Altra giovane salvata da Liberazione e Speranza e dai carabinieri
NOVARA – Due nigeriane di 28 anni, residenti nel Torinese, in manette per estorsione e una giovane di una ventina d’anni liberata e ora seguita con attenzione da Liberazione e Speranza onlus, la realtà che, dal 2000, segue le ragazze vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
Si è chiusa così la triste e tragica vicenda di ‘Rose’ (il nome è di fantasia), anche lei nigeriana, picchiata, maltrattata, minacciata e costretta a prostituirsi sulle strade della Lomellina, sulla statale 494 di Parona, nel Pavese. Costretta, inoltre, a consegnare, ogni giorno, 200 euro, alle sue aguzzine. Altrimenti erano botte e minacce di woodoo, di tristi ripercussioni ai famigliari in Nigeria o a lei stessa, che già si è vista uccidere un bimbo di soli 15 mesi in Libia, mentre sfuggiva alla violenza di Boko Haram, dapprima attraversando il deserto del Sahara, quindi arrivando in Libia e poi con un barcone in Sicilia. Da qui è giunta a Pisa, dove ha fatto richiesta di asilo politico e ha ottenuto il permesso di soggiorno per ‘motivi umanitari’, arrivando, quindi, a Novara. Per andare avanti ha chiesto l’elemosina davanti ad alcuni supermercati, poi, disperata, convinta da una conoscente, ha scelto di prostituirsi a Parona, dove, quindici giorni fa, rimane vittima dell’aggressione delle due connazionali.
Viene soccorsa e portata in ospedale a Mortara. Viene ancora malmenata, ma questa volta Rose reagisce. Da qualche tempo abita a Novara e si informa su chi potrebbe aiutarla. Le viene dato un indirizzo e un numero di telefono. Il 14 aprile è nella sede di Liberazione e Speranza, cui racconta la sua odissea.
Il presidente Andrea Lebra e le volontarie ne parlano con i carabinieri di Novara. «Quando è venuta da noi – racconta Lebra stamani, martedì 22 aprile, in conferenza stampa dai carabinieri – abbiamo subito segnalato la cosa all’Arma, con i quali collaboriamo da molti anni. Loro, in soli tre giorni, hanno risolto tutto». L’accusa per le due è di estorsione continuata aggravata. «Una giovane atterrita dal woodoo – ha spiegato Lebra – Veniva atterrita da continue minacce ricorrendo a questo aspetto. Quando le abbiamo spiegato che poteva costituirsi parte civile al futuro processo, per essere risarcita, lei ci ha detto: ‘da loro non voglio soldi, rivoglio la mia maglietta’. Una maglietta che le due le avevano strappato dopo che avevano ricoperto la ragazza di urina, maglietta che hanno minacciato di inviare in Nigeria allo stregone per il woodoo in grado di farla impazzire, qualora avesse continuato a rifiutarsi di pagare il joint per la postazione”.
Monica Curino
NOVARA – Due nigeriane di 28 anni, residenti nel Torinese, in manette per estorsione e una giovane di una ventina d’anni liberata e ora seguita con attenzione da Liberazione e Speranza onlus, la realtà che, dal 2000, segue le ragazze vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
Si è chiusa così la triste e tragica vicenda di ‘Rose’ (il nome è di fantasia), anche lei nigeriana, picchiata, maltrattata, minacciata e costretta a prostituirsi sulle strade della Lomellina, sulla statale 494 di Parona, nel Pavese. Costretta, inoltre, a consegnare, ogni giorno, 200 euro, alle sue aguzzine. Altrimenti erano botte e minacce di woodoo, di tristi ripercussioni ai famigliari in Nigeria o a lei stessa, che già si è vista uccidere un bimbo di soli 15 mesi in Libia, mentre sfuggiva alla violenza di Boko Haram, dapprima attraversando il deserto del Sahara, quindi arrivando in Libia e poi con un barcone in Sicilia. Da qui è giunta a Pisa, dove ha fatto richiesta di asilo politico e ha ottenuto il permesso di soggiorno per ‘motivi umanitari’, arrivando, quindi, a Novara. Per andare avanti ha chiesto l’elemosina davanti ad alcuni supermercati, poi, disperata, convinta da una conoscente, ha scelto di prostituirsi a Parona, dove, quindici giorni fa, rimane vittima dell’aggressione delle due connazionali.
Viene soccorsa e portata in ospedale a Mortara. Viene ancora malmenata, ma questa volta Rose reagisce. Da qualche tempo abita a Novara e si informa su chi potrebbe aiutarla. Le viene dato un indirizzo e un numero di telefono. Il 14 aprile è nella sede di Liberazione e Speranza, cui racconta la sua odissea.
Il presidente Andrea Lebra e le volontarie ne parlano con i carabinieri di Novara. «Quando è venuta da noi – racconta Lebra stamani, martedì 22 aprile, in conferenza stampa dai carabinieri – abbiamo subito segnalato la cosa all’Arma, con i quali collaboriamo da molti anni. Loro, in soli tre giorni, hanno risolto tutto». L’accusa per le due è di estorsione continuata aggravata. «Una giovane atterrita dal woodoo – ha spiegato Lebra – Veniva atterrita da continue minacce ricorrendo a questo aspetto. Quando le abbiamo spiegato che poteva costituirsi parte civile al futuro processo, per essere risarcita, lei ci ha detto: ‘da loro non voglio soldi, rivoglio la mia maglietta’. Una maglietta che le due le avevano strappato dopo che avevano ricoperto la ragazza di urina, maglietta che hanno minacciato di inviare in Nigeria allo stregone per il woodoo in grado di farla impazzire, qualora avesse continuato a rifiutarsi di pagare il joint per la postazione”.
Monica Curino
Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola giovedì 23 aprile