una produzione annua del valore di 45 milioni di Euro, si è registrato un calo della remunerazione agli allevatori. Alla filiera vengono conferiti 2900 quintali di latte al giorno, 1 milione e 95 mila quintali annui pari all’11% della produzione regionale. Tale strumento d’indicizzazione costituisce un riferimento esemplare nello panorama italiano.

Rimane, comunque, il problema relativo all’aumento delle importazioni di latte e prodotti caseari per cui l’attuale normativa di riferimento in materia di etichettatura non consente un’adeguata e trasparente distinzione dei prodotti nazionali con il rischio di omologazione e di sostituzione, nella fase di trasformazione, del latte territoriale con latte importato. La mancanza d’informazioni sull’origine del prodotto, infatti, fatta eccezione per il latte fresco ed i formaggi DOP, consente di importare latte dall’estero e trasformarlo magicamente in mozzarelle, grana e altri formaggi “italiani”, rendendo indistinta oltre il 40% della produzione nazionale.

In questo scenario, Coldiretti vuole l’intervento del Governo, delle Regioni, della Comunità Europea per arrivare a rendere obbligatoria l’origine in etichetta per il latte UHT e per tutti i prodotti caseari, oltre ad attuare misure di sostegno agli allevamenti previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale e a promuovere latte e formaggi di qualità italiani, a partire dalle scuole. All’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, invece, si chiede anche di intervenire contro le forme di concorrenza sleale. Inoltre, in un contesto in cui quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Spagna e Francia e la quasi totalità della bresaola Igp valtellinese ha origini da Zebù brasiliani, è necessario realizzare un piano nazionale di promozione della carne bovina nata, allevata e macellata in Italia. Per far fronte, invece, al calo dei consumi di carne bovina, passati dai 21 kg procapite all’anno ai 17, a causa soprattutto della crisi economica, Coldiretti chiede di promuovere iniziative per il consapevole, corretto ed “educato” consumo di carne bovina italiana, la più controllata al mondo e di mettere in atto, anche attraverso il Programma di sviluppo Rurale, strumenti atti a favorire l'aggregazione della filiera, riequilibrando il rapporto con la GDO.

“Parimenti a quanto richiesto per il latte, è opportuno rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di carne in Italia e recepire, in tempi brevi, a livello nazionale, il regolamento UE 1337 del 2013 riferito alle nuove norme sull'etichettatura delle carni fresche, con l’indicazione obbligatoria dell’origine” conclude il direttore Ramella. “Occorre anche incentivare, attraverso adeguate scelte nella PAC, la linea vacca/vitello che aiuterebbe a rendere l'Italia autosufficiente sul settore carne”.

Tra gli obiettivi della mobilitazione per salvare le stalle italiane ci sono: indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte; garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi, assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale; rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate; un pronto intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte; attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale; realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015; promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto  nelle scuole e nelle mense pubbliche; semplificare le procedure burocratiche e garantire che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli allevatori.

mo.c.

NOVARA,  7 FEB - C’erano gli allevatori, giunti in massa. E con loro, i rappresentanti delle istituzioni locali.

Anche loro hanno voluto trascorrere ‘un Giorno da Allevatore’ ieri, venerdì 6 febbraio, a Torino in piazza Castello, uniti nel difendere il futuro del latte di un territorio, quello del Novarese e del Vco, che conta centinaia di stalle che ogni giorno alimentano una filiera casearia di qualità.

Stalle condotte oggi anche da giovani, come ha rimarcato sul palco Sara Baudo, delegata di Coldiretti Giovani Impresa, che ha ricordato come “il futuro dell’economia e dell’occupazione non può prescindere dal ruolo dell’imprenditoria agricola giovanile e di chi oggi vuole creare impresa”.

“Mungere insieme per non essere munti” e “la nostra carne per il nostro Piemonte” sono stati gli slogan che hanno fatto da leitmotiv della mattinata. Un messaggio di solidarietà agli allevatori è arrivato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, che ha esordito portando i saluti dell’assessore regionale alle Politiche Sociali, il novarese Augusto Ferrari, e ha poi proseguito così: “Pieno sostegno agli allevatori e condivisione della delibera presentata in Regione per sostenere l’origine in etichetta e l’eliminazione della secretazione dei dati sull’importazione del latte e dei suoi derivati”.

Il Comune di Novara era presente con l’assessore alle attività produttive Sara Paladini, che ha munto il latte di una bovina, così come l’assessore camerese Pietro Messina. Presenti anche il vicesindaco di Marano Ticino Ugo Pigato, la consigliera comunale di Armeno Anna Maria Idrocchi  e il consigliere comunale di Bellinzago Sergio Rossi, oltre al referente dell'Ufficio Scolastico Territoriale professoressa Gabriella Colla.

