Il caso

Caporalato a Novara nel mondo del volantinaggio: "Ci facevano pagare anche per dormire"

Prosegue il processo

Caporalato a Novara nel mondo del volantinaggio: "Ci facevano pagare anche per dormire"
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E’ proseguito il processo ai 9 accusati a vario titolo di caporalato, riciclaggio, auto-riciclaggio e false fatture, per fatti avvenuti a Novara.

I fatti

Il fascicolo della procura affidato al sostituto Giovanni Castellani era stato aperto nel 2021 dopo alcuni controlli in zone ritenute ad alto rischio di degrado ed era culminato con una raffica di arresti, i presunti membri di un gruppo criminoso che avrebbe sfruttato giovani, per lo più pakistani del rione Sant’Agabio, per operazioni di volantinaggio in città e altrove.

In aula, durante la penultima udienza, il giudice Niccolò Bencini aveva disposto la trascrizione delle intercettazioni telefoniche che conterrebbero gran parte delle prove. Nell’ultima udienza, invece, sono stati ascoltati i primi testimoni. Si tratta delle vittime – ma non tutte sono state rintracciate – che venivano reclutate in diverse zone d’Italia e all’estero, facendo leva sulle loro condizioni economiche e sul loro stato di bisogno. Durante la deposizione hanno raccontato una storia fatta di sfruttamenti e impossibilità di reagire.

All’interno di un alloggio di 80-90 metri avrebbero convissuto in 14, situazione questa confermata dai poliziotti della Squadra Mobile intervenuti all’epoca. Secondo gli inquirenti a capo dell’organizzazione ci sarebbe un 46enne di Granozzo, A. C. le iniziali, già noto alle cronache, mentre suoi bracci destri sarebbero due pakistani, di 34 e 46 anni. Uno degli imputati è risultato irreperibile, mentre altri due sono stati già assolti perché riconosciuti estranei ai fatti.

E’ sin qui emerso – e l’altro giorno in aula sono arrivate ulteriori conferme – che il sedicente gruppo avrebbe reclutato giovani asiatici costringendoli a lavorare anche 17 ore al giorno per due o tre euro all’ora. I malcapitati, sempre secondo la procura, dopo i turni massacranti organizzati per reclamizzare offerte di vari centri commerciali e negozi, sarebbero stati fatti alloggiare ammassati in appartamenti fatiscenti e in pessime condizioni igienico sanitarie a Sant’Agabio, con allacci abusivi a luce e gas e anche durante il periodo di picco del Covid, senza mascherine, né altre protezioni. Dal loro stipendio veniva poi detratta una cifra per l’occupazione di quel posto letto.

Ma l’organizzazione avrebbe anche messo in piedi un giro di affari ritenuti illeciti, composto di false fatture, frode fiscale, riciclaggio e altro. Sono stati sequestrati circa 4 milioni di euro, denaro che non sarebbe stato regolarmente denunciato. Lo stesso giro di volantinaggio avrebbe nel tempo assunto dimensioni significative, uscendo dai confini del Piemonte. All’epoca erano stati posti sotto sequestro anche i vecchi furgoni utilizzati per contenere il materiale da distribuire in giro per il nord d’Italia.

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