Cameri e Cerano hanno ancora il record di temperature “hot”

Cameri e Cerano hanno ancora il record di temperature “hot”
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Esistono vari parametri per definire un’ondata di calore: le temperature massime, le minime notturne, le medie giornaliere, il tasso d’umidità, presi singolarmente o combinati. Non ultima, conta pure la geografia. Si pensi a ciò che accadde nel 2011 alla base americana Amundsen-Scott (2.836 m), al Polo Sud geografico: alla vigilia di Natale, apice dell’estate australe, i sensori misurarono una straordinaria punta di -13,3 °C superata il 25 dicembre con -12,3 °C (per inciso, data la coincidenza natalizia, la notizia apparve in Italia prima che negli Stati Uniti). Direste che con -12,3 °C si sia di fronte a un’ondata di caldo storico? Ma dieci giorni a 35 °C in Pianura Padana fanno scalpore mentre a Tripoli (Libia) non son degni di nota. 
Prendendo dunque in esame la media delle temperature massime della stazione di Borgomanero, tra le migliori della rete Arpa Piemonte, la settimana bollente per antonomasia cadde nell’Estate del secolo, il 7-13 agosto 2003, con 35,9 °C. Neppure nel 2006, malgrado luglio raggiungesse una media mensile pari a quella dell’agosto di tre anni prima, si batté quel primato: la settimana 20-26 luglio si fermò a 35,3 °C. L’evento del 2003 era ritenuto quasi insuperabile: senonché, arrivò il 2015... Nella settimana 17-23 luglio si toccò una media delle massime di 37,5 °C con l’estremo di 39,2 °C (22 luglio); a Cameri la media fu addirittura di 37,7 °C mentre a Cerano di 36,2 °C ma nella settimana 16-22 luglio. 
Effetti del riscaldamento globale, si dirà. Può darsi: ma dopo l’enfasi dell’estate 2003, che a livello stagionale resta la più calda degli ultimi secoli, un team di ricercatori si mise a indagare l’estate 1540. Questo episodio è stato classificato come megadrought (siccità estrema) superando ogni modello di simulazione climatica. Sull’altipiano svizzero la piena maturità delle uve fu raggiunta fra il 12 e il 24 agosto: il che porta a concludere che l’anomalia fra aprile e luglio sia stata compresa tra +4,7 °C e +6,8 °C dalla norma, contro i +2,5 °C del 2003. Al momento le ricerche non sono in grado di dirci se questa prolungata ondata di calore e siccità fu così intensa in tutt’Europa, come invece avvenne nel 2003, ma l’evento del 1540 una cosa la insegna: che nelle vicende meteorologiche non c’è mai un limite senza precedenti. Lo scavo nel clima del passato è appena agli inizi e, pur con tecniche raffinate, è come se con un cucchiaino stessimo bucando la Terra per arrivare al centro: le sorprese non mancheranno. 
Stefano Di Battista 

Esistono vari parametri per definire un’ondata di calore: le temperature massime, le minime notturne, le medie giornaliere, il tasso d’umidità, presi singolarmente o combinati. Non ultima, conta pure la geografia. Si pensi a ciò che accadde nel 2011 alla base americana Amundsen-Scott (2.836 m), al Polo Sud geografico: alla vigilia di Natale, apice dell’estate australe, i sensori misurarono una straordinaria punta di -13,3 °C superata il 25 dicembre con -12,3 °C (per inciso, data la coincidenza natalizia, la notizia apparve in Italia prima che negli Stati Uniti). Direste che con -12,3 °C si sia di fronte a un’ondata di caldo storico? Ma dieci giorni a 35 °C in Pianura Padana fanno scalpore mentre a Tripoli (Libia) non son degni di nota. 
Prendendo dunque in esame la media delle temperature massime della stazione di Borgomanero, tra le migliori della rete Arpa Piemonte, la settimana bollente per antonomasia cadde nell’Estate del secolo, il 7-13 agosto 2003, con 35,9 °C. Neppure nel 2006, malgrado luglio raggiungesse una media mensile pari a quella dell’agosto di tre anni prima, si batté quel primato: la settimana 20-26 luglio si fermò a 35,3 °C. L’evento del 2003 era ritenuto quasi insuperabile: senonché, arrivò il 2015... Nella settimana 17-23 luglio si toccò una media delle massime di 37,5 °C con l’estremo di 39,2 °C (22 luglio); a Cameri la media fu addirittura di 37,7 °C mentre a Cerano di 36,2 °C ma nella settimana 16-22 luglio. 
Effetti del riscaldamento globale, si dirà. Può darsi: ma dopo l’enfasi dell’estate 2003, che a livello stagionale resta la più calda degli ultimi secoli, un team di ricercatori si mise a indagare l’estate 1540. Questo episodio è stato classificato come megadrought (siccità estrema) superando ogni modello di simulazione climatica. Sull’altipiano svizzero la piena maturità delle uve fu raggiunta fra il 12 e il 24 agosto: il che porta a concludere che l’anomalia fra aprile e luglio sia stata compresa tra +4,7 °C e +6,8 °C dalla norma, contro i +2,5 °C del 2003. Al momento le ricerche non sono in grado di dirci se questa prolungata ondata di calore e siccità fu così intensa in tutt’Europa, come invece avvenne nel 2003, ma l’evento del 1540 una cosa la insegna: che nelle vicende meteorologiche non c’è mai un limite senza precedenti. Lo scavo nel clima del passato è appena agli inizi e, pur con tecniche raffinate, è come se con un cucchiaino stessimo bucando la Terra per arrivare al centro: le sorprese non mancheranno. 
Stefano Di Battista 

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