“E’ importante e imprescindibile estendere l’origine in etichetta, attualmente obbligatoria per il latte fresco, anche al latte UHT e a tutte le produzioni lattiero caseari” – ha sottolineato Gian Carlo Ramella, direttore di Coldiretti Novara Vco.  “E’ fondamentale, inoltre, rendere noti i dati sulle importazioni al fine di rendere ancora più efficaci i controlli da parte degli organi preposti. Dobbiamo sostenere gli allevamenti da carne, attraverso adeguati interventi di politica agricola”.

Verso la fine della mattinata una delegazione dell’alta dirigenza di ogni singola federazione interprovinciale e provinciale, unitamente al direttore regionale, Antonio De Concilio, ha consegnato alla prefettura di Torino il Dossier “L’attacco alle stalle italiane”.

Il settore zootecnico registra uno stato di profonda sofferenza: i prezzi riconosciuti allo stato attuale sono palesemente inferiori ai costi di produzione del latte sostenuti dagli allevatori e non consentono un’adeguata remunerazione del loro lavoro. Per ogni litro di latte, solo il 17% va all’allevatore. Dal 2007 ad oggi il Piemonte ha perso il 16% di allevamenti e l’importazione di latte è pari ad un terzo di quello prodotto.

Nella nostra regione, nonostante il prezzo del latte sia indicizzato, in seguito all’accordo Compral Latte – Inalpi –Ferrero che coinvolge tutte le province piemontesi, ha 260 soci ed una produzione annua del valore di 45 milioni di Euro, si è registrato un calo della remunerazione agli allevatori. Alla filiera vengono conferiti 2900 quintali di latte al giorno, 1 milione e 95 mila quintali annui pari all’11% della produzione regionale. Tale strumento d’indicizzazione costituisce un riferimento esemplare nello panorama italiano.

Rimane, comunque, il problema relativo all’aumento delle importazioni di latte e prodotti caseari per cui l’attuale normativa di riferimento in materia di etichettatura non consente un’adeguata e trasparente distinzione dei prodotti nazionali con il rischio di omologazione e di sostituzione, nella fase di trasformazione, del latte territoriale con latte importato. La mancanza d’informazioni sull’origine del prodotto, infatti, fatta eccezione per il latte fresco ed i formaggi DOP, consente di importare latte dall’estero e trasformarlo magicamente in mozzarelle, grana e altri formaggi “italiani”, rendendo indistinta oltre il 40% della produzione nazionale.

In questo scenario, Coldiretti vuole l’intervento del Governo, delle Regioni, della Comunità Europea per arrivare a rendere obbligatoria l’origine in etichetta per il latte UHT e per tutti i prodotti caseari, oltre ad attuare misure di sostegno agli allevamenti previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale e a promuovere latte e formaggi di qualità italiani, a partire dalle scuole. All’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, invece, si chiede anche di intervenire contro le forme di concorrenza sleale. Inoltre, in un contesto in cui quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Spagna e Francia e la quasi totalità della bresaola Igp valtellinese ha origini da Zebù brasiliani, è necessario realizzare un piano nazionale di promozione della carne bovina nata, allevata e macellata in Italia. Per far fronte, invece, al calo dei consumi di carne bovina, passati dai 21 kg procapite all’anno ai 17, a causa soprattutto della crisi economica, Coldiretti chiede di promuovere iniziative per il consapevole, corretto ed “educato” consumo di carne bovina italiana, la più controllata al mondo e di mettere in atto, anche attraverso il Programma di sviluppo Rurale, strumenti atti a favorire l'aggregazione della filiera, riequilibrando il rapporto con la GDO.

“Parimenti a quanto richiesto per il latte, è opportuno rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di carne in Italia e recepire, in tempi brevi, a livello nazionale, il regolamento UE 1337 del 2013 riferito alle nuove norme sull'etichettatura delle carni fresche, con l’indicazione obbligatoria dell’origine” conclude il direttore Ramella. “Occorre anche incentivare, attraverso adeguate scelte nella PAC, la linea vacca/vitello che aiuterebbe a rendere l'Italia autosufficiente sul settore carne”.

Tra gli obiettivi della mobilitazione per salvare le stalle italiane ci sono: indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte; garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi, assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale; rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate; un pronto intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte; attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale; realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015; promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto  nelle scuole e nelle mense pubbliche; semplificare le procedure burocratiche e garantire che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli allevatori.

mo.c.

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