85 anni

Arona saluta il dottor Rocco, primario di anestesia

Originario di Scilla, in Calabria

Arona saluta il dottor Rocco, primario di anestesia
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Chi ha avuto l’onore di conoscerlo di persona lo chiamava semplicemente “Dottor Rocco”, senza aggiungere il cognome, ma nel corso della sua carriera ha tagliato importantissimi traguardi professionali. E ora che è venuto a mancare, in molti si sono stretti al dolore della famiglia per la grave perdita.

Rocco Guardavaglia

85 anni, originario di Scilla, in Calabria, Rocco Guardavaglia è stato per un lungo periodo a cavallo degli anni Novanta primario di Anestesia all’ospedale di Arona.
Dopo la laurea in Medicina si spostò prima a Somma Lombardo come aiuto anestesista, poi per un periodo ad Ancona, e infine ad Arona. E’ proprio qui che si trasferì a vivere con la moglie Mariella, la compagna di una vita. Dalla loro unione nacquero le figlie Lara e Lucia, a cui era estremamente legato. «Papà è sempre stato un medico molto umano e innamorato della sua professione - dice la figlia Lucia - nessuno lo chiamava per cognome, perché lui sapeva trasmettere un senso di empatia davvero importante nei confronti del paziente.

Nel corso della vita non si è mai perso d’animo e ha affrontato il suo lavoro con una preparazione e una professionalità incredibili. Ancora fino all’altro giorno gli capitava di incontrare in giro per Arona un giovane che quando era ancora un bambino gli era capitato di salvare da morte certa. Quando sembrava non esserci più speranza e pareva che non fosse più possibile rianimare quel bambino che non respirava coperto da un lenzuolo, mio papà ebbe la prontezza necessaria per fare la cosa giusta. In tanti tra i suoi ex colleghi e collaboratori intervenuti al funerale, celebrato lo scorso 11 marzo in Collegiata, mi hanno raccontato quanto devono a mio papà dal punto di vista della crescita professionale. Ha insegnato tanto a molti professionisti della sanità che lavoravano con lui. E quando è arrivato il momento della meritata pensione ha scelto di continuare comunque a prestare servizio in alcune cliniche private di Milano, come la Pio X, la Capitanio e la San Camillo».

Al di là dell’aspetto più strettamente lavorativo, Guardavaglia era anche un padre e un nonno esemplare e un grandissimo amante del mare. «Era legatissimo a sua nipote Ludovica - prosegue la figlia - e come papà è stato semplicemente straordinario. Ci ha insegnato tantissimo e ci ha trasmesso una carica incredibile di affetto, pur senza rinunciare a una educazione a volte anche severa. Papà era innamorato della sua famiglia e del mare.

Essendo originario di Scilla, l’acqua era un po’ il suo elemento preferito. Fece il periodo di leva obbligatoria sull’Amerigo Vespucci, il vascello più rappresentativo della tradizione della nostra Marina militare. Arrivò al grado di sottotenente, prima di dedicarsi anima e corpo alla carriera come medico. Da giovanissimo affrontò con successo anche la prova della traversata dello Stretto di Messina, classificandosi tra i primi in assoluto quando ancora non era nemmeno maggiorenne. L’acqua è un po’ il suo elemento e in questo momento, nel suo paradiso, me lo immagino mentre nuota sereno e senza pensieri tra le onde del suo mare».

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