«Ancora non sappiamo se quei resti siano di Luciana»

«Ancora non sappiamo se quei resti siano di Luciana»
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«Ancora non sappiamo se quei resti siano di mia sorella… siamo in attesa degli accertamenti disposti dalla magistratura. Di certo vogliamo la verità, e se davvero si tratta di Luciana, capire come e perchè sia morta». A parlare è Mario Vismara, dopo mesi di angoscia legati alla scomparsa della sorella (nella foto), uscita dalla loro casa di Ferno, piccolo centro del Varesotto in zona Malpensa, la mattina del 20 maggio 2014, e mai più rientrata. Mesi di angoscia, e di silenzio, rotto solo da un paio di segnalazioni rivelatesi poi del tutto infondate, conseguenza di numerosi appelli sui media, in primis quello su “Chi l’ha visto?”, la trasmissione di Raitre condotta da Federica Sciarelli. Poi, a inizio dell’anno, quella che potrebbe rivelarsi una (triste) svolta. Dapprima una telegrafica segnalazione alla magistratura delle Forze dell’ordine, risalente alla serata del 3 gennaio: “Tardo pomeriggio a Pombia, 

«Ancora non sappiamo se quei resti siano di mia sorella… siamo in attesa degli accertamenti disposti dalla magistratura. Di certo vogliamo la verità, e se davvero si tratta di Luciana, capire come e perchè sia morta». A parlare è Mario Vismara, dopo mesi di angoscia legati alla scomparsa della sorella (nella foto), uscita dalla loro casa di Ferno, piccolo centro del Varesotto in zona Malpensa, la mattina del 20 maggio 2014, e mai più rientrata. Mesi di angoscia, e di silenzio, rotto solo da un paio di segnalazioni rivelatesi poi del tutto infondate, conseguenza di numerosi appelli sui media, in primis quello su “Chi l’ha visto?”, la trasmissione di Raitre condotta da Federica Sciarelli. Poi, a inizio dell’anno, quella che potrebbe rivelarsi una (triste) svolta. Dapprima una telegrafica segnalazione alla magistratura delle Forze dell’ordine, risalente alla serata del 3 gennaio: “Tardo pomeriggio a Pombia, località Baraggia prossimità ‘Presa della Molinara’ (una roggia, ndr), Carabinieri Castelletto Ticino a seguito di segnalazione di guardiaparco, intervenivano e rinvenivano resti di cadavere scheletrificato”. Scheletrificato. Quindi ben poco poteva rivelare la successiva ricognizione corporea sul posto - un angolo fuori mano nella vallata del Ticino, zona San Giorgio - da parte del medico legale. Viceversa i primi riscontri sollevavano diversi inquietanti interrogativi: di chi erano quei poveri praticamente “indecifrabili” resti, e decesso riconducibile a cosa? Un rebus: al momento non si riusciva nemmeno a capire se quello scheletro fosse di un uomo o di una donna. Di certo la morte risaliva a parecchio tempo prima: ma il decesso - visto che in questi casi, per consentire indagini a 360 gradi, si parte sempre dall’ipotesi peggiore - era avvenuto proprio in quel punto, o il corpo poteva essere stato trasportato?

Paolo Viviani

Leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 12 gennaio 2015

 

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