Bulli in centro a Novara: il cerchio si stringe
Individuato dalla Questura uno dei protagonisti dell'aggressione sull'Allea.
Bulli in centro a Novara: il cerchio si stringe. Buone notizie dopo il brutto episodio verificatosi venerdì pomeriggio ai danni di due ragazzine appena tredicenni, aggredite da una "banda" di coetanei.
Identificato uno dei bulli
La questura di Novara, in accordo con il tribunale dei minori, ha identificato e preso i primi provvedimenti nei confronti di uno dei protagonisti in negativo dello spiacevole episodio di baby bullismo che ha visto vittime due ragazzine di appena 13 anni lo scorso venerdì pomeriggio in città. Le due giovani erano state prese di mira da una “banda” di bulli sulla scalinata dell’Allea, a poca distanza dalla questura di Novara. Per il questore Rosanna Lavezzaro «era importante intervenire subito e lo abbiamo fatto. Uno dei ragazzi protagonisti dell’episodio è stato identificato e nei suoi confronti sono stati presi dei provvedimenti immediati. Il ragazzo già in passato era stato protagonista di episodi che ne avevano consigliato l’allontanamento temporaneo dalla famiglia».
La Questura: «Chi ha subìto denunci»
In merito agli altri protagonisti dell’episodio, il questore spiega: «Sia la Volante che la Mobile hanno lavorato e stanno lavorando per acquisire tutti gli elementi della vicenda. Chiaramente il ragazzo identificato non è l’unico responsabile. Stiamo valutando le posizioni di altri tre o quattro ragazzini, di età tra i 13 e i 14 anni». Sarebbero 5 o 6 gli episodi, simili a quello di venerdì, segnalati alla Polizia di Stato. Il questore infatti, invita «i genitori i cui figli fossero stati vittima di simili vicende, a venire in questura a denunciare». Il questore Lavezzaro ringrazia inoltre «i servizi sociali del Comune con cui abbiamo lavorato in sintonia».
Un brutto episodio di bullismo. Quel venerdì, come aveva raccontato la madre di una delle due 13enni «era successo tutto attorno alle 18,15. Le due ragazze stavano tornando da una passeggiata in centro, quando sono state avvicinate da un gruppo di coetanei, che non conoscevano. I ragazzi le hanno circondate, e, con la scusa di fare un’intervista, hanno puntato loro le torce dei cellulari in faccia».
m.d.